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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Domenica Trentunesima per Annum (B)
Castelletto di Serravalle, 4 novembre 2012


1. La prima lettura è di una singolare attualità. Essa ci dice a quali condizioni si possono vivere lunghi giorni tranquilli sul territorio in cui abitiamo "E così sia lunga la tua vita … perché tu sia felice e cresciate di numero": queste sono le promesse.

Non viviamo certamente giorni sereni, privi di preoccupazione. Guardiamo al futuro più con paura che con speranza. E pertanto chi ci governa e chi ci amministra sta cercando di compiere scelte, non raramente pesanti per i cittadini, che ritengono le più efficaci per uscire da questa situazione.

Ma la parola di Dio non affronta la nostra condizione da questo punto di vista. Essa ci invita a fare verifiche più profonde.

Prima di mettere in ordine i rapporti fra di noi, è necessario essere in ordine con Dio. E questo è un primo fondamentale insegnamento che oggi ci dona la parola di Dio. Non possiamo dividere la nostra vita in tante regioni separate fra loro: da una parte c’è il mio rapporto con Dio, dall’altra la mia vita di ogni giorno. Ciò che faccio alla domenica venendo a Messa non ha alcun rapporto con ciò che farò il lunedì. L’ordine nei rapporti fra noi ha la sua radice nell’ordine di ciascuno di noi con Dio.

Ma che cosa concretamente significa "essere in ordine con Dio"? Due cose, ci ha detto la prima lettura: "Temi il Signore tuo Dio osservando per tutti i giorni della tua vita tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi"; "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze". Dunque è in ordine con Dio l’uomo che lo teme osservando i suoi comandamenti, e lo ama con tutto il cuore.

Cari fratelli e sorelle, temere Dio non significa avere paura di Lui per il male che può farci. Egli non è una forza oscura del male; la sua presenza non è un pericolo per l’uomo. Il timore di Dio di cui parliamo consiste nel riconoscimento della signoria di Dio e della nostra condizione di creature. Consiste, potremmo dire, nel pensare: "Dio è Dio, ed io non sono che una sua creatura". La conseguenza di questo riconoscimento è che noi ci sottomettiamo alla sua santa Legge e viviamo non secondo la nostra sapienza, ma secondo le regole della sapienza divina.

Quanto più riconosciamo nella verità il rapporto di Dio con noi, tanto più vediamo la sua bontà; ci rendiamo conto che tutte le sue vie sono grazia e misericordia. La riverenza verso Dio, la sottomissione alla sua santa Legge diventa amore di Lui: "amerai il Signore tuo Dio".

 

2. La pagina evangelica riferisce un dialogo tra uno scriba e Gesù, e nasce da una domanda che lo scriba medesimo rivolge a Gesù: "qual è il primo di tutti i comandamenti?". Cioè: che cosa nella santa Legge di Dio è più importante?

Fate bene attenzione. Gesù dà una risposta più ampia della domanda. Gli era stato chiesto: "quale è il primo comandamento?"; egli risponde: "il primo è …", ma subito aggiunge: "e il secondo è questo … ". Non gli era stato chiesto.

Dalla risposta completa di Gesù dobbiamo concludere che non si comprende il primo senza metterlo in rapporto al secondo.

Nella risposta di Gesù "l’accento cade completamente sul legame dell’amore di Dio con quello del prossimo; anzi, nell’amore verso il prossimo egli indica il banco di prova e la verifica dell’amore verso Dio" [R. Schnackenburg, Vangelo secondo Marco, Città Nuova, Roma 2002, 328]. In sostanza Gesù dice che non è possibile amare Dio se non si ama il prossimo. Da altre pagine del Vangelo sappiamo che quando Gesù parla di prossimo intende parlare di ogni persona umana in stato di bisogno, indipendentemente dal popolo cui appartiene, dalla religione che professa, dall’età della sua vita.

La Chiesa, approfondendo questo insegnamento del Signore, lo esprime in modo mirabile. Essa insegna che l’amore con cui amiamo Dio è lo stesso amore con cui amiamo il prossimo. Come è la stessa luce che fa vedere ai nostri occhi oggetti anche molto diversi, così è lo stesso amore che ci fa amare Dio e il nostro prossimo.
E’ qualcosa, questo, di unico nel suo genere.

Cari fratelli e sorelle, il Signore ha voluto che la Visita pastorale che sto facendo fosse illuminata da questo stupendo insegnamento. Custoditelo nel vostro cuore; trasmettetelo ai vostri figli, perché possiate vedere giorni lunghi e felici.