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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


S. Messa in suffragio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti e di tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine caduti in servizio
Chiesa del SS. Salvatore, 5 febbraio 2006


La pagina biblica ascoltata nella prima lettura non è solo materialmente l’inizio di tutta la narrazione biblica, ma ne costituisce il principio e il fondamento. Attraverso un linguaggio semplice, figurato, che non manca di utilizzare antichi miti debitamente purificati, viene comunicato all’uomo la spiegazione radicale di tutta la realtà: "in principio Dio creò il cielo e la terra". Se poi prestiamo attenzione ai singoli momenti in cui si svolge la narrazione, vediamo che ogni realtà è posta in essere semplicemente mediante la parola di Dio: "Dio disse: … e così avvenne". All’inizio del suo Vangelo Giovanni scrive: "tutto è stato fatto per mezzo di lui [cioè della Parola, del Logos] e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste".

Miei cari amici, la spiegazione della realtà che la fede ebraico-cristiana ci offre poggia dunque su due colonne: la realtà ha avuto inizio dal Logos divino; la realtà ha in sé stessa un senso, un’intrinseca intelligibilità.

Questa spiegazione configura e per così dire plasma la nostra collocazione dentro alla realtà: configura il modo giusto di rimanervi dentro. La "cifra" della nostra dimora nel mondo è la ragionevolezza; più precisamente i padri della nostra civiltà preferivano dire, la ragione esercitata con rettitudine [recta ratio]. Conserva l’ordine della ragione – scrive un Padre della Chiesa – e l’ordine della ragione conserverà te.

In un Salmo troviamo una domanda sconvolgente: "quando si scuotono le fondamenta, il giusto che cosa può fare?" [Sal 11(10), 3].

Miei cari amici, quando si vedono le scene che abbiamo visto a Catania la scorsa settimana, non ci si può non chiedere: si stanno scuotendo le fondamenta? tanta è la follia – la negazione della ragione – che quei fatti mostrano. Non ci si può non chiedere: come si è arrivati a cancellare totalmente la "cifra" della dimora umana nella realtà, sostituendo anche nel cuore dei giovani [arrestati nove minorenni!] alla luce della ragione la tenebra della follia?

Come avete sentito il primo gesto che Dio compie nella sua opera creatrice è la separazione della luce dalle tenebre. Presso tutte le culture luce-tenebre sono metafore che significano sapienza-stoltezza, ragionevolezza-stupidità. Quando questa divisione non è più custodita, la realtà ricade interamente nel caos primordiale. E si troverà sempre qualche "profeta del niente" disposto a chiamare questa ricaduta conquista di libertà, corrompendo in primo luogo gli animi dei giovani.

"Quando si scuotono le fondamenta, il giusto che cosa può fare?". Noi stiamo celebrando questa divina Eucarestia per ricordare un giusto: un umile eroe che ha dato la vita per riportare l’ordine della ragionevolezza, della legge, dentro la realtà e la realtà dentro l’ordine e la ragionevolezza. Rendiamo gloria ed onore a questo giusto e a tutti coloro che come lui hanno dato la vita; così come ai tanti che quotidianamente custodiscono il bene della nostra dimora, della nostra convivenza; preghiamo che il Signore doni conforto alle famiglie devastate da questa morte. A voi tutti dico con semplicità: siate fieri di portare la divisa che portate; sia vostra gioia più grande la buona testimonianza della vostra coscienza.

Ma questo doveroso gesto che stiamo compiendo non sarebbe interamente vero e buono se non ci portasse tutti ad una considerazione seria delle responsabilità di ciascuno: la morte di un giusto non può lasciarci come ci trova.

Siano sconfessati tutti quei "profeti del nulla" che confondono ed educano a confondere libertà e permissivismo, autoaffermazione ed individualismo, degradando la convivenza umana a conflitto di forze opposte, negando che esista un bene comune costituito dalla nostra stessa umanità.

"Dio disse: sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre". Risplenda nel cuore di ciascuno la luce della verità e del bene. Ed il sacrificio di una vita donata ci spinga tutti ad impedire che "le fondamenta siano scosse".