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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica XXVIII per Annum
Conclusione Congresso Eucaristico Vicariale
S. Giorgio di Piano, 11 ottobre 2009


1. L’episodio evangelico narra la storia della nostra vocazione cristiana; costituisce come il paradigma di ogni vita cristiana.

L’incontro con Gesù nasce da una domanda che l’uomo, ogni uomo vero, ha nel suo cuore: "che cosa devo fare per avere la vita eterna?". È la domanda di chi chiede: come posso vivere una vita vera, una vita buona, mai più insidiata dalla morte e dal non senso? Anzi chiamare – come fa la Scrittura – tale vita vita eterna, ha un senso profondo. Solo se la vita è partecipazione alla vita stessa di Dio, è vera vita come l’uomo desidera.

L’incontro con Gesù nasce solo se, solo quando questa domanda di senso e di vita, è rivolta a Gesù. Perché se Gesù è risposta adeguata a questa domanda, allora l’esperienza cristiana è umanamente significativa, ma se Gesù, alla fine, non è ritenuto in grado di intercettare le esigenze più profonde dell’uomo, allora il cristianesimo è qualcosa di estraneo ai nostri destini. È a lui che il giovane del Vangelo rivolge la domanda.

La risposta di Gesù è per le nostre orecchie – per le orecchie dell’uomo di oggi – sconcertante: "Tu conosci i comandamenti: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". Perché sconcertante? Poiché in sostanza Gesù dice: "la via per raggiungere una vita vera, buona, è una sola: osserva i dieci comandamenti".

Cari fratelli, desidero richiamare la vostra attenzione su questo punto. L’uomo che desidera vivere bene, non deve ultimamente affidarsi alla sua sapienza, alla progettazione autonoma della sua vita. Dio si è preso cura di lui, e gli ha indicato nella sua santa Legge la vera via della felicità. I comandamenti di Dio indicano quale è la vera realizzazione della nostra umanità.

Ma l’incontro con Gesù nella fede non si esaurisce nell’indicazione dei comandamenti come via alla vita. La proposta cristiana non si riduce alla legge morale. Né coincide con i dettami di una retta ragione. Che cosa è di più? È la persona di Gesù, non una legge morale più perfetta. Che cosa ha di incomparabilmente proprio la proposta cristiana? Di aderire alla persona di Gesù: di condividere la sua vita e il suo destino. Mediante la fede, Cristo abita nel cuore del credente [Cf. Ef 3,17], e così il discepolo viene configurato a Lui, e vive in Lui come Lui.

"Vieni e seguimi", dice Gesù all’uomo che cerca la vera vita; all’uomo che non si accontenta dei beni limitati, ma vuole il Bene sommo ed eterno.

2. Il vertice dell’incontro e della sequela di Cristo è la partecipazione all’Eucaristia, che è stata più esplicitamente al centro della vostra fede durante il vostro Congresso eucaristico vicariale.

È mediante la partecipazione all’Eucaristia che la nostra assimilazione a Cristo raggiunge dal punto di vista sacramentale la sua perfezione. Capovolgendo infatti il metabolismo naturale che trasforma il cibo nella nostra persona, nell’Eucaristia è il cibo che trasforma in sé la nostra persona. "Rallegriamoci e ringraziamo – esclama S. Agostino rivolgendosi ai suoi fedeli – siamo diventati non solo cristiani, ma Cristo … Stupite e gioite: siamo diventati Cristo" [In Joannis Ev. Tractatus 21,8; CCL 36,216].

"Vieni e seguimi", ha detto il Signore al giovane del Vangelo, e questa sera ripete a ciascuno di noi. È mediante l’Eucaristia che noi possiamo accogliere l’invito del Signore fino al fondo del nostro essere. Seguire Cristo infatti non è una imitazione esteriore, perché riguarda l’uomo nella profondità del suo essere.

Chiamandoci a seguirlo, Gesù ci chiede di essere perfetti nel compimento del "suo" comandamento dell’amore. Ci chiede di inserirci nella sua capacità di donarsi; di rivivere in noi il suo stesso amore.

Ma imitare e rivivere l’amore di Cristo non ci è possibile colle sole nostre forze. Diventiamo capaci solo se Gesù ce lo dona. E’ quanto fa nell’Eucaristia. Egli l’ha istituita perché la sua carità fosse in noi.

Ed allora in questa solenne conclusione del vostro congresso, voglio augurarvi ora ciò che sarà l’oggetto della preghiera conclusiva: il Padre che vi nutre col corpo e sangue del suo Figlio, per la vostra fede, partecipazione e adorazione della S. Eucaristia, vi doni di partecipare alla sua stessa vita divina.