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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Commemorazione dei fedeli defunti
Chiesa Monumentale di S. Girolamo, 2 novembre 2014


Cari fratelli e sorelle, la celebrazione ieri di tutti i Santi ed oggi il ricordo liturgico di tutti i defunti ci fanno guardare alla meta finale del nostro pellegrinaggio terreno. Queste due giornate sono un grande invito a non lasciarci imprigionare dentro l’orizzonte del tempo.

1. L’apostolo Paolo nella seconda lettura ci rivela qual è la condizione della persona umana che mediante il battesimo è stata unita per sempre a Cristo. "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo".

Nel ricordo che oggi facciamo dei nostri defunti, siamo rimandati dall’Apostolo al loro battesimo, in forza del quale essi hanno acquisito definitivamente un "diritto" nei confronti di Dio: il diritto di ereditare, dal momento che mediante il battesimo sono diventati figli. La morte ha privato i nostri defunti di tutto ciò che è terreno, ma non del dono sublime fatto loro nel battesimo: essere stati adottati come figli dal Padre celeste, col conseguente diritto all’eredità: "se siamo figli, siamo anche eredi". La morte non distrugge questo fatto, non pone termine a questa relazione figliale, non separa dalla famiglia di Dio.

Ma eredi di che cosa? Di quali beni sono eredi i nostri fratelli defunti? Varie volte ed in vari modi la Parola di Dio risponde a questa domanda. Lo fa in modo negativo, quando Pietro scrive ai suoi fedeli: "per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce". [1Pt 1, 4]. Ma soprattutto risponde in modo affermativo: l’incorruttibilità [1 Cor 15, 50b]; un tesoro di gloria [Ef 1, 18]; la vita eterna [Tt 3, 7]. S. Agostino, riassumendo tutto quanto ci dice la Parola di Dio, scrive che l’eredità che i nostri defunti hanno ricevuto consiste nel "poter contemplare, immortali per l’eternità ed incorruttibili nel corpo e nello spirito, le delizie di Dio" [Ep. 130.14.27; NBA XXII, 103].

Perché questo possa accadere, perché sia data esecuzione al loro "diritto" all’eredità ricevuto nel dono del battesimo, la comunità dei credenti offre, in modo particolare oggi, il sacrificio eucaristico ed altre preghiere di suffragio per tutti i fedeli defunti. Il suffragio per i defunti è una pratica bella e nobile, un grande atto di carità, una vera opera di misericordia.

Nel cuore dei nostri fratelli defunti è rimasta ed era presente al momento della morte una vera apertura alla verità e alla bontà, un orientamento sincero verso il Signore. Tuttavia, nella grande maggioranza dei casi, la fragilità umana fa sì che questo orientamento, nelle scelte concrete della vita, sia stato come coperto da compromessi col male. La conseguenza è che i nostri fratelli defunti possano avere bisogno di purificazione. La fede della Chiesa ci insegna che quanti si trovano in questa condizione possono essere aiutati dalle nostre preghiere. Ed è ciò che la Chiesa ci invita a fare soprattutto oggi e per tutto l’ottavario seguente.

2. Tutto quanto ho detto finora presuppone quella certezza di fede che è centrale per la Chiesa: la risurrezione di Gesù implica anche la risurrezione dei morti. La morte non è l’ultima parola sull’uomo.

Abbiamo appena ascoltato nella prima lettura il profeta Isaia: una pagina impressionante.

Essa può essere letta ed ascoltata come l’espressione del più profondo desiderio di ogni uomo: che in un mondo in cui il male sembra essere sempre vittorioso sul bene, in cui il prepotente opprime il debole, Dio, Signore della storia, "asciughi le lacrime su ogni volto; faccia scomparire la condizione disonorevole degli oppressi". In una parola: "elimini la morte per sempre".

Ma la speranza del profeta trova il suo compimento in Gesù e nella sua risurrezione. Dio fattosi uomo viene ad abitare dentro alle nostre desolazioni e alle nostre insicure speranze. Condivide la nostra condizione e ci dona la bella notizia, colla sua risurrezione, che veramente "il Signore Dio asciugherà le lacrime in ogni volto". E’ questo annuncio che noi, celebrando questa Eucarestia, come discepoli di Gesù siamo venuti a fare anche in questo luogo, dove sembra regnare la morte.