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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Quarta Domenica di Pasqua
Pegola e Cattedrale, 11 maggio 2014


Carissimi fratelli e sorelle, il divino Sacrificio che stiamo offrendo è oggi carico della nostra – la mia di Vescovo, in primo luogo – profonda preoccupazione. In questa domenica la nostra Chiesa, in unione con tutte le Chiese del mondo, prega per le vocazioni sacerdotali. E’ una grave prova quella che il Signore ci fa vivere: un numero crescente di comunità senza pastore. Ma vogliamo in questo momento cercare consolazione nelle Scritture. Più precisamente nella pagina evangelica.

 

1. E’ frequente nel Vangelo secondo Giovanni, da cui è tratta la pagina letta, il fatto che Gesù riveli la sua identità attraverso simboli. Avete sentito. Anche oggi lo fa: "io sono la porta delle pecore". Le pecore sono il simbolo di noi suoi discepoli. E’ come se Gesù avesse detto: "io sono la porta dei miei discepoli".

Che cosa ha voluto dirci con questa immagine? Due cose.

La prima riguarda noi pastori: per essere pastori veri, legittimi nella Chiesa, si deve passare per Gesù. Si deve cioè essere vere immagini di Gesù: avere coi propri fedeli lo stesso rapporto che Gesù viveva con le persone che incontrava.

S. Pietro, a cui il Signore aveva chiesto di essere il pastore di tutto il suo gregge, qualifica Gesù come "archipoimen", cioè l’arci-pastore [1 Pt 5,4], e con ciò intende dire che si può essere pastori nella Chiesa di Cristo solo per mezzo di Lui e nella più intima comunione con Lui.

Per imprimere più profondamente nella nostra coscienza di pastori l’esigenza che abbiamo di "passare per Gesù", Egli fa due esempi contrari: il ladro; l’estraneo.

Il ladro è descritto nella sua azione di ingresso nel recinto delle pecore, cioè nella comunità cristiana: "si arrampica da un’altra parte". I pastori che non "passano per Gesù" sono gli arrampicatori. Coloro che non cercano il bene dei fedeli, ma il proprio bene.

L’estraneo è descritto in modo suggestivo: "[le pecore] non conoscono la voce degli estranei". L’estraneità fra il pastore che non "passa per Gesù" ed i fedeli è come una sorta di incomunicabilità: "non conoscono la [sua] voce". L’estraneo non parla la lingua di Gesù, la lingua della misericordia e del perdono. Non dicele cose di Gesù; non comunica i pensieri di Gesù.

Ecco, questo è il primo significato dell’immagine della porta: l’immagine delbuon pastore. Voi forse penserete: "questo significato riguarda voi pastori, non i fedeli; perché ce lo ha spiegato?" Cari fratelli ve l’ho spiegato perché preghiate con maggior insistenza,così che i vostri pastori siano immagini vive di Gesù. Non siano "arrampicatori" né "estranei". Quale danno sarebbe per voi l’avere pastori che non "passano per la porta" che è Gesù: che non sono segno vivo della sua presenza amorevole.

 

2. Ma l’immagine usata da Gesù significa anche una seconda cosa, e questo riguarda noi pastori e voi fedeli. Il secondo significato è questo: Gesù è la porta attraverso la quale noi possiamo avere i beni della salvezza.

Questa immagine ne richiama un’altra, usata da Gesù "Io sono la via". Attraverso la porta entriamo: sulla via noi camminiamo. Entrati, che cosa troviamo? "troverà il pascolo", dice il Signore. Ripetiamo nel nostro cuore il Salmo che abbiamo pregato dopo la prima lettura, e sentiremo, sperimenteremo tutta la ricchezza dei doni significati da quelle parole: "troverà pascolo".

Gesù è la via sulla quale camminiamo. Verso quale meta?Gesù, dopo aver detto di essere la via, aggiunge: "la verità, la vita". Attraverso Gesù noi conosciamo le profondità del Mistero di Dio come Mistero di carità. Attraverso la sua parola, i suoi gesti, in breve: attraverso Se stesso, Gesù ci rivela il Padre. Rivela cioè che Dio è con noi per liberarci dal potere del male e donarci in Gesù la sua stessa vita: la vita eterna.

Quando Gesù dice: "io sono la porta", è come se dicesse a ciascuno di noi: "passa attraverso di me, ed avrai la vita stessa di cui vive l’Eterno, la vita eterna".

Cari fratelli e sorelle, potete comprendere come fra i due significati ci sia un nesso profondo. I Pastori della Chiesa devono essere immagini vive di Gesù, così che attraverso di loro, i fedeli in realtà si incontrano con il Signore, che li guida alle fonti della vita.

A Lui ci affidiamo, pastori e fedeli. A Lui, cari fedeli, colla vostra preghiera affidate noi, vostri pastori. Aiuti noi pastori a diventare, per mezzo di Lui e con Lui, buoni pastori del suo gregge.