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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Seconda Domenica di Quaresima
Lecce, 17 febbraio 2008


All’inizio della seconda tappa del nostro cammino quaresimale, la Chiesa sapientemente ci invita a celebrare il santo mistero della Trasfigurazione del Signore. In questo modo essa incoraggia la nostra fatica quaresimale, proponendoci la meta finale del nostro itinerario.

La pagina evangelica appena ascoltata è piena di profondi significati. Il Signore illumini gli occhi del nostro cuore perché possiamo un poco comprenderli.

1. L’avvenimento della Trasfigurazione del Signore è descritto dall’evangelista nel modo seguente: "E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce".

La Trasfigurazione è l’irrompere della luce divina nell’umanità di Gesù. Ciò che Gesù è nella sua intimità divina – "luce da luce", come diciamo nel Credo – diventa ora percepibile anche agli occhi dei tre apostoli. "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre" scriverà uno dei tre, Giovanni [1GV 1,5]. Sul monte la dimora di Gesù nella Luce che è Dio, il suo proprio essere luce in quanto Figlio, diventa visibile.

Il fatto che anche le vesti diventino "come la luce" ci ricorda un altro testo della S. Scrittura, dove si parla di noi. Giovanni nel libro dell’Apocalisse dice che i salvati vestiranno vesti candide, ma aggiunge che esse sono tali perché lavate nel sangue dell’Agnello [cfr. Ap. 7,9-14; 19;14]. Anche ciascuno di noi è chiamato ad essere partecipe della luce che è Gesù, passando attraverso la partecipazione alla sua morte. Ciò è accaduto già nel S. Battesimo ed ora, soprattutto in quaresima, l’evento sacramentale deve trasformare sempre più profondamente la nostra vita: "Per questo sta scritto: svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà" [Ef 5,14].

Pietro "stava ancora parlando quando una nube luminosa li avvolse con la sua ombra". Nella S. Scrittura la nube è il segno della presenza di Dio stesso. Anche l’incontro di Mosè col Signore avvenne nella nube. "Il Signore disse a Mosè: Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube" [Es 19,9]. Ma soprattutto, quando Salomone consacrò il tempio da lui costruito, nel momento culminante della cerimonia, ecco cosa accadde: "… la nube riempì il tempio e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il sevizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio. Allora Salomone disse: il Signore ha deciso di abitare sulla nube" [1Re 8,10-12].

È Gesù il vero tempio nel quale si trova la "nube della presenza di Dio", è lui la presenza del Padre in mezzo agli uomini. E mentre i sacerdoti dell’antica Alleanza non potevano rimanere nel tempio mentre era ripieno della "nube della Presenza", i discepoli di Gesù invece sono avvolti dalla nube luminosa: stanno con Gesù alla presenza del Padre. Si ripete la scena del Battesimo del Signore, quando il Padre aveva rivelato che Gesù è il suo Figlio unigenito.

A questa solenne rivelazione si aggiunge però ora un comando: "ascoltatelo". Mosè sul monte ricevette dal Signore la santa Legge divina che il popolo di Israele si impegnò ad osservare. Ora non viene data nessuna legge che debba essere seguita. La legge di Dio è Gesù stesso: "ascoltatelo".

L’avvenimento della Trasfigurazione ormai è concluso. I discepoli devono semplicemente vivere "ascoltando Gesù", poiché "la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" [Gv 1,17].

2. Cari fratelli e sorelle, questa divina Liturgia conclude la XX Settimana della Fede, durante la quale avete meditato sulla missione dei laici cristiani nel mondo. La pagina evangelica è particolarmente illuminante al riguardo.

Nella Trasfigurazione del Signore noi vediamo "la grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità", come ci ha detto ora l’Apostolo. Ci è detto a che cosa, a quale gloria l’uomo ed il mondo sono chiamati e destinati. Ogni frammento della nostra vita è destinato ad essere "trasfigurato" in Cristo. Cioè: lo Spirito di Cristo investe la prima creazione per farne una "nuova creatura". La vera novità accaduta nel nostro mondo è che in Cristo ogni uomo e tutto l’uomo diventa capace di unirsi liberamente a Lui, di conformarsi e trasfigurarsi in Lui. È questa novità il vero principio attivo della storia, il principio del suo movimento e del suo progresso.

L’Apostolo ci ha detto che questo principio di novità "vince la morte e fa risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo". Ecco, alla fine, la missione del laico: portare il Vangelo dentro il mondo. In questo modo il fedele laico partecipa consapevolmente alla scopo perseguito da Dio nel mondo.