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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXVI DOMENICA per Annum
Chiusura Visita Pastorale S.Gregorio
30 settembre 2001

1. "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi". Carissimi fedeli, la pagina evangelica che abbiamo letto è strettamente connessa alla pagina letta e meditata domenica scorsa: esse contengono lo stesso insegnamento che Gesù ci dona attraverso due parabole. La parabola di domenica scorsa rispondeva alla seguente domanda: come deve vivere il discepolo del Signore in questo mondo, in particolare quale uso deve fare della sua ricchezza? La risposta era stata la seguente, se ricordate: poiché il denaro, se non siamo vigilanti, rischia di esercitare sul cuore dell’uomo un dominio che invece appartiene esclusivamente a Dio, il discepolo del Signore deve farne uso in modo tale da procurarsi l’ingresso nella beatitudine eterna.

A questo punto si pone la parabola e l’insegnamento odierno di Gesù: esso mostra che sorte attende chi non usa il denaro nel modo giusto; ci insegna come possiamo sfuggire a questa destinazione eterna.

La prima parte della parabola e dell’insegnamento di Gesù. Qui si mette in evidenza che la condizione in cui si trovano gli uomini su questa terra non è quella definitiva. Carissimi fedeli, questo è il punto di partenza basilare per capire questa pagina evangelica. Non abbiamo qui una dimora permanente, perché colla morte noi non finiamo di vivere: noi siamo immortali, cioè destinati ad una vita che non è come questa, destinata a finire, ma è eterna. Con una raffigurazione assai realistica Gesù dunque ci insegna che la condizione del ricco non è eterna, così come non lo è quella del povero. Anzi nella vita eterna, le due condizioni si rovesciano.

La seconda parte della parabola e dell’insegnamento di Gesù. Ma per quale ragione è avvenuto questo capovolgimento e quindi come chi possiede ricchezze può evitare la sorte temibile del ricco di cui parla la parabola? Anche domenica scorsa, se ricordate, si parlava di un ricco: un ricco amministratore. Egli tiene un comportamento ben diverso da quello della parabola di oggi: è previdente. Prevede quando non potrà più godere delle ricchezze presenti e le usa quindi in modo tale da assicurarsi il futuro. E’ questa preveggenza che manca al ricco di oggi. Egli pensa che questa vita duri sempre; che l’uso che sta facendo della ricchezza non abbia fine: dimentica il suo destino eterno. Ciò che Gesù chiede a tutti non è l’abbandono delle ricchezze come se il loro uso fosse intrinsecamente perverso. Ciò che Gesù chiede è di farne un uso tale da non dimenticare il diritto dei poveri ad avere il necessario. La sapienza previdente che prepara il futuro dell’eternità non si distingue, di fatto, dalla carità attenta ai bisogni del prossimo. Il ricco si perde definitivamente non precisamente a causa della sua avarizia: se è attaccato alla ricchezza è perché questa gli consente di vivere su questa terra come se non dovesse mai entrare colla morte nell’eternità. Egli non è solo né principalmente un egoista: è un empio che attribuisce al denaro ciò che è solo di Dio.

Risulta allora chiaro come possiamo evitare questa sorte finale: mediante la conversione. Agli Ebrei del tempo di Gesù l’invito alla conversione risuonava continuamente nella legge di Mosè e nella predicazione dei Profeti. A noi oggi l’invito alla conversione del cuore viene continuamente rivolto dalla Chiesa. E’ da questa conversione del cuore a Cristo che nasce una vita umana libera anche dall’uso egoistico delle ricchezze.

2. Carissimi fedeli, oggi concludiamo la Visita pastorale. Essa è coincisa col dono che Gesù ci ha fatto di un forte insegnamento su come dobbiamo vivere in questo mondo, "in attesa che si compia la beata speranza e vanga il nostro Salvatore Gesù Cristo".

Rimanete sempre fermi in questo insegnamento, dal quale viene a voi la vera vita e non conformatevi alle mentalità di questo mondo, ma siate fedeli discepoli del Signore. Al suo fedele discepolo il Signore dona fin da ora ogni bene.