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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Venerdì Santo – "in Passione Domini"
Cattedrale di S. Pietro, 10 aprile 2009


1. "Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto". Cari fratelli e sorelle, la parola profetica si sta adempiendo: anche fra noi stiamo volgendo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto. "Egli" infatti "è stato trafitto per i nostri peccati, schiacciato per le nostre iniquità … il Signore fece ricadere su di Lui l’iniquità di noi tutti". Dunque, ciò che è accaduto sulla Croce, è accaduto per noi [pro nobis]. È stato il prezzo della nostra redenzione. Come ci insegna l’apostolo Pietro, "voi sapete che non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia" [1Pt 1,18-19].

Possiamo chiederci: perché Iddio ha voluto che questa fosse la via della nostra redenzione, la via della Croce?

Se avete fatto attenzione alla narrazione dell’arresto di Gesù nell’orto degli ulivi, avrete notato che l’arresto medesimo è stato assolutamente condizionato dal consenso di Gesù. Egli ha intrapreso il cammino verso la Croce in totale libertà. La morte non è stata per Lui semplicemente una conseguenza inevitabile della fedeltà alla sua missione, ma il centro della sua missione. Gesù qualche giorno prima aveva detto: "Ora l’anima mia è turbata, e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora" [Gv 12,27]. Nell’esistenza di Gesù la morte sulla Croce non entra come una possibile eventualità, ma come il vertice della sua missione. "C’è un battesimo che devo ricevere e come sono angosciato, finché non sia compiuto " [Lc 12,50].

Cari fratelli e sorelle, la nostra meditazione della morte di Cristo ci porta quindi a chiederci: quale era la missione di Gesù [che cosa Egli è venuto a fare in questo mondo]? Perché la sua missione si compie nella morte?

La risposta ci è data da S. Paolo quando scrive: "Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" [Rom 5,8]. L’evento della Croce narra l’amore di Dio per l’uomo, e Cristo è venuto per rivelarci questo amore. La "parola della Croce" è la "parola dell’Amore".

Cari fratelli e sorelle, "Dio nessuno lo ha mai visto, proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" [Gv 1,10]. E lo ha rivelato in grado eminente sulla Croce: è il Dio che ama l’uomo, che ama ciascuno di noi. Ce lo dice entrando Egli stesso, il Figlio unigenito, nella profondità della nostra miseria suprema: la morte.

2. Volgendo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, possiamo e dobbiamo dire con l’Apostolo: "mi ha amato e ha dato Se stesso per me" [Gal 2,20].

Cari fratelli e sorelle, nel racconto della passione del Signore c’è un particolare a cui l’evangelista annette singolare importanza: "uno dei soldati gli colpì il costato e subito ne uscì sangue ed acqua".

Mediante i santi sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia è dato all’uomo di entrare nel cuore di Cristo: di partecipare al suo stesso amore. "Sono stato crocifisso con Cristo", dice l’Apostolo, "e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me" [Gal 2,20]. Ciascuno di noi deve fare spazio nel proprio io all’amore che è nel Cuore trafitto di Cristo, per cui la logica della nostra vita diventa quella dell’amore. Il "precetto dell’amore", su cui abbiamo meditato ieri sera, trova nel fatto che noi siamo stati battezzati nella morte di Cristo [cfr. Rom 6,4] la sua radice ultima.

Qualunque sia la nostra vocazione, la verità dell’esistenza cristiana resta la stessa: lasciarsi trasformare da Cristo per essere nel mondo i testimoni del suo amore per l’uomo.