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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


FESTA DI S. CLELIA
Le Budrie, 13 luglio 2006


1. "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra.". Cari fedeli, siamo qui riuniti questa sera per associare anche la nostra lode a quella che Gesù fa salire al Padre "perché ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli". Quali cose? I segreti del regno di Dio; le verità che sono via sicura alla piena beatitudine del cuore. A Clelia questi segreti e queste verità sono state rivelate, perché al Padre piace dirle ai piccoli.
Il fascino che la sua persona emana è dovuto alla presenza in essa di una grandezza straordinaria dentro alla vicenda ordinaria di un'umile ragazza delle campagne bolognesi del XIX secolo.
Avete sentito le parole che la sposa dice al suo sposo: "mettimi come sigillo sul tuo cuore; come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore".
Certamente queste parole sante ci ricordano un fatto ben noto nella vita di Clelia. Poco più che analfabeta, ella ci ha lasciato un solo piccolo scritto che portava sempre con sé sul suo cuore, uno scritto che era un'infuocata dichiarazione d'amore al suo Sposo divino. Ma le stesse parole divine ci introducono anche nel vero "segreto" della grandezza di Clelia.
Miei cari fedeli, non ciò che facciamo misura la grandezza della nostra persona e della nostra vita, ma l'amore con cui lo facciamo. Ciascuno di noi vale tanto quanto è capace di amare. Il Figlio di Dio si è fatto uomo per insegnarci la scienza dell'amore. La costruzione della cupola di S. Pietro davanti a Dio può valere meno che la decisone del bambino di compiere un "fioretto" per amore di Gesù, se l'amore che ha spinto Michelangelo alla sua opera è stato minore di quello del bambino.
Il segreto della vera grandezza di Clelia è questo: ella aveva imparato la scienza dell'amore, e l'ha praticata nell'ordinarietà di una vita agli occhi degli uomini poco significativa. Altri uomini, altre donne in quegl'anni erano importanti; la scena del gran teatro del mondo era occupata da altre rappresentazioni. Ma agli occhi di Dio ciò che stava accadendo in questa campagna era ben più grande: Dio rivelava Se stesso, i suoi segreti, ad un'umile ragazza dal cuore puro, ed ella poneva sul suo cuore come sigillo il suo Signore. Il risultato è stato che quei personaggi e quelle rappresentazioni sono passate; è rimasta l'esperienza di Clelia, poiché "le cose visibili sono passeggere, quelle invisibili sono eterne" [2Cor 4,18].
Tutto alla fine passa; al termine della vita saremo giudicati solo sull'amore. "Nonostante le molte istruzioni ricevute, noi restiamo ancora a bocca aperta davanti ai beni della vita presente... Questi sembrano dare lusso e splendore alla vita presente, ma ho detto "sembra", perché in realtà non sono altro che ombra e sogno" [S. Giovanni Crisostomo].

2. Ancora giovanissima Clelia era già chiamata da tutti "Madre". L'amore vero è sempre fecondo e suscita la vita. Questa sera, celebrando i divini misteri, vogliamo porci nello spazio della maternità di Clelia.
In primo luogo voi, sue figlie generate dal suo carisma, Minime dell'Addolorata. Siete le custodi del messaggio di Clelia. Sono testimone della vostra dedizione, nascosta e grande, a chi è piccolo e a chi è nel bisogno, nelle nostre parrocchie. Siete una ricchezza inestimabile della Chiesa di Bologna e suo tesoro incomparabile. Continui ad emanare dalla vostra persona il fascino di una Presenza, immensa ricchezza dentro alla breve misura di esistenze nascoste ed ordinarie.
Nello spazio della maternità di Clelia ci poniamo questa sera noi pastori, perché ella ci ottenga dal Signore di custodire sempre la memoria viva del dialogo fra Gesù e Pietro: "mi ami tu? - sì, Signore, tu sai che ti amo - pasci le mie pecorelle". Non si può essere pastori se non abbiamo appreso la scienza dell'amore.
Nello spazio della maternità di Clelia pongo questa sera anche voi, sposi. Avete ricevuto un grande dono ed il mondo oggi ha bisogno più che mai di saperlo: il dono di potervi amare per sempre. Rifulga nelle vostre persone la bellezza, la bontà di una donazione reciproca vera di cui ogni uomo ed ogni donna che si sposa non può non sentire desiderio struggente. Ma pongo soprattutto voi, giovani nello spazio della maternità di Clelia. Chiedete che vi ottenga occhi limpidi e cuore puro, perché possiate comprendere che c'è un solo modo di realizzarsi: donarsi. La capacità di donarvi è la misura della vostra libertà. La Chiesa ha bisogno della vostra generosità.

"La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. È presentata al re in preziosi ricami". È della Chiesa che il salmo parla. La nostra Chiesa, la Chiesa di Bologna, possa presentarsi al re "tutta splendore": splendida del dono della verginità consacrata; del tesoro del ministero pastorale; della gemma preziosa dell'amore santo degli sposi; della dedizione generosa a Cristo dei suoi giovani. Così sia.