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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Santo Natale. Messa della Mezzanotte
24 dicembre 2011, Cattedrale di San Pietro


1. "L’angelo disse loro: non temete, ecco vi annunzio una grande gioia … oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore". Queste parole rivolte dall’angelo ai pastori sono il riassunto di tutto il Vangelo. Esso è stato notificato all’uomo per la prima volta questa notte.

In sostanza, ai pastori – ad ogni uomo – viene detto che è nato "un salvatore, il Cristo Signore". Il segno di questo evento è indicato nel modo seguente: "troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". Dunque il salvatore è un bambino, nato in condizioni di grande povertà.

Se vogliamo approfondire il significato di questo annuncio recato da un angelo, è necessario che riprendiamo le due letture che abbiamo ascoltato prima della proclamazione del Vangelo.

Nella prima lettura si è parlato pure della nascita di un bambino: "un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio". Questa nascita è fonte di una profonda gioia, "come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda". Essa infatti è causa di liberazione da una antica schiavitù: "ha spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone dell’aguzzino"; è fonte di una grande luce: "il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce".

Cari fratelli e sorelle, la pagina del profeta descrive bene la condizione umana, la nostra condizione. Quando si oscura l’occhio del nostro corpo, tutta la persona è nelle tenebre e non riesce più a muoversi senza pericolo. È avvenuto qualcosa di simile nel nostro spirito, che un grande poeta del secolo scorso descrive con queste domande: "dove è la vita che abbiamo perduto vivendo? Dove è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza? Dove è la scienza che abbiamo perduto nell’informazione?" [Th. S. Eliot, La Roccia, Parte prima; BVS, Milano 2004, 27].

La crescita enorme di conoscenze e di informazioni è stata accompagnata da una perdita della sapienza, della capacità cioè di rispondere alle grandi domande della vita: "dove è la sapienza che abbiamo perduto nella conoscenza?". Il profeta parla di un popolo "che camminava nelle tenebre"; di un popolo che abitava in una terra tenebrosa. Se infatti l’uomo non sa da dove viene; se non sa dove è diretto, come può muoversi? Cammina nelle tenebre; abita in una terra tenebrosa.

Il bambino preannunciato dal profeta e secondo le parole dell’angelo già nato, libera l’uomo da questa condizione: i pastori sono nella notte, ma "la gloria del Signore li avvolse di luce".

La ragione profonda del fatto che in questa notte, per la nascita di quel bambino, la dimora dell’uomo ha cessato di essere "una terra tenebrosa", è detta dall’apostolo Paolo nella seconda lettura. Riascoltiamo: "è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini". Nel bambino nato a Betlemme "è apparsa la grazia di Dio".

Dio ha cessato di abitare in una luce inaccessibile. Ci ha rivelato quali sono i suoi pensieri circa l’uomo: sono "grazia e misericordia". In questa notte ci è stato svelato il vero nome di Dio: "è apparsa la grazia di Dio apportatrice di salvezza". Egli è venuto a prendersi cura di ciascuno di noi; a prenderci per mano per condurci alla vera vita.

2. Cari amici, forse questo Natale è attraversato da preoccupazioni gravi, da tristezze profonde, forse anche da cupi pensieri. Penso in questo momento alle famiglie nelle cui case si è abbattuta la tragedia della disoccupazione; penso alle famiglie alle quali una grave povertà mette a rischio l’accesso a beni e servizi fondamentali; penso ai nostri giovani insidiati dalla paura quando pensano al loro futuro: paura di non trovare un lavoro; paura di non poter formare una famiglia.

È per uomini e donne che vivono in questa situazione che è detta soprattutto la parola dell’angelo: "non temete … oggi vi è nato un salvatore".

Riprendete coraggio: Dio questa notte si è fatto uno di noi; colla sua incarnazione si è unito in un certo modo a ciascuno di noi. L’amore che Dio ci ha dimostrato questa notte è più forte di ogni nostra tribolazione: "quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come di aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi" [Is 40, 31].