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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


FESTA di S. JOSÈ MARIA ESCRIVA DE BALAGUER
Cattedrale, 25 giugno 2005


1. "Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo". Carissimi, queste parole dell’Apostolo sono la definizione più profonda dell’uomo. Chi è l’uomo? È la creatura predestinata ad essere conforme all’immagine del Figlio unigenito di Dio. E’ la creatura chiamata ad essere partecipe della divina figliazione del Verbo. S. Josè Maria ha profondamente, intimamente assimilato questa verità rivelata, concludendo che l’uomo, ogni persona umana, è chiamato alla santità. "Tutti sono chiamati alla santità", egli scriveva, "il Signore chiede amore a ciascuno: giovani e anziani, celibi e sposati, sani e malati, dotti e ignoranti, dovunque lavorano, dovunque si trovino" [Amici di Dio, n. 294]. Divenuto figlio di Dio nel battesimo, l’uomo viene in possesso di un nuovo dinamismo che lo rende capace di realizzare in pienezza la sua umanità, in Cristo. Questa è la santità: pienezza di umanità in Cristo.

La riscoperta dell’universale chiamata alla santità, alla pienezza della propria umanità nell’unione con Cristo, comporta anche che ogni attività umana divenga luogo di incontro con Dio. Sta in questa visione unitaria dell’umano nel cristiano e del cristiano nell’umano la vera genialità spirituale di S. Josè Maria.

Egli ha capito, come forse nessuno prima di lui nella tradizione della Chiesa, che la vocazione alla santità non richiedeva azioni od esperienze straordinarie, ma che la vera straordinarietà consiste nella fedeltà figliale con cui si vive la vita quotidiana ordinaria. L’ordinaria vita umana è l’avvenimento straordinario, perché è la vita di un figlio di Dio.

Il Maestro "disse a Simone: prendi il largo e calate le reti per la pesca". S. Josè Maria, nella forza della sua intuizione di fondo ha preso il largo e ha liberato nella Chiesa immense energie di grazia e di umanità. Il lavoro, qualunque lavoro, acquistò un ruolo centrale nell’economia della santificazione e dell’apostolato cristiano.

"Poiché" egli scriveva "è stato assunto da Cristo, il lavoro è diventato una realtà redenta e redentiva; non solo è l’ambito nel quale l’uomo vive, ma anche mezzo e cammino di santità, realtà santificabile e santificante" [ E’ Dio che passa, n. 47]. "Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse". Nella coltivazione e nella custodia del "giardino di Dio" l’uomo realizza la sua vocazione. E giardino di Dio è la sua propria umanità da custodire e coltivare perché produca frutti di buone opere. È la comunità umana da custodire perché non si corrompa in mera coesistenza di egoismi opposti, e da coltivare perché produce relazioni vere fra le persone. È la creazione intera da custodire perché non sia irreparabilmente distrutta dalla nostra "cupido dominante", e da coltivare perché sia vero aiuto all’uomo.

Insegnando a vivere questa connessione fra il dinamismo naturale dell’operare umano e quello della grazia, S. Josè Maria afferma con grande forza il primato della vita soprannaturale, dell’unione con Cristo ed al contempo vede chiaramente che questa soprannaturale unione deve tradursi in animazione cristiana del mondo da parte di tutti i fedeli. "Vi è una sola vita", egli scrisse, "fatta di carne e di spirito, ed è questa che dev’essere – nell’anima e nel corpo – santa e piena di Dio" [Colloqui, n. 114].

2. Carissimi fedeli, molti sono i santi e le sante che accompagnano il pellegrinaggio terreno della Sposa di Cristo, la Chiesa. In questa moltitudine innumerevole forse possiamo fare una distinzione. Vi sono i santi che principalmente sono donati dalla Chiesa a Cristo: i doni della Sposa e allo Sposo. Per dimostrarle il suo amore fedele, la sua sequela ininterrotta. Ma vi sono i santi che sono donati alla Chiesa da Cristo: i doni dello Sposo alla Sposa. Per dirle ciò che desidera da essa; per guidarla ad un’unione più intima.

Sono molto meno numerosi dei primi, ma sono i più preziosi: quelli che la Chiesa ha in particolare venerazione. S. Josè Maria è fra questi pochi: donato alla Chiesa con un carisma singolare. Un carisma di cui oggi il mondo ha particolare bisogno.

Ogni giorno che passa noi vediamo che la vera tragedia dell’uomo di oggi è di ritenere il cristianesimo insignificante per la vita quotidiana dell’uomo: una sorta di "optional" che può anche essere sostituito da altre esperienze religiose, a seconda dei gusti personali di chi entra nel supermarket delle religioni.

Cristo ha dato alla sua Chiesa S. Josè Maria perché l’uomo viva in unità e pienezza ogni dimensione della sua esistenza; perché l’uomo comprenda che il principio costitutivo di quest’unità e la sorgente di questa pienezza è la persona di Cristo. È alla fine secondario per esempio fare il medico, il militare, il ferroviere o altro ancora; perché ciò che qualifica l’uomo è il modo con cui il nostro io si pone nella realtà. S. Josè Maria insegna oggi all’uomo, all’uomo sempre più disintegrato in sé e dagli altri, che il modo vero di porsi nella vita quotidiana, è quello che nasce dalla nostra unione di grazia con Cristo.