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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica Sesta di Pasqua
Cattedrale, 9 maggio 2010


1. "Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa". Cari fratelli e sorelle, come avete sentito, Gesù parla ai suoi discepoli della sua presenza fra loro come di un fatto ormai concluso: "… quando ero ancora tra voi". È la situazione in cui ci troviamo noi: Gesù non è più visibilmente fra noi.

Dobbiamo allora pensare che siamo lasciati soli, e come abbandonati? Certamente, a volte siamo tentati di pensarlo. Quando soprattutto attraversiamo momenti di tribolazione, dovuti o non alla malattia. Ma Gesù dice qualcosa di stupendo.

"Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Gesù allora non ci abbandona. Anzi, Egli e il Padre-Dio non solo non si assentano, ma "prendono dimora" perfino presso di noi. Scelgono il loro domicilio presso di noi, il luogo della loro stabile dimora. Ad una condizione però: "se uno … osserverà la mia parola".

Allora, carissimo fratello e sorella, Gesù e il Padre non si assenteranno "prenderanno dimora presso di te", se tu osserverai la sua parola. E che cosa significa osservare la sua parola?

Dopo che il medico ha visitato un ammalato, gli dice che cosa può/deve fare; che cosa non può/non deve fare; quali medicine prendere, e quando prenderle. Osservare quanto un medico prescrive significa "osservare la sua parola". Così, cari ammalati, dobbiamo comportarci con Gesù. Egli ci indica la via della speranza; ci dona colla sua parola la vera consolazione. Se noi facciamo quanto Lui ci dice, "osserviamo la sua parola". E Gesù verrà "presso di noi".

2. Ma ci sono momenti in cui diventa per noi difficile non solo osservare, ma perfino ricordare quanto Gesù ha detto e ha fatto per noi. La tribolazione che attraversiamo può essere talmente forte da indurci a pensare che siamo ormai come perduti. Ma Gesù ci ha fatto un dono, il più grande dono: "il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto".

Il Padre ci invia lo Spirito Santo che è il nostro vero Consolatore, Aiuto, Soccorritore. Se le parole di consolazione che ci vengono dette da una persona cara quando siamo in difficoltà, ci sono di sostegno, quanto più saprà consolarci lo Spirito Santo. Se l’aiuto che ci viene offerto nel bisogno ci è gradito, quanto più lo sarà quello del divino Soccorritore.

E come ci consola lo Spirito Santo? "vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto". Ricordare non significa solo ripetere le parole di Gesù dentro di noi. Lo Spirito Santo ci fa gustare intimamene quanto Gesù ci dice nel S. Vangelo; ci fa sentire che le parole di Gesù sono vere e sono la luce per la nostra vita.

E quale è il risultato di tutto questo? Ascoltiamo: "vi lascio la pace, vi do la mia pace". Carissimi fratelli e sorelle infermi, il Signore, se osserviamo la sua parola, viene a dimorare fra noi; perché possiamo osservare le sue parole, il Padre invia nei nostri cuori lo Spirito Santo che ce le ricorda. La conseguenza è che nei nostri cuori può regnare la pace. Non perché cessano le tribolazioni o le sofferenze della malattia. Ma vivendole con Gesù, esse non ci turbano.

La Madre di Dio, la "consolatrice degli afflitti", ci ottenga dal suo divino Figlio la serenità della mente, la tranquillità dello spirito, la semplicità del cuore, il vincolo dell’amore, la concordia degli animi. Così sia.