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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica II di Avvento [B]
Altedo, 7 dicembre 2014


Carissimi fedeli, in questa seconda domenica di Avvento e nella successiva, la Chiesa ci chiede di riflettere sulla figura di S. Giovanni Battista. Egli ci accompagna nel nostro cammino verso la venuta del Signore.


1. Chi è dunque Giovanni Battista? La risposta del Vangelo è la seguente: «voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri».

Per comprendere questa risposta, dobbiamo riascoltare e meditare la prima lettura. Il profeta rivolge, in nome di Dio, la sua parola al popolo di Israele che si trova da decenni in esilio. Era quindi tentato di pensare che quella fosse la sua condizione definitiva; non si dovevano aspettare sorprese.

E’ a questo popolo che viene detto: «parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù». Viene annunciato il ritorno in patria. Ed il profeta già vede il  suo popolo che rifà in direzione opposta il cammino che l’aveva portato in esilio. E pertanto immagina che una voce gridi: «nel deserto preparate la via del Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio». E’ Dio stesso che accompagna il suo popolo: la via del ritorno è la via del Signore.

Riprendiamo ora in mano, cari fedeli, il Vangelo. L’evangelista vede in Giovanni Battista la realizzazione perfetta dell’antica profezia. C’è un popolo, l’intera umanità che ha lasciato la sua patria, ed è andata in esilio.

Non si poteva descrivere meglio la nostra condizione, anche quella attuale. Dopo che Adamo ha peccato, egli si nasconde agli occhi del suo Creatore. La prima parola che Questi dice all’uomo: «dove sei?» [Gen 3, 9]. L’esilio del rapporto con Dio ci conduce a perdere anche noi stessi. Ad essere “fuori posto” nella creazione; in esilio dalla nostra vera dimora.

E’ a questa umanità esiliata da se stessa, spesso incapace di sperare in un futuro diverso, che risuona oggi la voce di Giovanni Battista: «preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri». Il Signore assume la nostra natura e condizione umana per riportare l’uomo nella sua vera patria. Egli è venuto, ed ora, oggi, desidera venire là dove tu ti trovi – nella miseria morale, nel peccato – per ricondurti nella tua vera casa: l’alleanza col Padre che è nei cieli.

Ma perché questo “ritorno dall’esilio” sia possibile, l’uomo deve prepararsi. Giovanni Battista chiede un gesto di penitenza: «predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati». E coloro che lo ascoltavano, «si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati».

Il Signore Gesù vuole entrare nella nostra vita, ma noi possiamo impedirlo. Come? Non riconoscendo che abbiamo bisogno di Lui, della sua redenzione, ritenendoci già perfettamente a posto.

Dunque, fratelli e sorelle, ascoltiamo oggi la voce di Giovanni Battista, riconoscendo la nostra vera condizione, e così potremo incontrare il Signore.

2. In questo cammino di conversione, siamo insidiati da una gravissima insidia, sulla quale ci invita a riflettere la seconda lettura. L’insidia è di lasciarci derubare la speranza; di ritenere che non sia più possibile alcuna sorpresa nella nostra monotona esistenza.

L’autore della seconda lettera di Pietro ha di fronte una comunità scoraggiata, senza speranza. “Sono già passati tanti anni dalla venuta del Signore. Che cosa è cambiato? Nulla”. Quando uno si lascia dominare da questi pensieri, in lui la fede si è già spenta.

La risposta è molto bella: «il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa….ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi». Questo è il tempo del pentimento, perché è il tempo della misericordia di Dio. Dio è capace di sorprese, anche quando meno ce lo aspettiamo. «Perciò, carissimi, nell’attesa…cercate d’essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace».