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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità del Sacro Cuore
Parrocchia del Suffragio, 15 giugno 2012


1. Cari fratelli e sorelle, la solennità del Sacro Cuore di Gesù ci porta a considerare, a contemplare la sorgente più profonda da cui sgorga, da cui procede tutta l’opera della salvezza. È questa una solennità che ci chiede di guardare alla storia della nostra salvezza con uno sguardo che riconduce ogni singolo momento ad un solo punto. La solennità di oggi, in fondo, ci dice: "come in un cerchio tutti i raggi convergono verso il centro, così tutte le singole articolazioni della proposta cristiana – Incarnazione del Verbo, morte e risurrezione di Gesù, Chiesa ed Eucaristia – convergono verso un solo nucleo incandescente e partono da esso". Questo nucleo, questo centro, questa sorgente è l’Amore con cui Dio ci ama, e che si rivela pienamente nel cuore aperto di Cristo.

Come avete sentito, l’Apostolo nella seconda lettura ci augura che siamo "in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza".

S. Tommaso D’Aquino commenta questo testo nel modo seguente: "Tutto ciò che si trova nel mistero della redenzione umana e dell’incarnazione di Cristo è opera della carità: dalla carità procedette che egli si sia incarnato - … -; dalla carità che sia morto - … -. E pertanto sapere la carità di Cristo, è sapere tutti i misteri dell’incarnazione di Cristo e della redenzione nostra, i quali provennero dall’immensa carità di Dio, che certamente eccede ogni intelligenza creata e la scienza di tutte le altre cose" [in Eph. III, lectio V; 178]. Chi ha conosciuto l’amore di Dio in Cristo, ha conosciuto tutto.

Cari amici, l’immane tragedia del terremoto ha fatto sorgere nel nostro cuore una domanda drammatica ed urgente, che più o meno esplicitamente ogni persona umana si porta dentro: ma chi è l’uomo veramente? È un piccolo frammento di un insieme governato da leggi impersonali e sconosciute, che possono travolgerlo in qualsiasi momento come una foglia secca, oppure ogni uomo, ciascuno di noi è stato voluto ed è conservato in vita da un Amore eterno ed incondizionato? Quale è la realtà ultima: il caso, la necessità o una sapienza infinita piena d’Amore?

Cari fratelli e sorelle, il colpo di lancia con cui il soldato romano ha aperto il costato di Cristo, ci consente di guardare dentro "al cuore di Dio, e trovare la risposta alle nostre domande. Non siamo affidati al caso, non siamo come foglie secche che le forze della natura possono spazzare via. Siamo affidati ad un Amore eterno che ci ha voluti per renderci partecipi della sua stessa vita". La Realtà ultima non è impersonale. Dio, che è Amore, è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo" [D. Barsotti, Cento pensieri sull’amore, LEF, Firenze 1988, 7]. Nella misura limitata di ciascuno viene travasata, effusa la misura infinita dell’Amore di Dio in Cristo.

Il costato aperto del Crocifisso ci rivela la vera natura di Dio, di che cosa è "fatta". Ascoltiamo il profeta: "il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira … perché sono Dio e non uomo". Cioè: Dio è "fatto" in modo tale da non poter dare sfogo all’ardore della sua ira. Così è fatto l’uomo, ma Dio non può dare sfogo alla sua ira, perché "il suo cuore si commuove dentro di Lui ed il suo intimo freme di compassione". Possiamo dunque e dobbiamo fare nostre le parole del Salmo, rispondendo alla rivelazione dell’Amore con queste parole: "Ecco, Dio è la mia salvezza; io confiderò, non avrò mai timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza".

L’Apostolo nella seconda lettura parla anche delle dimensioni dell’amore di Dio rivelato in Cristo.

La prima dimensione è la larghezza: il Cuore è aperto, tutti sono chiamati ad entrarvi, nessuno escluso. La seconda dimensione è la lunghezza: il Cuore resta aperto per sempre, e nel corpo del Signore risorto esso può essere toccato da Tommaso, poiché eterna è la sua misericordia. La terza dimensione è l’altezza: Cristo nella sua carità vuole elevarci alla sua stessa dignità di Figlio, ci rende partecipi della sua stessa natura divina. La quarta dimensione è la profondità: è un amore – quello di Dio in Cristo – di cui non comprenderemo mai le profondità, e si esprime in opere che superano la misura della nostra ragione.

2. La solennità del Sacro Cuore è quest’anno particolarmente splendente per la Chiesa di Dio in Bologna. Ringraziamo il Padre di ogni grazia per il centenario della presenza fra noi dei Sacerdoti del S. Cuore.

Quanta gratitudine vi deve, cari fratelli, la nostra Chiesa! È ben noto a tutti il vostro servizio ad essa, donato con grande generosità: nelle parrocchie, nella carità, nella cultura.

Non possiamo non manifestare la nostra gratitudine in primo luogo con la preghiera. Il Signore vi doni di essere sempre più fedeli al vostro carisma fondazionale. Il Signore vi doni di testimoniare fra noi la carità del Cuore di Cristo nella sua quadruplice dimensione. Sia una carità che nella sua larghezza abbraccia tutti, soprattutto i più poveri. Sia una carità che nella sua perseverante lunghezza non si stanchi mai. Sia una carità che sappia elevare ogni persona ferita ed umiliata alla sua sublime dignità. Sia una carità che sappia giungere fino alle profondità della persona, che sappia umiliarsi nel servizio. Così sia!