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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


IV DOMENICA di PASQUA (A)
Ostellato 21 aprile 2002

1. "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla". Carissimi fedeli, con queste parole abbiamo espresso una profonda, intima convinzione di fede: siamo – ciascuno di noi, la nostra comunità – uniti a Cristo. La Parola di Dio oggi per rivelarci la natura del nostro rapporto con Cristo, della nostra appartenenza a Lui usa l’immagine del pastore. Cristo è il nostro pastore e noi siamo il suo gregge. Che cosa significa in realtà questa immagine? Rileggiamo attentamente la pagina evangelica, senza lasciarci sfuggire nessun particolare.

"Le pecore ascoltano la sua voce; egli chiama le pecore una per una". Noi entriamo in un rapporto vero colla persona di Cristo in forza di una sua chiamata e della nostra risposta alla sua chiamata. E’ la sua una chiamata non generale, ma che viene fatta a ciascuno di noi in particolare: "egli chiama le pecore una per una". Davanti al Signore non esiste il genere; esiste il singolo. E’ la chiamata alla fede, accogliendo la quale "l’uomo si abbandona in tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio" che in Gesù si rivela e ci chiama.

Il testo evangelico prosegue: "le conduce fuori". Che cosa significa in realtà? Riprendiamo in mano il Salmo con cui abbiamo risposto alla parola di Dio: "ad acque tranquille mi conduce … davanti a me tu prepari una mensa … cospargi di olio il mio capo".Cioè, se nella fede noi stiamo uniti a Cristo, Egli ci dona un "nutrimento" che ci dona la vita e in abbondanza. Questo nutrimento è costituito dal dono che Egli ci fa della sua Verità mediante la sua parola; della sua Libertà che noi raggiungiamo pienamente seguendo Lui; della sua stessa Vita divina mediante il pane eucaristico.

Il testo evangelico prosegue: "E quando ha condotto fuori le pecore, cammina innanzi a loro e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce". Dopo che il Signore ci ha nutrito colla sua parola e col suo Corpo e Sangue, ci invita a seguirlo. Egli "cammina davanti a noi": non ci chiede nulla che non abbia già fatto Lui per primo, e se non ci avesse già prima donato la forza di farlo. Ascoltiamo al riguardo quanto l’apostolo Pietro ci ha insegnato nella seconda lettura: "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca…". Uniti a Lui mediante la fede, nutriti dalla sua Parola e dal suo Corpo e Sangue, siamo resi capaci di vivere come Lui è vissuto: di seguirne le orme.

2. Questa è dunque la relazione che si istituisce fra Gesù e i suoi discepoli: di fede, mediante l’Eucarestia, nell’imitazione dei suoi esempi.

Questa relazione quindi esige in un certo senso che il Pastore, il Signore abbia una presenza nella sua Chiesa in un qualche modo visibile. Una delle modalità fondamentali attraverso cui il Pastore si rende visibilmente presente è la persona dei Sacerdoti e del Vescovo: "in mezzo ai credenti è presente il Signore Gesù Cristo … nella persona dei Vescovi assistiti dai presbiteri … Questi pastori, eletti per pascere il gregge del Signore, sono i ministri di Cristo e i dispensatori dei misteri di Dio" [Cost. dogm. Lumen Gentium 21,1; EV 1/334].

E’ presente il Signore Gesù Cristo: oggi celebriamo la giornata delle vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione. Celebriamo in primo luogo la condiscendenza divina che ha voluto che i suoi santi misteri fossero donati all’uomo da altri uomini.

Ma questa giornata è anche giornata di preghiera perché ogni comunità abbia sempre questa forma di presenza di Cristo in essa: mediante il sacerdote. E pregate oggi con insistenza perché alla vostra comunità sia presto ridonata la presenza sacerdotale.