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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica II di Avvento (A)
San Benedetto del Querceto, 5 dicembre 2010


1. Cari fratelli e sorelle, come comunità di fede noi in queste settimane stiamo celebrando il tempo di Avvento. Avvento significa venuta. Venuta di chi? Del Signore Gesù Cristo.

Qualcuno potrebbe subito pensare: "ma Gesù non è già venuto duemila anni orsono?" Certamente. Ma dobbiamo anche tenere presente, sempre ma soprattutto in queste settimane, che Egli ha detto: io ritornerò. E’ in forza di questa parola di Gesù che noi nel momento centrale della celebrazione eucaristica diciamo: "annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, in attesa della tua venuta". E subito dopo il Padre nostro, il sacerdote parafrasando l’ultima richiesta – liberaci dal male – prega il Signore che possiamo vivere "sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo".

Cari amici, queste formule liturgiche ci dicono: ogni volta che noi celebriamo i divini misteri, noi andiamo incontro al Signore ed Egli viene incontro a noi. Anticipa in un qualche modo la sua venuta, quella venuta che un giorno sarà definitiva.

Esiste dunque una profonda somiglianza fra la situazione attuale in cui ci troviamo noi – siamo in attesa della venuta del Signore e in un qualche modo la anticipiamo – e la situazione in cui si trovava chi viveva in Palestina immediatamente prima che Gesù, il Dio fatto uomo, apparisse. E’ a causa di questa somiglianza che la Chiesa oggi e domenica prossima ci pone davanti la figura di Giovanni Battista.

Chi è Giovanni Battista? E’ stato l’ultimo dei profeti, colui che ha preparato il popolo ad andare incontro al Signore che stava venendo per la prima volta. Egli colla sua predicazione ci spiega che cosa significa andare incontro al Signore che viene. Mettiamoci dunque in ascolto.

La prima cosa che Giovanni ci dice è che la venuta del Signore ha il carattere di un giudizio. Lo dice attraverso due immagini. "Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco". La seconda immagine: "Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con fuoco inestinguibile".

La venuta del Signore che attendiamo opererà una separazione vera e propria; e quindi esiste la possibilità per ciascuno di arrivarci come un "albero che non produce frutto" e di essere gettato nel fuoco di una condanna definitiva; di arrivarci essendo come "paglia", buona solo ad essere bruciata.

Come evitare di andare incontro al Signore in queste condizioni? Giovanni risponde nel modo seguente: "fate frutti degni di conversione". Cioè: lasciamoci modellare dalla grazia del Signore, "avendo" come ci dice l’Apostolo nella seconda lettura "gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Gesù". E’ vivendo con pietà, giustizia e sobrietà, in questi giorni, che noi possiamo attendere e come anticipare la venuta del Signore.

2. Cari fratelli e sorelle, il Vescovo è venuto a farvi visita proprio durante queste settimane di Avvento. Il fatto non è privo di significato.

Egli è venuto per dirvi con Giovanni Battista "preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Per dirvi che dentro alla vostra vita quotidiana si sta preparando un grande evento, giorno dopo giorno: il Signore sta già venendo.

Ogni domenica celebrando l’Eucaristia voi, per così dire, siete già trasportati dentro la vita nuova ed eterna col Signore. Vi sembreranno forse queste parole lontane dalla vostra vita di ogni giorno: parole irreali. Non è così, poichè voi siete chiamati ad un destino di eternità.

"In virtù della perseveranza" dunque e "della consolazione" che ci vengono dalla Parola di Dio che ogni domenica ascoltate, tenete viva la vostra speranza. Così sia.