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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


Solennità del Corpus Domini
San Pietro Capofiume, 2 giugno 2013


Cari fratelli e sorelle, la celebrazione odierna è piuttosto recente. Essa venne istituita dal papa Urbano IV nel 1264; dunque 749 anni orsono. Ma "ciò che celebriamo" è antico quanto il cristianesimo, e "costituisce nel suo genere il più grande dei miracoli" [Leone XIII, Enc. Mirae Caritatis]. Celebriamo infatti la presenza reale di Gesù, il Signore risorto, sotto i segni del pane e del vino.

Celebrare una presenza significa godere e fare festa per essa, perché dimostra il desiderio di chi ci ama di rimanere con noi, in nostra compagnia.

1. Ho parlato di presenza reale. Ci sono tanti modi con cui una persona può essere presente ad altre. Perché queste la ricordano; oppure perché leggono quanto la riguarda.

Ascoltiamo le parole di Gesù dette sul pane nell’ultima cena: "questo è il mio corpo". Non dice semplicemente "rappresenta; è il segno del mio corpo". Ma dice: "questo è il mio corpo, insegnandoci a non considerare la natura della cosa presentata, ma [a credere] che con l’azione di grazie si è tramutata in carne" [Teodoro di Mopsuestia, Comm. al Vangelo sec. Matteo 26; PG 66, 714].

Pertanto, il Signore è realmente presente fra noi: non ci ha privati della sua presenza; non ci ha lasciati soli. Noi oggi celebriamo questa presenza.

Ma come può accadere un tale fatto, che un pezzo di pane ed un po’ di vino sia tramutato nel corpo e nel sangue di Cristo?

Avete sentito le parole di Gesù: "fate questo in memoria di me". Cioè: "perché il ricordo di me, di ciò che io ho fatto e sofferto per voi non si riduca ad essere solo una vuota commemorazione, fate anche voi [Apostoli] ciò che ho fatto io davanti a voi". Con la forza ed in forza della sua parola, ogni volta che il sacerdote pronuncia le parole di Gesù e compie i suoi gesti, rende presente realmente Gesù.

Non vi devono sfuggire due piccole parole. Gesù dice: "…per voi". Cioè: offerto in sacrificio per la vostra salvezza. La presenza di Gesù è la presenza del dono che Egli ha fatto di Sé sulla Croce; è la presenza di Gesù sotto forma di vittima gloriosa offerta per la nostra redenzione: "nel suo corpo e nel suo sangue ha voluto che fosse la nostra salvezza" [S. Agostino, Esposizione sui Salmi 33, Sermone 1,6; NBA XXV, 623].

Cari fratelli e sorelle, che cosa stupenda è questa! Il Signore è presente fra noi nell’atto di offrirsi per noi, nel senso che il pane ed il vino eucaristico sono la presenza del sacrificio di Cristo sulla Croce. Questo sacrificio è reso presente realmente nel pane e nel vino consacrati.

Non ci deve poi sfuggire il fatto che il Signore ha voluto essere presente sotto il segno del pane e del vino. Sotto il Segno del nostro cibo e bevanda. Questa decisione del Signore ci dice che Egli vuole essere "mangiato e bevuto", perché siamo sempre più trasformati di Lui.

Ascoltate, fratelli e sorelle carissimi, che cosa scrive al riguardo un Padre della Chiesa. "Guarda la sua sublimità: in principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio. Ecco il cibo eterno: ma lo mangiano gli angeli….Ma quale uomo può giungere a quel cibo? dove è un cuore adeguato a questo nutrimento?...Il Verbo eterno di cui si nutrono gli angeli, e che è uguale al Padre, l’uomo lo ha mangiato"
[S. Agostino, ibid.].

2. Cari fratelli e sorelle, non viviamo come se Cristo fosse assente. Egli ci chiede di essere suoi amici. Non celebriamo l’Eucaristia come un rito vuoto: c’è una Presenza; c’è la Presenza del Signore e del suo sacrificio.

Questa presenza non termina terminata la S. Messa. Essa permane nelle nostre chiese. Visitiamo il Signore nell’Eucaristia, e rimaniamo in sua compagnia volentieri. Effondiamo davanti a Lui il nostro cuore, poiché Egli ci dice: "venite a me voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi ristorerò".