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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Giovedì Santo
Santa Messa nella Cena del Signore con il rito della "lavanda dei piedi"
Cattedrale di San Pietro, 17 aprile 2014


Cari fratelli e sorelle, con questa celebrazione entriamo nel Triduo Pasquale. I tre giorni che vivremo sono il vertice di tutto l’anno: i tre giorni più santi. In essi infatti noi faremo memoria dell’atto redentivo di Cristo, l’atto che ha radicalmente cambiato la nostra condizione. Tale atto è costituito dalla passione, morte e risurrezione di Gesù.

1. All’inizio dei tre giorni, la Chiesa ascolta la narrazione di un gesto compiuto da Gesù l’ultima sera della sua vita.Un gesto che la Chiesa desidera sia anche fisicamente ripresentato davanti ai nostri occhi: la lavanda dei piedi.

Si tratta di un gesto, quello compiuto da Gesù, fortemente simbolico. Con esso, cioè, Gesù intende dirci "qualcosa d’altro": che cosa? Riascoltiamo il Vangelo.

"Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani". Proviamo per un momento immaginarci che Dio ci dia tutto a nostra disposizione. Che cosa faremmo? Grandi cose, penseremmo. Che cosa fa Gesù, "sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani"? "Cominciò a lavare i piedi dei discepoli". La consapevolezza di potere tutto la esprime compiendo il gesto riservato all’ultimo degli schiavi.

Carissimi, non correte troppo in fretta con la vostra mente. Siamo di fronte al più incomprensibile dei misteri: Dio si fa servo dell’uomo, perché questi possa avere parte alla vita e alla beatitudine di Dio. L’agire di Gesù, che non è mai puramente umano, indica chi è Dio e come agisce. Guardate Gesù che lava i piedi, e dite: "ecco chi è Dio!Ecco come agisce con l’uomo!".

Pietro rimane talmente sconcertato che dice: "non mi laverai mai i piedi". E’ come dicesse: "questo è troppo, ed è inammissibile e scandaloso. Tutto l’ordine è scardinato: il mio Signore che mi lava i piedi". Eppure, solo l’umile riconoscimento dell’umiltà di Dio che si fa servo dell’uomo, ci assicura la salvezza. "Se non ti laverò, non avrai parte con me".

Questo gesto è la sintesi di tutto ciò che nella fede rivivremo in questi tre giorni.

2. Ma la lavanda dei piedi non è solo un gesto simbolico. E’ anche un preciso comandamento: "vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri".

Queste parole sono le parole più rivoluzionarie udite sulla terra. Esse infatti ordinano i rapporti fra le persone secondo la logica del servizio reciproco. S. Paolo ne dà la descrizione più perfetta: "mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri" [Gal 5, 13: il testo greco è molto forte: diventate schiavi gli uni degli altri].

Ma come è possibile fare come Gesù? Siamo incapaci per natura a divenire servi gli uni degli altri: è come chiedere ad un gobbo di camminare dritto.

Cari amici, Gesù non ci ha dato semplicemente un comandamento, ma ci ha fatto un domo. Egli ha istituito questa sera l’Eucarestia. Cioè: ha istituto una celebrazione rituale mediante la quale noi siamo realmente presenti a quell’atto redentivo di cui la lavanda dei piedi è stata il simbolo.

Un rapporto reale col sacrificio del Calvario suppone la nostra presenza a quell’avvenimento. Suppone che ogni uomo possa entrare in un rapporto reale, personale, con il Cristo che dona Se stesso, col Cristo che effonde il Suo sangue per la remissione dei peccati. Mediante la celebrazione dell’Eucarestia Gesù nell’atto di donare Se stesso diventa presente ad ogni uomo.

Non solo. Gesù ha voluto che la memoria del suo sacrificio avesse la forma del banchetto. Così, nutrendoci del suo corpo e del suo sangue, siamo attirati dentro all’atto d’amore di Gesù: veniamo coinvolti dentro quella logica del servizio di cui parlavo. In Gesù e con Gesù ricevuto nell’Eucarestia diventiamo capaci di amare come Lui, Gesù, ha amato.

Cari fratelli e sorelle se riceviamo l’Eucarestia e la nostra vita resta estranea all’amore di Gesù per ogni uomo, la nostra celebrazione non è completa; è come spezzata, interrotta. Così, se intendo imitare Gesù sradicandomi dall’Eucarestia, il mio amore al prossimo resta superficiale. "I Santi…hanno attinto la loro capacità di amare il prossimo, in modo sempre nuovo, dal loro incontro col Signore eucaristico e, reciprocamente questo incontro ha acquisito il suo realismo e la sua profondità proprio nel loro servizio agli altri" [Benedetto XVI, Lett.Enc. Deus caritas est, 18].

Cari amici, nella difficoltà da amare che tutti proviamo: io, Vescovo; i sacerdoti; gli sposi; i consacrati, andiamo vicino al Fuoco. Andiamo davanti all’Eucarestia ed il nostro cuore si riscalderà.