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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE
Cattedrale, 11 gennaio 2009


1. Cari Fratelli e sorelle, il tempo natalizio si chiude oggi colla celebrazione del Battesimo del Signore. Esso, come avete sentito, è descritto dall’evangelista molto semplicemente: "In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni".

Gesù dunque diede inizio alla sua attività pubblica sottoponendosi al rito di un’abluzione che Giovanni celebrava nel fiume Giordano. Sappiamo bene che molte erano le abluzioni sacre cui ricorrevano gli ebrei. Ma il rito di Giovanni era molto diverso da esse. Il battesimo di Giovanni non era ripetibile; esso includeva la confessione dei propri peccati; era il segno visibile della decisione di dare una svolta definitiva alla propria vita. Ma soprattutto era legato all’annuncio che Giovanni faceva di un intervento da parte di Dio stesso in mezzo al suo popolo: intervento cui bisognava aprire le porte e prepararsi.

"In quei giorni Gesù venne da Nazareth e fu battezzato nel Giordano da Giovanni". La decisione di Gesù desta in noi un profondo stupore, come avvenne per i suoi primi discepoli: come poteva Egli sottoporsi ad un rito che per se stesso significava la propria condizione di peccato, e la volontà di rinascere ad una vita di giustizia? Noi, che siamo stati battezzato nella morte e nella risurrezione di Gesù possiamo ora comprendere in pieno il significato del suo battesimo.

Facendosi battezzare e scendendo nella corrente del Giordano, Gesù volle condividere in pieno la condizione umana fino alla morte ed alla sepoltura. Con questo gesto Gesù anticipa l’evento della Croce, ed inizia il suo itinerario orientato verso di essa. Uscendo dall’acqua, Egli anticipa la sua risurrezione. La condivisione della nostra condizione ha l’effetto di mutarla radicalmente.

La conferma di questa svolta, di questa mutazione della condizione umana si ha in ciò che accadde quando precisamente Gesù esce – risorge –dall’acqua: "vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui … E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

Il primo effetto è che il "cielo si apre". Cari fratelli e sorelle, questa è una potente metafora per dire che i nostri rapporti col Mistero di Dio sono cambiati. Entrare in un rapporto di famigliarità e di dialogo col Tre volte Santo non è più un sogno proibito. È la possibilità che ci è stata donata in Gesù. Colla sua risurrezione ci ha aperto come precursore la via di ingresso nella stessa dimora divina.

Il secondo effetto è che lo Spirito vivificante viene ridonato all’uomo. Scende e rimane in Gesù, e da Gesù viene donato ai suoi discepoli.

Il terzo effetto è che la "voce dal cielo" ricomincia a farsi sentire, e ci svela che Gesù è il Figlio donato al mondo perché l’uomo abbia la vita eterna.

Vedete, cari fratelli e sorelle, come nel gesto del battesimo Gesù anticipa tutta la sua missione successiva, nella sua intima unità dal battesimo alla sua morte e risurrezione.

2. Cari fratelli, fra poco voi sarete ufficialmente ammessi all’itinerario di preparazione al diaconato permanente. Il fatto che la vostra candidatura avvenga all’interno della celebrazione del mistero del Battesimo del Signore, mi ispira due considerazioni.

La prima. Il suo battesimo è stato l’inizio della missione per Gesù: l’inizio del suo itinerario. Anche voi questa sera iniziate un itinerario, che vi deve portare al diaconato. Immergetevi con Gesù nell’umiltà di chi sa di "mangiare senza denaro, vino e latte": il vino ed il latte di una chiamata immeritata. Permettete allo Spirito di scendere e rimanere su di voi, perché il cammino formativo sia una progressiva trasformazione della vostra persona in Cristo.

La seconda. Vi preparate ad entrare nel mistero della missione redentiva di Cristo, riassunta nel battesimo al Giordano. Il santo sacramento dell’Ordine vi rende ministri della carità redentiva di Cristo. Fin da ora il vostro sguardo non sia mai distolto dall’umiltà di Cristo, che agnello senza macchia, scende nel Giordano condividendo la nostra sorte. È questa la via della nostra autentica grandezza!