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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Apertura delle celebrazioni dell’Anno Centenario della nascita di Don Giuseppe Dossetti
Chiesa dei Santi Vitale e Agricola, 13 febbraio 2013


1. "Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data". Cari fratelli e sorelle, varie volte la S. Scrittura ci invita a chiedere il dono della sapienza. Oltre alla preghiera di Salomone per ottenerla [Sap 9, 1-18], più volte nei testi sapienziali, si afferma che la Sapienza è dono di Dio [Gb 28, 23-28; Pr 2, 6; Sap 7, 7-15; Sir 1, 1; Bar 3, 37].

Perché tanta insistenza? Perché la sapienza è la qualità dell’uomo che vive secondo la divina istruzione: si lascia istruire da Dio; è la facoltà di saper discernere "la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" [Rom 1\2, 7]. Stupendamente S. Tommaso scrive pertanto: "ad sapientiam pertinet per prius contemplatio divinorum … et posterius dirigere actus humanos secundum rationes divinas" [2, 2, q.45, a. 3, ad 3um].

La ricchezza o la povertà di sapienza riguarda certamente i singoli cristiani: è a loro che Giacomo raccomanda di chiederla. Ma può riguardare anche le comunità cristiane: esse sono sempre a rischio di "dirigere seipsas non secumdum rationes divinas", per usare il linguaggio di Tommaso.

È per questo che, come insegna il Concilio Vaticano II,

"lo Spirito Santo non si limita a santificare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, a guidarlo e ad adornarlo di virtù; ma distribuisce pure tra i fedeli di ogni ordine le sue grazie speciali, dispensando a ciascuno i propri doni "come piace a Lui" (cfr 1 Cor 12, 11) … Questi carismi, dai più straordinari ai più semplici e ai più largamente diffusi, devono essere accolti con gratitudine e consolazione, perché innanzitutto appropriati e utili alle necessità della Chiesa" [Lumen Gentium 12, 2; EV 1, 317].

La Chiesa di Dio in Bologna ha accolto "con gratitudine e consolazione" il carisma di don Giuseppe Dossetti come ha preso corpo nella Piccola Famiglia dell’Annunziata. Egli ha deposto questo carisma nel seno di questa Chiesa, che mediante la formale approvazione canonica del suo Arcivescovo, lo ha fatto proprio, perché giudicato "appropriato e utile alle sue necessità".

Ho notato una particolare sintonia fra la Parola che oggi il Signore ci dona e il carisma di cui oggi lo ringraziamo ricordando il centenario della nascita di chi lo ha ricevuto. Questa sintonia risuona nel nostro cuore quando accostiamo la Parola ora ascoltata e quella preghiera chiamata da don Giuseppe "la nostra preghiera" e che è "diventata per voi, cari fratelli e sorelle, la fonte di tutta la vostra spiritualità, e lo è fino ad oggi e … per sempre" [cfr G. Dossetti, La piccola famiglia dell’Annunziata, Paoline ed., Milano 2004, 17]. La preghiera, come è noto, è ora il postcommunio dell’Epifania, ed in essa si chiede che il lume [della divina sapienza] ci prevenga sempre e dovunque, perché siamo capaci di contemplare il mistero di cui siamo resi partecipi ["per prius pertinet ad divinam sapientiam"], e di farlo penetrare nell’affetto, il dinamismo più profondo della nostra persona ["posterius dirigere actus humanos secundum rationem divina"].

"La (sapienza) domandi … con fede, senza esitare" ci ha detto il Signore.

Cari fratelli e sorelle, esiste un testo di don Giuseppe – è del 1995, un anno prima della morte – nel quale egli esprime in maniera definitiva l’identità della Piccola Famiglia dell’Annunziata.

"Siamo una comunità, porzione della Chiesa locale, che si distingue, non per questa o quella opera, né per altro fine peculiare, ma per un impegno dominante nella preghiera: preghiera per la piena coerenza battesimale di noi membri; preghiera per la Chiesa locale; e poi via via preghiera per la Chiesa universale e per tutta l’umanità, specialmente quella più sofferente e che non conosce ancora il Signore Gesù. Questa preghiera deve essere sempre più finalizzata all’adorazione e lode del Dio uno e trino e al desiderio sempre più intenso di affrettare il ritorno glorioso del Signore Gesù. (…) Lo Spirito Santo ci è oggettivamente donato – singolarmente e come comunità – essenzialmente e principalmente attraverso la frequentazione continua della parola di Dio e dell’eucaristia. Rispetto all’una e all’altra ci sono stati fatti grandi doni che noi non possiamo – né per noi, né per altri – lasciare inattivi" [op. cit., 5-6].

La scelta di Monte Sole è stata significativa e coerente con questa identità. In uno dei luoghi in cui è più evidente a che cosa conduce la rottura dell’uomo con la divina Sapienza, si eleva la preghiera

"perché la nostra civiltà non presenti più orrori e dolori tanto immani, non offra più tanti pericoli e tante resistenze alle virtù, perché si nobiliti, nella conquista di quel minimo di ordine, di tranquillità, di giustizia che consenta alle anime di elevarsi a Dio, di conoscere e di amare Gesù in questa terra e di goderlo in cielo" [ibid., 7].

2. "Gli chiedevano un segno dal cielo per metterlo alla prova". Cari amici, Pascal ha scritto che nella proposta cristiana c’è abbastanza luce per chi vuole vedere e abbastanza tenebra per chi non vuole vedere. Senza questo chiaroscuro la fede non sarebbe più un atto libero della persona. È la scelta già fatta dell’incredulità che fa esigere da Dio dei segni, perché essa impedisce di riconoscere la luminosa presenza di Dio in Gesù e nella sua Chiesa in molti segni che sono già stati dati.

Cari fratelli e sorelle, è la fede che ci tiene nella comunione, nell’amicizia con Gesù: il nostro è un cammino nella fede, preceduti – come insegna il Vaticano II – da Maria.

C’è un pensiero di don Giuseppe che esprime al massimo la tensione, il dinamismo proprio della fede. "Non esiste che Dio: Dio solo è, Dio solo è colui che è. Tutto il resto – fuori di Lui – non è. Le creature non sono, io non sono … Eppure ancora non so cercare solo Dio fino in fondo: non so desiderare altro che Lui che solo è"[in La coscienza del fine. Appunti 1939-1955; Paoline ed., Milano 2004, 235].

La Chiesa tutta sta preparandosi all’Anno della fede. E sono sicuro che tutta la Piccola Famiglia donerà il suo aiuto perché esso sia un grande evento di grazia. É una presa di coscienza sempre più profonda che essa è la vera forza della Chiesa. Si, Signore Gesù: non lasciarci; non risalire in barca e non trasferirti sull’altra sponda, ma aumenta la nostra fede. Amen.