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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXIV DOMENICA PER ANNUM (B)
17 settembre 2006, S. Lorenzo di Budrio


[Cfr. Lezionario Mariano pag. 48]

1. "In quell’ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria Maddalena". Miei cari fedeli, stiamo celebrando i divini misteri per ringraziare Dio fonte di ogni dono della presenza in mezzo a voi dei Servi di Maria: una presenza che dura da seicento anni. Il carisma di questi religiosi che durante questi sei secoli vi hanno annunciato il Vangelo, affonda le sue radici nel mistero di Maria, della sua presenza nell’economia della nostra salvezza e dunque anche in questa pagina del S. Vangelo così carica di significato. La loro presenza in mezzo a voi non "ha fatto cadere dal cuore degli uomini" che qui hanno vissuto, la grande impresa della redenzione, alla quale Maria ha cooperato con e sotto Cristo.

Celebrando questo anniversario, dobbiamo posare il nostro sguardo su quel mistero della redenzione, su "quella speranza promessa nel Vangelo che avete ascoltato", il quale è annunciato a voi da seicento anni dai Servi di Maria.

Nel cuore dell’uomo la speranza è rifiorita quando Dio venuta la pienezza del tempo, "mandò il suo Figlio, nato da donna … affinché ricevessimo l’adozione a figli" [Gal 4,4-5]. È a causa di questo avvenimento, di quel concepimento accaduto nel grembo di Maria, che la nostra condizione umana è mutata. Da quel momento l’uomo si vede amato da Dio ed in questo amore acquistò la coscienza della dignità in un certo senso infinita della sua persona.

A questa rigenerazione della nostra umanità Maria coopera fin da principio. Quando infatti Dio inviò il suo Figlio nella nostra natura umana, Egli ha voluto che l’incarnazione del suo Verbo fosse preceduta dal consenso di Colei che era stata predestinata ad esserne la madre. E così la restituzione, la reintegrazione dell’uomo nella sua originaria dignità è stata resa possibile dall’obbedienza della fede di Maria. In forza di questa obbedienza di fede ella si dedica totalmente alla persona e all’opera del suo Figlio. Come scrive un Padre della Chiesa, "con la sua obbedienza ella divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano" [S. Ireneo, Adv. Haereses III, 22,4].

Il cammino di fede di Maria raggiunge il suo compimento ai piedi della croce. Non senza una divina disposizione ella – come abbiamo appena sentito - "stava ai piedi della croce". Fu non solo una presenza fisica, ma il suo cuore materno si associò profondamente alla passione del suo Figlio e con Lui si unì all’offerta che il Figlio fece di sé stesso.

A causa di questa intima unione si istituì fra Maria ed ogni discepolo del Signore un legame particolare rivelatoci dalle parole del Crocifisso appena udite: è un rapporto di maternità che Maria ha nei nostri confronti. In ragione della sua intima cooperazione all’opera redentiva del Figlio, Maria ai piedi della croce è stata per noi madre nell’ordine della vita della grazia in noi. È una maternità che continua anche ora nei confronti di ciascuno di noi, poiché ella si prende cura di ciascuno fino al possesso eterno della gloria cui siamo destinati.

Ciò che il sacerdote Ozia dice a Giuditta, come abbiamo sentito nella prima lettura, è vero in grado eminente di Maria: "benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più che di tutte le donne che vivono sulla terra… hai sollevato il nostro abbattimento".

2. "Ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne … purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel Vangelo che avete ascoltato". Miei cari fedeli di Budrio, questa è l’esortazione che il Signore vi rivolge mediante il suo Apostolo.

I padri serviti vi annunciano da seicento anni il Vangelo e vi donano la speranza che è promessa nel Vangelo. L’Apostolo vi esorta a rimanere "fondati e fermi nella fede", a non lasciarvi "allontanare dalla speranza promessa nel Vangelo", lusingati da altre vacue speranze.

Le celebrazioni centenarie servono certamente a tenere doverosamente viva la memoria di una storia nobile di fede e di opere, una storia che ha segnato l’identità di questa illustre comunità. Ma le celebrazioni centenarie devono essere anche e soprattutto occasione per fondarvi e radicarvi più profondamente nella fede. È questa, la fede in Cristo unico salvatore, che vi rigenera nella vostra umanità e vi rende capaci anche di costruire una convivenza civile sempre più a misura della dignità della persona.

"Una generazione narra all’altra le tue opere, annunzia le tue meraviglie", abbiamo cantato nel Salmo. Queste parole descrivono lo stupendo legame di una generazione, quella dei padri, con la generazione dei figli. E questo legame ha un nome: educazione. Essa ha creato la storia del vostro popolo: non interrompetela, ma continuate la "narrazione delle opere del Signore" ai vostri figli, ai vostri giovani.

Così questa nobile città resterà fondata e ferma nella fede.