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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SOLENNITA’ DI PENTECOSTE
23 maggio 1999

1. "Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "pace a voi". La celebrazione odierna celebra l’inizio della Chiesa. Non solo nel senso di quell’avvenimento che storicamente ha dato inizio alla Chiesa. Ma nel senso di un avvenimento che accade sempre, quando e dove si costituisce la comunità cristiana. E’ un avvenimento che, per così dire, unifica in sé tre fatti.

Il primo è narrato nel Vangelo: "venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "pace a voi"". La Chiesa si costituisce, nasce perché un gruppo di uomini si trova assieme non per ricordare un defunto: è un gruppo di uomini che si costituisce in forza dell’incontro con un Vivente, Gesù crocifisso risorto. E’ questo incontro che fa di noi la Chiesa. Ed è un incontro che ha tutta la meraviglia, lo stupore e la gioia di un incontro vero con una Persona in carne ed ossa: "detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore". Non è una "visione" che essi hanno; non è una "esperienza religiosa" vissuta nella loro interiorità che essi vivono. Essi gioiscono perché vedono il Signore nel suo stesso corpo [le mani e il costato] che solo due giorni prima avevano visto deposto in un sepolcro.

Carissimi fratelli, carissime sorelle: il nostro essere Chiesa nasce da questo incontro col Signore vivo e risorto. La Chiesa non è la comunità di coloro che imparano l’insegnamento di Cristo – un maestro del passato – e cercano di viverlo. La Chiesa è questa comunità che gioisce perché oggi, ogni giorno incontra il Signore risorto, dal momento che Egli, il Vivente nei secoli, resta con noi ogni giorno fino alla fine del mondo.

Ma come è possibile una tale esperienza, l’esperienza – dico – descritta nel Vangelo: l’incontro col Signore risorto? E qui avviene il secondo fatto che costituisce l’avvenimento che oggi celebriamo. E’ il fatto descritto molto brevemente nel Vangelo con le seguenti parole: "Dopo aver detto questo alitò su di loro e disse: "ricevete lo Spirito Santo"". E’ il fatto descritto in modo più completo nella prima lettura: la discesa dello Spirito Santo. Ed è qui che tocchiamo il vero momento in cui nasce la Chiesa (ogni Chiesa: quindi anche la nostra Chiesa): il dono e l’effusione che il Signore risorto fa del suo Spirito. Egli "alitò su di loro". Non è solo il suo respiro fisico che viene alitato sugli apostoli e su ciascuno di noi. Ma attraverso questo gesto, il Risorto "alita" su e in ciascuno di noi la sua stessa vita. Questo Spirito è "il respiro stesso del Risorto che egli alita sugli uomini e li trasforma nella sua Chiesa … arriva dunque a noi caricato, per così dire, di tutta la "salvezza" che il Figlio di Dio ha conquistato col suo sacrificio pasquale" (G. Biffi, La sposa chiaccherata, ed. Jaca Book, Milano 1998, pag. 81-82). Che cosa c’è di più intimo in ciascuno di noi che il proprio spirito? Che cosa c’è di più intimo in Gesù del suo stesso Spirito? Ed Egli ci viene donato. E quindi tutti noi, se riceviamo lo Spirito del Signore risorto, ci inseriamo nel più intimo della Persona di Cristo: tutti e ciascuno , come tanti tralci nella stessa vite; come tanti rami nello stesso tronco.

E quale è il risultato storico, verificabile cioè oggi, dentro alla nostra vita quotidiana? E’ il terzo fatto che oggi celebriamo. Il risultato storico dell’effusione dello Spirito è la Chiesa: siamo noi in quanto formiamo la Chiesa. Ecco come questo risultato è descritto da S. Paolo nella seconda lettura: "come infatti il corpo …a un solo Spirito". E nella prima lettura "costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?". La Chiesa è questa comunione di persone nella quale ogni diversità non è distrutta, ma si compone nell’armonia di una unità creata dallo stesso Spirito. In forza del dono del suo Spirito, il Signore risorto unisce e rende conforme a Sé ogni uomo che lo accoglie, divenendo così capo di un’umanità nuova. Un’umanità che inserita in Cristo ed a Lui configurata può essere chiamata "il corpo di Cristo".

Ecco: è questo grande mistero che noi oggi celebriamo. E’ il mistero della Chiesa: il fatto cioè che noi, uomini e donne impastati di nobiltà e di viltà come ogni uomo ed ogni donna, siamo costituiti in corpo di Cristo, in forza del dono che Egli oggi ci fa del suo Spirito, per essere sempre fra noi e fermarsi con noi.

2. Può essere che queste parole, in chi le ha ascoltate, possano essere capite come se descrivessero qualcosa che non sta accadendo oggi, ma che potrebbe accadere o che accadrà, ma non si sa né dove né quando. Cioè: un’utopia.

In realtà non vi sto narrando un sogno: vi sto descrivendo un avvenimento che sta accadendo fra noi. Ma è un fatto che sta accadendo fra uomini che possono impedirne la realizzazione, in un mondo nel quale è lasciata ancora libertà al Satana ed ai suoi diavoli. E così accade ogni giorno, nel mondo e nel cuore di ciascuno di noi, un vero e proprio scontro fra l’opera del Risorto che costruisce la sua Chiesa e l’opera di uomini che sostenuti dal Satana costruiscono una società della divisione, della disperazione, della morte. Ciascuno di noi è posto dentro a questo scontro e deve prendervi parte: o costruendo la Chiesa cioè la nuova umanità o costruendo la città della distruzione dell’uomo.

Non ci resta allora che pregare, celebrando i divini misteri: "Vieni, o Santo Spirito: lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina, piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato". Amen.