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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica V di Pasqua (B)
S. Maria Assunta Borgo Panigale, 10 maggio 2009


1. Cari fratelli e sorelle, la pagina evangelica è stupenda. Lo Spirito Santo aiuti me a spiegarvela nel modo dovuto, e conceda a voi un ascolto attento e docile.

Di che cosa parla? Dell’unione del Signore risorto con i suoi discepoli. Piacque, infatti, a Dio, nella sua bontà e sapienza, che il suo Figlio Unigenito venisse a condividere la nostra natura e condizione umana, perché ciascuno di noi condividesse la sua natura e condizione divina. L’Unigenito si fece Primogenito. È di questo progetto divino, che si sta realizzando dentro la storia, che la pagina evangelica parla.

Come ne parla? Usando un’immagine molto frequente nella Sacra Scrittura per indicare il popolo di Dio, il popolo di Israele. Israele era la "vigna del Signore", "il ceppo che la sua mano ha piantato". Ma Gesù in questa tradizione biblica introduce una novità sconvolgente, dicendo: "Io sono la vera vite". Il Figlio di Dio fattosi uomo si identifica colla vite: è "entrato nella vite". Che cosa vuol dire? In Gesù, Dio non si prende solo cura di noi. Diventa uno di noi; diventa uno con noi; diventa noi.

Cari fratelli e sorelle, senza dirvelo ho parlato della Chiesa. Essa è l’unione inscindibile di Gesù con i suoi che con Lui e per mezzo di Lui formano una sola cosa. S. Paolo parlerà di Corpo di Cristo, esprimendo la stessa realtà: Gesù è unito inseparabilmente a noi suoi discepoli; noi siamo una cosa sola con lui ed in Lui.

Ma, come avviene sempre, il dono che ci è stato fatto di questa nuova condizione, pone anche una esigenza per la nostra libertà. Esigenza di che cosa?

L’insieme delle conseguenze pratiche del nostro essere Chiesa è indicato nella pagina evangelica dalle seguenti parole: purificarsi, portare frutto, rimanere. Vediamo brevemente che cosa significano.

Non si può essere uniti con Gesù se si pensa di essere autosufficienti; se la nostra mente non è continuamente purificata dai suoi pregiudizi mediante l’ascolto della parola di Gesù predicata dalla Chiesa. La nostra appartenenza alla Chiesa e quindi la nostra unione con Gesù non è compatibile con qualsiasi modo di pensare.

Quale frutto deve portare chi, già "mondo per la parola annunciata", rimane in Gesù? Il frutto che Gesù si aspetta dai suoi discepoli è la carità reciproca; è la disposizione permanente a servire i fratelli, all’auto – donazione; e pertanto il vero frutto è la giustizia secondo la legge santa di Dio, in attesa del suo Regno.

Ma purificazione e fruttificazione sono condizionate dal "rimanere in Gesù". Cari fedeli, tutti i Padri della Chiesa hanno sottolineato la decisiva importanza del rimanere, cioè del perseverare nella professione cristiana, del pazientare contro tutte le difficoltà che il mondo fa al nostro essere cristiani.

2. Cari fedeli, abbiamo ascoltato la parola evangelica raccolti attorno alla venerabile immagine della Vergine di Loreto, che vi ha fatto visita. L’immagine ci porta subito col pensiero alla Santa Casa, dove "il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra noi".

La vera vite che è Gesù, è fiorita dalla terra immacolata del grembo verginale di Maria. Il suo frutto è stato la rigenerazione della nostra umanità. Nel grembo di Maria il Verbo ha unito alla sua Persona la nostra umanità. Questa unione non ha diminuito la sua divinità, ma ha elevato la nostra dignità.

Rivolgendosi perciò a Maria, un antico scrittore ecclesiastico dice: "Dimmi, o beata Maria, che cos’era colui che avevi concepito nel grembo e che cos’era quanto avevi portato nel tuo grembo di Vergine? Era il Verbo primogenito di Dio, disceso dal cielo su di te, e l’uomo primogenito plasmato nel grembo, affinché il Verbo primogenito di Dio si mostrasse unito all’uomo primogenito" [Ippolito di Roma].

Cari fedeli, durante il mese di maggio la Chiesa è come rapita dalla gloria del Signore risorto e asceso al cielo, e dal dono che le è fatto dallo Spirito Santo. Ma il popolo cristiano, con profondo senso della fede, ha voluto che questo fosse il Mese di Maria. Perché? È in lei che si misura tutta la potenza della risurrezione del Signore e della santità dello Spirito. È lei il frutto più prezioso che la vite – Gesù ha prodotto.

Allora chiediamo alla Vergine Santissima di essere trasformati in veri tralci della vera vite, Gesù il benedetto frutto del suo ventre: perché portiamo frutti di giustizia e di carità. Così sia.