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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Concelebrazione Eucaristica e preghiera di riparazione
per gli oltraggi di cui è stata recentemente oggetto la Vergine Maria Madre di Dio
Santuario della Madonna di San Luca, 19 giugno 2007

1. "Conoscete … la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era si è fatto povero per noi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà". Miei cari fedeli, le parole dell’apostolo narrano l’avvenimento della nostra salvezza come discesa di Dio nella condizione della nostra povertà ed elevazione dell’uomo alla condizione della divina ricchezza. È uno scambio mirabile che l’apostolo descrive: l’uomo ha dato al Signore la sua povertà e riceve in cambio la ricchezza dell’Essere divino. Ed il "punto" in cui è avvenuto questo incontro fra povertà umana e ricchezza divina è stato l’umanità del Verbo fattosi carne. In essa lo splendore divino si è velato e la gloria dell’uomo si è manifestata: nella luce del Volto divino l’uomo ha potuto vedere anche il suo volto.

Miei cari fedeli, ciò che stupisce e riempie di commozione, ciò che ha profondamente commosso ogni cuore umano, è che l’evento narrato dall’Apostolo è accaduto nel grembo di una donna. Il luogo del "mirabile scambio" è stato il corpo di Maria. È per questo che ella è chiamata Madre di Dio e lo è veramente; che ella è venerata come tempio vero del Signore, arca dell’alleanza, "dimora di Colui che non ha confini".

2. Miei cari fedeli, siamo venuti questa sera al santuario mariano – al nostro santuario – non principalmente per commuoverci di fronte alla bellezza della nostra Madre celeste, ma piuttosto portando nel cuore il peso di un insulto grave e pubblico fattole in questa città. Siamo venuti per chiedere perdono e per riparare una bestemmia che ha rivestito la particolare gravità dell’avvallo oggettivo [la responsabilità e le intenzioni le giudichi il Signore] anche di istituzioni pubbliche.

Ho parlato di "riparazione", e noi siamo qui per "riparare" un’offesa fatta alla Madre di Dio.

Per questo è un atto che richiede prima di tutto il riconoscimento dell’ingiustizia insita nel gesto che vogliamo riparare.

È stata un’ingiustizia commessa nei confronti della Madre di Dio, e quindi nei confronti di ogni credente, poiché la maternità di Maria si estende ad ogni discepolo del Signore: ogni insulto fatto alla Madre è fatto al figlio.

Ma è stata anche un’ingiustizia commessa nei confronti della nostra città. Fino a quando si continuerà a degradarne la bellezza? fino a quando si continuerà a sfregiarne la grandezza? fino a quanto si continuerà ad umiliarne l’onore? Il nostro trovarci nel luogo più caro ai fedeli bolognesi in un’occasione tanto triste, risvegli in tutti ed in ciascuno quell’energia morale che nei momenti di maggior travaglio della sua storia ha fatto grande la nostra città.

In questo vespro di così suggestiva intimità dei figli colla Madre, non posso non elevare la mia voce perché nessuno più eviti di porre alla propria coscienza grandi domande: quale città vogliamo lasciare in eredità alle giovani generazioni? quale immagine di uomo vogliamo lasciare come loro ideale? quale misura di libertà vogliamo loro trasmettere? Riparare significa anche riedificare: su quali fondamenta? si può forse edificare sul nulla?

Miei cari fedeli, facciamo nostra la preghiera del Salmo: Signore, libera i prigionieri; Signore ridona la vista ai ciechi; Signore, rialza chi è caduto.