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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità di San Giuseppe
19 marzo 2004

1. "Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo". In queste parole è racchiuso tutto il mistero della vita di S. Giuseppe, e la sua vera grandezza. Esse indicano che Giuseppe fece dell’obbedienza al Signore la spina dorsale della sua esistenza.

Questa esistenza inizia in senso vero e proprio, quando viene notificato a Giuseppe la sua missione, cioè il progetto che Dio aveva su di lui: divenire il custode del mistero del Figlio di Dio che si fa uomo e quindi della Vergine Madre di Dio. Gli è chiesto di entrare in un mistero sconvolgente quasi schiacciante nella sua grandezza. Egli acconsente. E qui scopriamo la vera sorgente dell’obbedienza di Giuseppe, la sua fede. Egli obbedisce, partendo - per così dire - per una meta che non conosceva. L’idea che noi tutti oggi abbiamo di autonomia, di libertà potrebbero suscitare in noi una reazione negativa di fronte a questo modo di pensare, progettare, vivere la propria esistenza, quello di Giuseppe. In realtà, egli ci insegna la vera strada che ci porta alla nostra autorealizzazione. Nessuno di noi esiste per caso. Dio ha su ciascuno di noi un suo proprio disegno. E’ la fede che genera l’obbedienza, che ci fa entrare nell’idea che Dio ha di ciascuno di noi fin dall’eternità e così da servi diventiamo liberi figli. Giuseppe è stato voluto e scelto da Dio proprio per essere il custode di Gesù e di Maria: come egli vide chiaramente che questo era il significato della sua esistenza, egli subito "fece come gli aveva ordinato l’angelo". Portare a compimento la propria missione, porsi interamente a sua disposizione, significa realizzare se stessi e quindi giungere alla piena libertà. Giuseppe è un vero testimone della verità dell’uomo, poiché ci insegna che cosa significa essere liberi.

2. In forza poi della sua obbedienza credente o fede obbediente, Giuseppe entra in una comunità di persone che è unica: entra in un rapporto interpersonale con Gesù e Maria. Egli nei confronti di Gesù dovrà essere come un padre; nei confronti di Maria, egli è sposo in senso vero e proprio. Ed in questa comunità di persone, come si comporta Giuseppe? Leggendo attentamente le pagine del Vangelo, vediamo che il suo è un comportamento di servizio completo. Dall’obbedienza a Dio deriva, nella dimenticanza totale del falso se stesso, l’obbedienza-servizio reciproco. Guardando questo santo, come non ricordare le parole di S. Paolo: "ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri" ed ancora: "siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo". La Santa Chiesa è già prefigurata in quella comunione di persone, custodita da S. Giuseppe.

Fratelli e sorelle: manteniamo viva la memoria di questo incomparabile santo. Egli ci insegna il segreto della vera libertà: essa è obbedienza alla missione per cui Dio ci ha creato, essa è servizio reciproco. E’ questa la nostra vera realizzazione.