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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXX DOMENICA PER ANNUM (A)
Apertura Grande Missione
Pomposa 23 ottobre 1999

1. "Maestro, quale è il più grande comandamento della legge?". La domanda posta dal dottore della Legge riceve il suo significato proprio dall’ambiente religioso in cui Gesù viveva, ma esprime anche una domanda di fondo per ogni anima veramente religiosa.

La domanda del dottore della Legge è in primo luogo comprensibile sullo sfondo dell’esperienza fondamentale di fede di Israele. Quest’esperienza si è sempre espressa secondo il paradigma , l’immagine dell’ALLEANZA che Dio stipula col suo popolo. Essa, secondo anche le usanze orientali, comporta una stipulazione o clausola fondamentale e stipulazioni/clausole secondarie. Così, per esempio, nel decalogo fungeva da stipulazione fondamentale il seguente fondamento: "Non avrai altro Dio all’infuori di me". Naturalmente, a seconda della situazione storica in cui Israele era chiamato a vivere la sua fede, mutava anche l’importanza che si attribuiva all’una o all’altra clausola dell’Alleanza col Signore. La domanda dunque fatta a Gesù era chiara: "che cosa richiede da me il Signore sopra tutto in conseguenza del fatto che Egli si è alleato col mio popolo?".

Ma la domanda del dottore della legge esprime anche un’esigenza che è presente in ogni persona veramente religiosa. Ogni religione infatti si esprime, si struttura in un insieme di dottrine, di comandamenti, di riti. O prima o poi, maturando la coscienza della persona, questa si chiede: "ma che cosa è più importante, che cosa è meno importante?".

Visto dunque il senso della domanda riascoltiamo attentamente la risposta di Gesù: "amerai il Signore Dio tuo …". Notiamo subito un particolare: Gesù non si accontenta di indicare quale è il primo comandamento; indica anche il secondo, sul quale non era stato richiesto. Come mai? Perché ritiene che, pur essendoci una gerarchia fra i due, essi sono così uniti fra loro che l’uno non si dà senza l’altro. Ma non è questo ciò che è centrale nella risposta di Gesù. Ciò che Gesù vuole dirci è il rapporto che esiste fra questi due comandamenti e tutta la Rivelazione che Dio ha fatto [Legge e Profeti]. Quale? Esso è espresso da un verbo: "DIPENDE". Esso richiama l’immagine di un "gancio" o di un "cardine". Insomma: un punto fermo attorno cui si muove tutto ciò che il Signore ci ha detto; un centro da cui, come tutti i raggi, partono tutte le parole che il Signore ci dice.

Secondo l’evangelista Matteo, è Gesù Colui che porta a compimento la Rivelazione: Lui ci dice tutto ciò che il Padre ha da dirci. E tutto ciò che Gesù ci dice, ruota attorno al perno assiale costituito dall’amore di Dio e del prossimo.

Carissimi fratelli e sorelle, prestate molta attenzione a ciò che sto dicendo, perché è di somma importanza per la vostra vita cristiana. La risposta di Gesù significa che tutto ciò che il Padre ha pensato e fatto per l’uomo, aveva un solo scopo: rendere l’uomo capace di amarlo e di amare gli altri come se stesso. L’Incarnazione del Verbo non è solamente atto che manifesta l’amore d Dio per noi, ma è stata decisa perché l’uomo fosse capace di amare: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Gv 3,16). E la vita eterna consiste nell’amore.

L’Incarnazione dunque, e tutto ciò che ne consegue e ne compie l’intima ragione, ha come suo scopo che esista nel mondo l’amore: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Lc 12,49). Perché esistesse nel mondo l’amore, conveniva che Dio stesso venisse nel mondo, poiché Dio è la carità. Che l’uomo sia capace di amare: questo è lo scopo ultimo di tutto l’agire di Dio nei confronti dell’uomo.

2. Carissimi fratelli e sorelle, oggi iniziamo in questo luogo così suggestivo la Missione. La parola evangelica ne svela interamente il senso.

La Missione della Chiesa è la continuazione della missine di Cristo in mezzo a noi. Essa dunque ha lo stesso scopo che quella di Cristo. Quale? Quello di costruire fra gli uomini una vera comunione nell’amore. Il principio costitutivo, sorgivo di questo evento è la Persona, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù. In forza dell’incorporazione degli uomini a Lui mediante la fede e i sacramenti, anch’essi sono capaci di amare Dio e il prossimo: la carità di Cristo si trasfonde in noi e fiorisce anche il deserto. Il deserto della libertà di tanti giovani incapace di definitività e di gratuità; il deserto di tanti matrimoni devastati dalla sterilità dell’egoismo; il deserto delle nostre comunità civili dominate spesso dalla ricerca dell’utilità individuale; il deserto creato dallo spaccio e dalla diffusione della droga.

Ecco, carissimi missionari e missionarie: voi andate, compiendo il gesto più semplice, in fondo, ad accendere il fuoco della carità portando il Vangelo.

Non abbiate nessuna paura! Voi con noi avete infatti detto: "Signore, mia roccia/ mia fortezza, mio liberatore/ mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo/ mio scudo, mia potente salvezza".