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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XV DOMENICA PER ANNUM (B)
Tolè, 12 luglio 2009


1. Cari fratelli e sorelle, la parola di Dio oggi ci invita a riflettere su un modo di comportarsi del Signore nei nostri confronti che non può non suscitare stupore e gratitudine.

Si tratta di questo: per salvare l’uomo Dio si serve degli uomini. Egli nell’opera della creazione ha agito da solo; nell’opera della redenzione agisce anche mediante l’uomo. Sia la prima lettura, sia la pagina evangelica parlano di questo.

La pagina evangelica mette in risalto il carattere di "rappresentanza" che assume la persona di chi Gesù associa alla sua opera. Gli Apostoli sono mandati da Lui, e sono investiti dei suoi stessi poteri: "diede loro potere sugli spiriti immondi". Sono mandati perché compiano la stessa opera di Gesù là dove Gesù non era fisicamente presente: "predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano". Rappresentano dunque Gesù nel senso letterale del temine: lo rendono presente nella potenza della sua parola e della sua azione. Scrivendo pertanto ai cristiani di Corinto S. Paolo potrà dire: "In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta" [2 Cor 5,20].

Cari fratelli e sorelle, questo fatto – il fatto cioè che un uomo, Paolo, possa dire: per mezzo mio è Dio stesso che vi esorta – ci introduce nella comprensione di una dimensione essenziale della fede cristiana: la dimensione sacramentale. Prestatemi bene attenzione, perché la cosa è importante.

Il Signore Iddio compie la sua opera in mezzo a noi non trascurando il fatto che siamo fatti anche di un corpo, che siamo anche corpo. Egli non ci raggiunge mediane vie "misteriose", che ci fanno evadere dalla nostra vita quotidiana. Si serve della cose più umili di cui vive la persona umana, l’acqua, il vino, il pane … e attraverso essi ci introduce nella sua vita invisibile. Fra poco noi compiremo un gesto che ogni giorno compiamo, mangeremo un po’ di pane. Ma mediante questa manducazione noi entriamo in comunione piena con Cristo stesso, poiché quel pane è il suo Corpo offerto per noi. La nostra santa fede è tutta percorsa da questa logica sacramentale.

Vedete, carissimi, la commovente condiscendenza di Dio! Egli si pone alla nostra portata perché mentre "lo conosciamo visibilmente, siamo rapiti all’amore delle cose invisibili". L’apostolo è la presenza visibile di Cristo.

Sempre in questo contesto, la prima lettura richiama la nostra attenzione sul fatto che la "rappresentanza apostolica" ha non raramente un carattere drammatico. Essa si scontra con i poteri del mondo che si oppongono all’opera di Dio.

Come avete sentito, il profeta Amos viene scacciato da un luogo perché le sue parole non erano conformi ai desideri del re: "non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è tempio del regno". Come a dire: "o parli come il re vuole, o vattene".

Come risponde il profeta? "il Signore mi disse: va profetizza al mio popolo Israele ". Il profeta riceve ordini solo da Dio, e a Dio solo risponde, dal momento che è stato mandato da Lui: "ero un pastore e raccoglitore di sicomori; il Signore mi prese". Ascoltiamo ancora che cosa dice l’apostolo Paolo: "a me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano: il mio giudice è il Signore" [1Cor 4,3.4].

2. Cari fratelli e sorelle, alcune settimane orsono il S. Padre ha aperto l’Anno sacerdotale: un anno che la Chiesa intera dedicherà alla preghiera per i sacerdoti. La parola di Dio che abbiamo ascoltato questa mattina ci fa capire l’identità e il dono del sacerdozio.

L’identità. Il sacerdote è la presenza visibile di Gesù in mezzo agli uomini. Una presenza potente, ma non della potenza propria del mondo, ma della potenza stessa di Cristo. È attraverso il sacerdote che Gesù compie la sua opera di salvezza. Il mondo può capirlo o non capirlo, accettarlo o non accettarlo. Il sacerdote desume la legittimazione della sua esistenza non dal consenso sociale, ma dalla chiamata del Signore: "Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli"; "il Signore mi prese … e il Signore mi disse: va’ profetizza al mio popolo Israele".

Ne deriva allora che il sacerdote è il dono che l’amore di Dio ha fatto agli uomini, perché è il segno visibile che Egli si prende cura di loro.

Carissimi, fra poco istituiremo un accolito: è un aiuto al sacerdote. Ringraziamone il Signore.

Ma, soprattutto, durante questo anno pregate per i sacerdoti. Dico a voi ciò che il papa S. Gregorio Magno scriveva ad un suo amico Vescovo: "nel naufragio di questa vita, sostienimi colla zattera della tua preghiera: a causa del mio peso, affondo; la tua mano benevola mi salvi" [Regola pastorale IV; SCh 382,540]. Sostenete, soprattutto quest’anno, colla forza della vostra preghiera il ministero apostolico dei vostri sacerdoti: siano esso portati da coloro che essi portano.