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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica XII per Annum [C]
Roma, S. Giovanni dei Fiorentini, 19 giugno 2016


1. La pagina del Vangelo inizia, come avete sentito, dalla domanda fatta da Gesù ai suoi apostoli su che cosa la gente dice di Lui. Ma in realtà a Gesù interessa maggiormente ciò che i suoi apostoli pensano di Lui. Pietro risponde a nome di tutti: «Tu sei il Cristo di Dio». Cioè: tu sei il Messia; tu sei Colui che da secoli aspettavamo; tu sei Colui che libererà il popolo di Israele e che instaurerà il Regno di Dio.

La risposta di Pietro era formalmente esatta, tuttavia il Signore «ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno». Non solo, ma Gesù prende occasione dalla risposta di Pietro per preannunciare la sua passione e morte sulla Croce.

Cerchiamo di capire questo comportamento del Signore.

Dobbiamo considerare il fatto che il significato che Pietro dava alla sua risposta era molto diverso da quello che Gesù dava alla sua missione, indicata dal nome “Cristo di Dio”. Ciò risulterebbe facilmente se confrontassimo come questo stesso dialogo Gesù-Pietro è riferito  dall’evangelista Matteo e Marco. Pietro aveva la sua idea di Cristo che non era quella che Cristo aveva di Sé. Cari amici, è molto importante questo fatto. È Gesù che ci deve dire chi Egli è, e quindi è da Gesù che dobbiamo imparare quale è il senso della sua missione. Non dobbiamo impararlo dal quotidiano o settimanale che siamo abituati a leggere.

È come se Gesù questa mattina ci dicesse: «Se vuoi essere mio discepolo, non puoi accontentarti di ripetere le formule corrette della fede; devi pensare, valutare le cose, in una parola, vivere come Io penso, come Io valuto le cose, come Io vivo».

E a questo punto prendiamo in mano la prima lettura: ora ci apparirà chiara.

Dio attraverso il profeta Zaccaria ci fa oggi una grande promessa: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione». Ciò che Gesù oggi ci chiede – pensare come lui, avere i suoi stessi sentimenti – non ha la forma di un comandamento che ci viene imposto con forza dal di fuori. È una nuova vita che ci viene donata, perché è lo Spirito di Gesù che viene in noi. È lo Spirito che non ci fa più sentire Gesù e la sua Parola estranea alla nostra persona, ma al contrario ce la fa sentire come la nostra verità ed il nostro bene.


 2. Il dialogo di Gesù cogli apostoli si allarga, ed a tutti dice: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Molti hanno preso spunto da queste parole per accusare Cristo e la sua proposta di vita come inumana, contro l’uomo e la gioia di vivere. Cari amici, a chi pensa e dice questo dobbiamo fare una semplice domanda: chi è il “se stesso” che Gesù dice di rinnegare? È quel “se  stesso” che vuole vivere prescindendo dal o contro il bene dell’altro. Se la fede ti fa capire che Gesù è la verità dell’uomo, ti renderai conto non difficilmente quanto siamo difformi da questa misura. Si tratta di metterci dentro una forma di vita che non troviamo in noi stessi, ma che sola realizza pienamente la nostra umanità. Questo passaggio dalla nostra “forma” alla forma di Gesù e un lavoro lungo ed arduo. Ma è la via che ci porta alla vera felicità.