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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità del Sacro Cuore
18 giugno 2004

1."Ecco io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura". La parola profetica appena ascoltata ci rivela il fatto che sta al centro di tutta la nostra fede: Dio viene alla ricerca dell’uomo e se ne prende cura.

L’uomo mendicante di beatitudine desidera "vedere il volto del Signore". Egli è un cercatore di quel bene che adempia completamente il suo desiderio. La religione è l’espressione della ricerca di Dio da parte dell’uomo: ogni religione.

Ma la Rivelazione biblica capovolge questa condizione: non l’uomo cerca Dio, ma "io stesso, dice il Signore "cercherò le mie pecore e ne avrò cura". È una cura attenta alla situazione singolare di ogni persona: "fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte".

Quanto il profeta aveva prefigurato, ha trovato un compimento inatteso, compimento che l’apostolo Paolo nella seconda lettura narra nel modo seguente: "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi". Il profeta aveva rivelato la decisione di Dio di mettersi alla ricerca dell’uomo. Ma l’uomo dove si trovava? Si trovava nella morte. Egli abitava "nell’ombra della morte". In Cristo, Dio stesso assume la nostra condizione mortale per andare alla ricerca dell’uomo proprio là dove si trovava, e così ricondurlo nella luce della vita. Di fronte a questo avvenimento, l’Apostolo non può non esclamare: "a stento di trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per un uomo dabbene", ma "Cristo morì per gli empi".

Una lettura "sinottica" della Parola che in questa solennità la Chiesa propone alla nostra meditazione, ci fa scoprire alcune dimensioni essenziali dell’amore di Dio come si rivela in Cristo.

L’amore è sempre rivolto, diretto alla persona nella sua concreta singolarità. Per chi ama, la persona amata non è "parte di un tutto": ogni persona in sé e per sé è un tutto. "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove nel deserto…?". Le ricerche statistiche non interessano l’amore, né lo sfiora la considerazione che una perdita dell’uno per cento è insignificante. Ciascuno di noi davanti al Padre è dotato di una tale preziosità che Cristo muore per ciascuno di noi.

L’amore di Dio in Cristo non ha chiuso gli occhi davanti al male, al peccato dell’uomo: è falso dire e pensare che l’amore è cieco. Ma poiché il Signore vede l’intima bellezza di ogni persona, Egli è infinitamente interessato a che ogni uomo resti fedele alla sua originaria verità e sia liberato da tutto ciò che la offusca: "va dietro a quella perduta, finché non la ritrova". Chi diminuisce il peso del peccato, si preclude la possibilità di comprendere la serietà dell’amore di Dio in Cristo.

L’amore di Dio in Cristo si rivela come misericordia che perdona. Ad un universo che avrebbe potuto manifestare in primo luogo altre sue divine perfezioni, il Signore ha preferito questo in cui Egli si mostra nella misericordia. E questa sua perfezione divina che "colora", per così dire ogni altra. La sua sapienza è mirabile nell’opera redentiva; la sua onnipotenza si manifesta nel perdono del peccatore. La gioia più grande per la sua creazione non è per i giusti, ma per un solo peccatore convertito: questi è la massima rivelazione dell’intenzione creatrice di Dio.

2."L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato". Carissimi fedeli, il vero problema per ciascuno di noi è di sentire, non semplicemente di sapere la verità dell’amore di Dio in Cristo.

La Chiesa lo predica, lo narra ogni giorno; ma questa predicazione e narrazione può limitarsi a percuotere le nostre orecchie. Possiamo leggere e meditare la S. Scrittura per imparare a conoscere la verità dell’amore; ma questa parola scritta può rimanere estrinseca ed estranea al nostro sentire.

"L’amore di Dio è stato riversato …". È lo Spirito Santo che venendo in noi ci dona l’esperienza dell’amore con cui Dio ci ama. L’atto supremo dell’amore, la morte di Cristo sulla Croce, coincide con l’effusione dello Spirito. Dal cuore trafitto del Crocifisso sgorgano i sacramenti che ci donano lo Spirito.

E quando lo Spirito ci fa "sentire" l’amore di Dio in Cristo, quando nel cuore dell’uomo abita la certezza di essere amato da Dio stesso con amore personale, redentivo e misericordioso, allora nello stesso cuore umano fioriscono pensieri di lode e di gratitudine al Signore di stupore di fronte alla sublime elevazione e dignità della persona umana.