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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


MESSA DI RINGRAZIAMENTO
31 dicembre 2000

1. "Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mondò il suo Figlio, nato da donna". Entrando nel terzo millennio dell’era cristiana sentiamo più profondamente questa sera come siamo immersi dentro al fluire del tempo, come la nostra esistenza sia come distesa lungo il tempo.

La parola di Dio però questa sera ci svela un grande mistero riguardo al tempo. Fra gli innumerevoli istanti di cui è fatto il tempo, ne esiste uno che è assolutamente diverso dagli altri: è l’istante in cui il Verbo viene concepito da Maria nella nostra natura umana. E’ certamente un istante del tempo, ma è incomparabilmente unico. L’Apostolo indica questa diversità e questa unicità chiamando quell’istante "la pienezza del tempo". Che cosa significa? che tutto il tempo che precedeva quel momento e tutta la storia vissuta dall’umanità erano orientati verso quell’istante in cui Maria concepì il Verbo. Il tempo era orientato a quel momento, raggiunto il quale la misura è completa: il tempo ha raggiunto la sua pienezza.

Ma per quale ragione l’istante in cui Maria concepisce il Verbo nella nostra natura umana compie la misura del tempo? Possiamo trovare la risposta a questa domanda partendo da un’osservazione molto semplice. Ogni movimento quando raggiunge la meta verso cui era diretto, si ferma: è arrivato. Il viaggio termina all’arrivo. Dio creando il mondo aveva uno scopo, si prefiggeva un fine, intendeva raggiungere una meta: "perché ricevessimo l’adozione a figli". Tutto ciò che esiste, esiste per l’uomo; l’uomo esiste per essere introdotto come figlio nella vita stessa di Dio. E quindi "la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio"[Rom 8.19]. L’uomo diviene figlio di Dio, è divinizzato quando e perché "Dio mandò il suo Figlio, nato da donna". Infatti "Dio si è fatto uomo, affinché noi diventiamo dei" [S. Atanasio, L’incarnazione del Verbo 54, CN ed., Roma].

Esiste una connessione molto profonda fra l’assunzione da parte del Figlio unigenito della nostra natura e condizione umana e il destino ultimo di ogni uomo: noi raggiungiamo la pienezza del nostro essere, la nostra piena beatitudine, in quanto diventiamo partecipi della figliazione divina del Verbo attraverso la sua incarnazione. Siamo stati pensati e voluti, creati cioè, ad immagine di Cristo. Ecco perché la sua venuta segna la pienezza del tempo: non è venuto perché era giunta la pienezza del tempo, ma viceversa la pienezza del tempo venne quando e perché "Dio mandò il suo Figlio, nato da donna … perché ricevessimo l’adorazione".

2. "I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio". Il racconto evangelico nella sua semplicità ci aiuta ora a capire il significato che ha lo scorrere del tempo dopo l’incarnazione del Verbo: il tempo in cui noi viviamo. Che cosa accade nella vita di quei poveri pastori? "trovarono Maria e Giuseppe, e il bambino, che giaceva nella mangiatoia". Trovarono il Bambino e riconobbero la Carne del Mistero presente: in quel Bambino ciò che il loro cuore, il cuore di ogni uomo, attendeva e desiderava, trovava risposta, la loro vita diventa l’espressione di quella scoperta, di quell’incontro. Diventa ciò per cui la vita umana è stata pensata: la gloria di Cristo. Per quanto riguarda la cornice esterna la loro vita non cambia: le loro pecore da condurre al pascolo, le loro famiglie da mantenere con un lavoro sempre precario. Ma era cambiato l’orizzonte della loro esistenza: "non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio". L’orizzonte ultimo entro cui si svolge la vita non è più la morte, ma l’eternità, dentro alla consapevolezza di una vera libertà.

Carissimi fratelli e sorelle, il tempo ora scorre, dopo la venuta di Cristo, perché la sua Presenza invada e pervada intimamente ogni generazione umana: perché venga il suo Regno e risplenda dentro alla storia dell’uomo la Gloria di Cristo. E’ per questo che dopo la nascita del Redentore gli anni saranno computati a partire da Lui e come anni che a Lui appartengono: nell’anno del Signore, si scrive e si dice. Il tempo è il tempo di Cristo perché il suo trascorrere ormai è il segno che Dio "usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" [2 Pt 3,9].

Il segno efficace della costruzione del Regno che Cristo va compiendo dentro al tempo è la Chiesa, per cui il tempo che scorre dopo la nascita del Redentore fino alla sua venuta definitiva è il tempo della Chiesa. Dentro allo scorrere degli anni, dei secoli e dei millenni si va formando la Chiesa, il corpo di Cristo. "Qualsiasi giusto faccia il suo passaggio in questa vita, tutta l’umanità presente e non solo in questo luogo, e tutta l’umanità futura, tutti formano l’unico corpo di Cristo e ciascuno ne è membro" [S. Agostino, Sermone 341, 9,11. NBA ].

Iniziamo questo terzo millennio nel nome del Signore: radicati e fondati in Lui, dentro al suo corpo che è la Chiesa, in attesa che si compia la beata speranza e venga il suo Regno.