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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Basilica di San Petronio, 8 dicembre 2009


1. La prima solennità dell’Anno liturgico è la celebrazione della concezione immacolata di Maria. E non a caso.

L’Anno liturgico è l’ingresso della salvezza di Dio nel tempo, nella storia umana. E al centro di questo evento di grazia si trova la donna.

Esso è narrato nelle sue linee fondamentali nell’annunciazione dell’angelo a Maria, ascoltata nel Vangelo. Il fatto centrale è indicato nelle seguenti parole: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo". La donna-Maria introduce nel genere umano, rende fisicamente presente in mezzo a noi il Verbo di Dio, Dio stesso. Al momento dell’annunciazione Maria concepì un uomo che era Figlio di Dio.

La fede della Chiesa pertanto chiama Maria la Theotokos, la madre di Dio. L’essere stata Ella preservata dal peccato originale, come oggi professiamo nella fede e celebriamo nella Eucaristia, era in vista di questa sua singolare partecipazione alla redenzione dell’uomo.

È considerando la realtà "donna-Madre di Dio", che noi ci poniamo nell’orizzonte adeguato per considerare e capire la dignità e la vocazione della donna.

La pagina evangelica infatti mostra in Maria misteriosamente congiunte le due dimensioni costitutive della vocazione femminile: la maternità ["Ecco, concepirai un figlio"] e la verginità ["Non conosco uomo"].

La maternità colloca la donna in un vicinanza unica al mistero della vita. È esso a sapere per prima che è arrivata nel mondo una nuova persona umana. La prima che dice a se stessa: "ho concepito un uomo". Ella comprende per esperienza vissuta quello che sta avvenendo in lei: si sta formando una persona. Anche lo sposo deve imparare la sua paternità dalla donna che è diventata madre. Se i due possono dire: "questi è nostro figlio", è perché prima la donna ha detto all’uomo: "ti ho dato un figlio".

Come abbiamo sentito, Maria diventa madre perché dice: "avvenga in me quello che hai detto". Parole che dicono il dono che Maria fa di sé, e la disponibilità a generare ed accogliere la nuova vita. Così accade in ogni maternità; ogni maternità è legata alla capacità nella donna di donare se stessa, e di aprirsi verso il dono di una nuova vita.

La verginità. È stato Cristo ad introdurre nel mondo la possibilità per la donna di realizzare se stessa per una via diversa dal matrimonio.

"La naturale disposizione sponsale della personalità femminile trova una risposta nella verginità … La donna chiamata fin dall’inizio ad essere amata e ad amare, trova nella vocazione alla verginità, anzitutto, il Cristo come il redentore che "amò sino alla fine" per mezzo del dono totale di sé, ed essa risponde a questo dono con un dono sincero di tutta la sua vita" [Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Mulieris dignitatem 20; EV 11/1302].

Da questa unione sponsale con Cristo la femminilità viene esaltata in tutte le sue potenzialità, e dà origine a quel "miracolo storico" che è la maternità spirituale propria delle vergini: il miracolo della carità che si effonde su ogni miseria umana. Pensiamo alla più grande donna del secolo scorso: la beata Teresa di Calcutta.

L’esperienza cristiana non finisce di stupire. La verginità della donna non sposata e la maternità della donna sposata si richiamano a vicenda, e l’una aiuta a capire l’altra. Questa è la donna-Maria; questa è la donna nel disegno originario di Dio.

2. Ma non posso tentare almeno un abbozzo di risposta ad una domanda che sicuramente sorge in noi: quale è la donna nella società attuale? Giovanni Paolo II ha parlato al riguardo di un genio della donna [cfr. Lettera alle donne (29 giugno 1995), 9-10; EV 14/2018-2020]. Con esso intendeva parlare del ruolo insostituibile della donna nella famiglia, nella società, nelle istituzioni politiche. Senza questa presenza, o comunque senza un adeguato riconoscimento di questa presenza, l’attenzione e la cura della persona umana nella sua concretezza è gravemente impoverita. "Femminilità" non denota solo una condizione biologica, ma un modo specifico di realizzare l’umano.

La necessaria promozione della (presenza della donna) donna all’interno della società non va intesa come l’accesso di essa al modo maschile di essere persona umana. La diversità è ricchezza; l’omologazione è impoverimento. La diversità fra uomo e donna non è un fatto puramente biologico privo di senso, non va pensata e realizzata come conflitto fra due estranei. È capacità di dire in un linguaggio specifico la stessa umanità, nella pace e nella felicità dell’amore condiviso.

In Maria, vergine e madre, risplende tutta la bellezza e il bene della femminilità: celebrando oggi il suo splendore, testimoniamo la grandezza di ogni donna.