home
biografia
video
audio
english
español
français
Deutsch
polski
한 국 어
1976/90
1991/95
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
2017
Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


DOMENICA XII PER ANNUM (B)
Mongardino, 21 giugno 2009


1. La nostra coscienza, cari fedeli, è ancora turbata dalla grande tragedia che ha colpito la regione dell’Abruzzo. Abbiamo anche noi sentito in un qualche modo quanto sia fragile l’uomo e la sua opera, esposto come è non raramente a forze che non può controllare.

Ebbene, la parola che il Signore rivolge a Giobbe e che abbiamo sentito nella prima lettura, vuole precisamente ricondurre l’uomo alla verità del suo essere. E lo fa invitando l’uomo a confrontarsi con una realtà che più di ogni altra può convincerlo della sua fragile piccolezza: la tempesta del mare.

In verità il confronto fra Dio e Giobbe avviene anche ad un livello più profondo. Considerando che non raramente nel mondo le cose vanno meglio ai disonesti che ai giusti, Giobbe era giunto alla conclusione che tutta la realtà fosse priva di senso. Aveva giudicato la creazione, cioè Dio stesso alla fine, e lo aveva condannato.

È in questo contesto più profondo che il Signore riconduce Giobbe semplicemente a se stesso: come può un uomo giudicare la creazione dal momento che non ne conosce il mistero ultimo?

Cari fratelli e sorelle, la divina Parola ascoltata nella prima lettura, se da una parte è una severa e giusta lezione di umiltà, dall’altra non risponde pienamente alla nostra domanda di senso.

Ma la luce piena ci viene dalla pagina evangelica, poiché anche in essa vediamo uomini in balia di forze incontrollabili. Ma accade qualcosa di nuovo. Prestate bene attenzione.

Sulla barca, in compagnia di uomini dominati dalla paura c’è Gesù. Nelle traversata che è la vita, l’uomo è in compagnia di Dio stesso, che si è fatto uomo per vivere con l’uomo. Ed Egli ha il potere di calmare vento e mare.

Cari fedeli, possiamo attraversare ogni genere di tribolazioni, ma chi crede non è mai solo. Possiamo anche essere insidiati dai dubbi più radicali, come Giobbe, ma sulla nostra fragile imbarcazione c’è il Signore stesso. È per questo che all’inizio di questa celebrazione abbiamo detto al Padre che è nei cieli: «tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore».

Ecco, questo è “il punto”: la roccia dell’amore che Dio sente per noi. Roccia, cioè un amore sicuro, fedele, eterno. Se noi mediante la fede, stabiliamo la nostra persona sulla certezza di questo amore, non saremo mai privati della guida del Signore. Avviene un miracolo: la solidità del Signore è comunicata all’uomo, poiché «chi confida nel Signore, è come il monte Sion: è stabile, non vacilla in eterno».

2. Cari fedeli, il Vescovo è venuto a visitarvi per confermarvi nella vostra fede: perché siate sempre fondati sulla roccia dell’amore che Dio ha per voi.

Nutrite dunque la vostra fede colla docilità alla predicazione della Chiesa. Educate in essa i vostri figli. La traversata della vita è ben più sicura se sulla nostra barca c’è il Signore.