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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica Quinta per annum (B)
Maccaretolo, 8 febbraio 2015


Cari fedeli, la pagina evangelica appena proclamata continua la narrazione di una giornata-tipo di Gesù. Tre sono i fatti che l’evangelista mette in risalto: la guarigione di molti ammalati; la preghiera di Gesù; la sua predicazione. Fermiamoci un momento su ciascuna di queste attività di Gesù.


1. Fra gli ammalati guariti da Gesù c’è anche la suocera di Pietro. Della sua guarigione l’evangelista dà una descrizione accurata anche se breve. Ogni parola è importante. 

«Accostatosi»: è il primo gesto di Gesù. Cari fratelli e sorelle, Dio non ci guarisce dai nostri mali dall’alto della sua divina lontananza. Egli si accosta all’uomo. Come? Vivendo la nostra stessa vita; prendendo la nostra stessa natura: «e il Verbo si fece carne, e venne ad abitare fra noi».

«Prendendola per mano» Feriti come siamo dai nostri peccati ed indeboliti dalle nostre miserie, non abbiamo più la forza di alzarci. Viviamo l’esperienza di persone come bloccate nel nostro peccato, incatenate dalle nostre miserie.

«La sollevò». Nel testo greco, per indicare questa azione di Gesù si usa lo stesso verbo che il N.T. usa per indicare la risurrezione di Gesù. E’ come se dicesse: “la fece risorgere”.

La guarigione che Gesù ci dona, ci rende partecipi di una nuova vita; ci rigenera. Ed il segno di questa guarigione è il seguente: «essa si mise a servirli». L’uomo ricostruito da Gesù, è diventato veramente libero, cioè capace di servire gli altri nella carità.

2. La seconda azione compiuta da Gesù, sulla quale l’evangelista attira la nostra attenzione, è la seguente: «al mattino si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava». 

Quale grande insegnamento ci dona Gesù! In primo luogo, ci insegna che dobbiamo pregare. Egli, che di pregare non aveva bisogno, col suo esempio ci ricorda la necessità della preghiera. Cari fratelli e sorelle, non possiamo essere veri discepoli del Signore se nella nostra giornata, in ogni giornata, non facciamo spazio alla preghiera.

Non solo, ma col suo comportamento Gesù ci insegna anche come dobbiamo pregare. 

«Uscito di casa». Non significa farlo proprio materialmente. L’espressione ha un significato più profondo. Fare spazio alla preghiera esige che ci stacchiamo per qualche tempo dal nostro lavoro, dalle nostre preoccupazioni quotidiane.

«Si ritirò in un luogo deserto». Non sempre possiamo farlo materialmente, ma possiamo custodire dei momenti di silenzio nei quali stiamo soli col Signore.

Ecco, cari fedeli, l’insegnamento di Gesù sulla preghiera, e su come possiamo assicurare un tempo quotidiano alla preghiera.

3. «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto». Gesù con queste parole ci svela un grande mistero: Egli identifica la sua presenza fra noi colla predicazione. La missione di Gesù è predicare. Fermiamoci un momento a riflettere su questo.

Gesù è venuto per dirci l’amore del Padre; per assicurarci della volontà del Padre di renderci partecipi della vita e beatitudine divina. Questa predicazione, di cui l’uomo ha bisogno più dell’aria che respira, oggi si continua nella Chiesa. Gli Apostoli hanno ascoltato la predicazione di Gesù. Lo Spirito Santo li ha introdotti nel significato delle parole ascoltate. Questa parola essi ha lasciato alla Chiesa, consegnandola anche allo scritto.

La parola della Chiesa, il suo Magistero, la sua predicazione fa risuonare di generazione in generazione la predicazione di Gesù. Non è solo predicazione riguardante il Cristo, ma in Cristo; testimonianza di Cristo, sempre presente ed operante nella sua Chiesa.

Cari fedeli, tutto questo genera un duplice obbligo: in noi pastori il dovere di non predicare se stessi o opinioni umane; in voi il dovere di ascoltare con fede la predicazione della Chiesa.

Ed infine, noi e voi siamo ugualmente co-discepoli di un solo Maestro: Gesù.