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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Terza Domenica per Annum [A]
Consacrazione episcopale di mons. Andrea Turazzi
Cattedrale di Ferrara, 25 gennaio 2014


Il mistero che stiamo celebrando è splendidamente illuminato dalla Parola di Dio appena proclamata. Durante questa santa Eucarestia, un nostro fratello, un presbitero della Chiesa di Dio in Ferrara-Comacchio, verrà inserito nella Successione Apostolica.

1. La pagina evangelica narra l’inizio della missione di Gesù, indicandone con precisione il luogo: "si ritirò nella Galilea e …venne ad abitare a Cafarnao".

Divinamente ispirato, l’evangelista vede in questa scelta di Gesù una ragione profonda già compresa dal profesta Isaia: il luogo è la Galilea delle genti [=dei pagani], dove viveva un popolo "immerso nelle tenebre". La salvezza che Gesù viene a donare, non è limitata ad un popolo. E’ donata a tutti. E consiste nel dono di una "grande luce", fatto all’uomo; e nella liberazione da "il giogo che l’opprimeva, la sbarra che gravava sulle sue spalle". Verità e libertà sono la salvezza, poiché "la verità" ci ha detto Gesù "vi farà liberi" [Gv 8, 32].

E’ il cuore del dramma dell’uomo: separare la libertà dalla verità. La libertà senza verità riduce l’uomo a vagabondare nel buio; la verità senza libertà espone l’uomo alle peggiori oppressioni.

Ma fin dall’inizio del suo ministero, Gesù compie un gesto che si inscriveva in una consolidata usanza rabbinica, ma aveva in sé una novità assoluta: Egli chiamò a Sé quattro pescatori, e "disse loro: seguitemi, vi farò pescatori di uomini". E’ la prima volta che risuona questa chiamata fatta ad alcuni discepoli di essere "pescatori di uomini"; anzi ad accettare di "essere fatti da Gesù" pescatori di uomini.

Questa chiamata risuona per la prima volta "lungo il mare di Galilea"; ha continuato a risuonare di generazione in generazione, e questa sera risuona in questa Cattedrale. Viene rivolta a te, carissimo don Andrea: "seguimi; ti farò pescatore di uomini".

Carissimi fedeli, i Padri della Chiesa hanno riflettuto molto attentamente su questa metafora della pesca, usata da Gesù per indicare il ministero apostolico. Per il pesce, essere tirato fuori dall’acqua è causa di morte. E’ l’acqua il suo ambiente vitale. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Essi hanno bisogno di essere tirati fuori dal mare salato ed agitato della sofferenza e della morte, del non senso e dell’alienazione, per incontrare Gesù, la vera vita.

Particolarmente suggestivo è il commento del Crisostomo che mette sulle labbra di Gesù le seguenti parole: "affinché colla rete della parola di Dio portiate gli uomini fuori da questo mondo in tempesta e pericoloso - …dove gli uomini si divorano come i pesci più grossi quelli più piccoli – e vivano in terra, fatti membra di Cristo" [Tommaso d’Aq. Catena Aurea I, h.l.]

Caro don Andrea, fra poco mediante l’imposizione delle mani sarai costituito da Gesù "pescatore di uomini". E la tua missione sarà di tirare fuori l’uomo dal mare agitato della morte verso la terra della vera vita, verso la luce di Dio. Tu, apostolo di Cristo, esisti solamente per far incontrare ogni persona che la Chiesa ti affida, con Cristo. Proverai fatiche e sofferenze, ma – credimi – non c’è nulla di più grande che comunicare all’uomo il Vangelo della grazia e della misericordia; una gioia più grande di portare l’uomo alla felicità piena e duratura: l’unione con Cristo.

 

2. L’apostolo Paolo nella seconda lettura mette in guardia e i fedeli ed i pastori da un gravissimo rischio: trasformare ciò che è "in relazione ad una Altro" in "relazione a sé".

Noi siamo pure trasparenze che lasciano transitare la luce di un altro; siamo sacramenti che indicano e realizzano la Presenza di un Altro. "Noi siamo infatti dinanzi a Dio" ci dice l’Apostolo "il profumo di Cristo" [2 Cor 2, 15]. E’ per questo che sulla tua testa sarà versato il santo Crisma profumato. Il tuo profumo, il profumo di Cristo, che è la tua vita pura e santa riempia di gioia tutta la casa, la Chiesa che il Signore ti affida.

Mi piace salutarti, caro don Andrea, colle parole di S. Gregorio il Teologo: "ora…prendi con noi ed anzi, davanti a noi, il tuo popolo: lo Spirito Santo te lo ha affidato, gli angeli te lo conducono, il tuo stile di vita ti ha reso degno di riceverlo…cerca ciò che è perduto, rendi forte ciò che è debole, proteggi ciò che è forte…tu possa spegnere i dardi infuocati del Maligno, e presentare al Signore un popolo santo, gente santa, sacerdozio regale, in Cristo Gesù Signore nostro. A lui la gloria nei secoli. Amen" [Discorso 13, 3.4; ed Bompiani, pag. 331].