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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Seconda Domenica di Quaresima (Anno B)
Cattedrale, 4 marzo 2012


1. Cari fratelli e sorelle, se nella prima settimana di Quaresima la Chiesa ci ha posto davanti il mistero delle tentazioni di Cristo nel deserto, oggi, all’inizio della seconda, ci fa contemplare il mistero della Trasfigurazione del Signore.

Essa è narrata dall’evangelista Marco nel modo seguente: "si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". La divina parola sulla quale dobbiamo concentrare gli occhi della nostra fede è: "si trasfigurò". Il Signore cioè, mentre era ancora e viveva nella povertà della nostra condizione umana, per qualche tempo è stato trasformato nella condizione di gloria a cui la sua umanità è destinata. Ciò che è promesso ai giusti nella vita eterna, Gesù lo ha vissuto per qualche tempo mentre ancora viveva questa vita. Non come uno fra i giusti, ma come "il Figlio prediletto" del Padre, mandato con una missione unica.

Le vesti "bianchissime e splendenti" denotano questo stato, questa condizione di gloria: "indossavano vesti bianche" [Ap 7, 9].

Possiamo dunque chiederci: perché la Chiesa inserisce nel nostro cammino quaresimale la contemplazione della gloria ultraterrena del corpo del Signore? Ci aiutano a capirlo due testi di S. Paolo.

Il primo, scritto ai cristiani di Corinto, dice: "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasfigurati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore" [2 Cor 3, 18].

I discepoli del Signore diventano partecipi della stessa trasfigurazione del Signore - "la gloria del Signore" - poiché mediante la fede "vedono il Signore", attingono la sua Persona. Mediante questa visione, la sua gloria si imprime nella nostra persona e noi "veniamo trasfigurati in quella medesima immagine".

Non è opera nostra. La trasformazione della nostra persona nell’immagine di Cristo avviene "secondo l’azione dello Spirito del Signore". È Lui che ci plasma e trasfigura dall’interno.

Il secondo testo paolino ci dice che l’opera dello Spirito che ci trasfigura, deve essere acconsentita dalla nostra libertà: "non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasfiguratevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto" [Rom 12, 2].

Cari fratelli e sorelle, questa parola di Dio non narra un evento, ma enuncia un comandamento: "non conformatevi"; "trasfiguratevi". L’opera dello Spirito Santo, che mira a trasformarci in Cristo, esige che usciamo dal "conformismo" ed entriamo in un cammino di vero "rinnovamento della nostra mente". Cioè: della parte più intima del nostro io, da dove nascono pensieri, affetti, valutazioni. Là dove si istituisce il rapporto colla realtà.

Ora possiamo comprendere perché oggi la Chiesa ci fa celebrare il mistero della trasfigurazione del Signore. È come se essa ci dicesse: "continua il tuo cammino quaresimale di allontanamento dal mondo contrario a Dio e di trasformazione continua della tua persona. La meta è stupenda: la trasfigurazione in Cristo: diventerai in Cristo una nuova creatura". È dunque una celebrazione di incoraggiamento e di esortazione. "Ascoltatelo", dice la voce dal cielo. È Gesù la nostra meta; è Gesù la nostra via.

2. Cari catecumeni, fra poco vi sarà donato il Credo. Esso è il contenuto della fede della Chiesa: "questa è la fede della Chiesa". Entri esso nella vostra mente, così che gradualmente diveniate capaci di pensare nella fede e secondo la fede, di usare della vostra libertà nella fede e secondo la fede.

Il contenuto della fede "non è per voi nuovo o mai ascoltato. Che, anzi, siete soliti a sentirlo (esposto in maniere diverse nella Sante Scritture o nei discorsi della Chiesa). Ora però è necessario presentarvi queste cose raccolte in breve, redatte e condensate in un certo ordine, affinché la vostra fede sia ben costruita" [S. Agostino, Discorso 214, 1; NBA XXXII/1, 219].

Amate profondamente questo testo, poiché mediante esso voi potete adorare Dio nella verità. Esso è la luce che guida i vostri passi: senza la luce che ci viene dai contenuti della nostra fede brancoliamo nel buio. Non sappiamo più con certezza da dove veniamo, verso dove siamo incamminati.

"Credo in Dio Padre … creatore", questo è l’inizio; "e la vita eterna", questa è la fine. L’atto di amore gratuito della creazione ci ha dato origine. La vita senza fine col Padre è il nostro destino finale. Fra i due c’è Gesù che ci conduce e ci guida. Così sia.