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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Quinta Domenica di Quaresima
Cattedrale, 6 aprile 2014


Cari fratelli e sorelle, i miracoli che Gesù compie sono dei "segni". Essi significano "qualcosa" di molto più profondo del fatto miracoloso, costatato dai nostri sensi. Gesù guarisce in cieco nato per rivelarci che Egli è la luce che scioglie i più profondi enigmi della vita. Nel Santo Vangelo proclamato oggi è narrato che Gesù risuscita il suo amico Lazzaro, già deposto nella tomba da quattro giorni.

1. Che cosa ha voluto dirci con questo miracolo? La Chiesa, come sempre, ci aiuta a rispondere, facendoci leggere una pagina dei profeti. Facciamo bene attenzione.

Il popolo d’Israele si trova in esilio, privato non solo della sua terra ma anche della sua identità e libertà. Potremmo dire: come popolo era morto, e privo quindi di ogni speranza e senza futuro. Ascoltiamo ora che cosa il Signore Dio attraverso il suo profeta dice a questo popolo: "ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risusciterò dalle vostre tombe, popolo mio, e vi riconduco nel vostro paese. Riconoscerete che io sono il Signore".

Il Signore fa ri-vivere il suo popolo e lo riconduce libero nel suo paese. E’ questa un’azione così grande, così unica nel suo genere, che da essa ed in essa chiunque può riconoscere chi è veramente il Signore.

Ritorniamo ora alla pagina evangelica. Immaginiamo di essere anche noi davanti alla tomba di Lazzaro. Ci sono le sue due sorelle, che dicono a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto". Ci sono gli amici delle due sorelle, gli apostoli, e Gesù che scoppia in pianto. La scena sembra dominata da un senso d’impotenza: la morte, comunque, dice l’ultima parola.

E’ a questo punto che Gesù dice la parola decisiva: "io sono la risurrezione e la vita, che crede in me, non morrà in eterno". Fermiamoci un momento a meditare queste parole.

Gesù non dice solamente: "io sono la vita", ma prima dice: "io sono la risurrezione". Egli vuole assicurarci anche al di là dell’apparenza, dell’esperienza della morte [e colla parola morte comprendiamo le nostre debolezze, la nostra incapacità di amare, ed i nostri peccati] vi è la vittoria di Cristo, la potenza della sua risurrezione. Le parole di Gesù indicano situazioni, come la morte, che non hanno più via di uscita e la capacità di Cristo di farcene uscire.

Celebrando fra due settimane il mistero della Pasqua, se ci accostiamo con fede ai santi sacramenti, vivremo proprio questa esperienza. La potenza di Cristo ci investe e trasforma la nostra persona.

2. Carissimi catecumeni, quanto ho detto finora è vero in grado eminente per voi, a causa di ciò che accadrà nella vostra persona durante la notte di Pasqua.

Il fatto della risurrezione di Lazzaro è l’espressione più grandiosa del cambiamento che in quella notte avverrà in voi. Cristo vi farà uscire dalla tomba in cui vive chi non è ancora inserito in Cristo, e sarete rigenerati nella vita nuova. Vi sarà donato lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù, poiché "se qualcuno non ha lo Spirito di Gesù, non gli appartiene". Appartenendo a Gesù, sarete veramente uomini e donne nuovi.