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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA
Giubileo degli artigiani
Cattedrale 19 marzo 2000

La celebrazione del vostro giubileo, carissimi artigiani, si inserisce nel cammino quaresimale verso la Pasqua. In questo cammino oggi siamo invitati a meditare il mistero della trasfigurazione del Signore, e nella sua luce a capire più profondamente il significato e la dignità del vostro lavoro.

1. Il mistero della trasfigurazione del Signore fu un momento nel quale Egli anticipò per qualche istante la gloria della sua resurrezione: "si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendide, bianchissime". Pochi giorni prima, Gesù aveva preannunciato la sua passione e la sua morte umiliante sulla croce. Alla protesta di Pietro, Egli aveva insegnato che anche ai suoi discepoli sarebbe stato necessario prendere ciascuno la propria croce. Il mostrarsi ora trasfigurato nella gloria aveva dunque un significato preciso: il cammino verso la morte non era la rassegnata sottomissione ad una fatalità storica; non era il fallimento di un progetto inefficace; era la strada attraverso la quale Gesù avrebbe introdotto la nostra natura umana dentro alla stessa vita di Dio.

Confrontando, carissimi artigiani, quanto la parola di Dio ci sta dicendo in questa seconda domenica di Quaresima con quanto ci ha detto domenica scorsa, noi abbiamo la conoscenza del significato completo e del cammino quaresimale e delle celebrazioni pasquali, considerate nella loro intima connessione. E’ attraverso la durezza, la pesantezza spesso e la fatica del nostro vivere quotidiano, significati dalla Quaresima, che noi entriamo in possesso di un’esistenza nuova e vera, significata dalla Pasqua oggi prefigurata dalla Trasfigurazione. Scrive S. Agostino: "il Signore nostro Gesù Cristo con la sua passione ha dato un significato alle fatiche e alle tribolazioni della vita del tempo presente; con la sua risurrezione ci ha garantito la vita eterna e beata del tempo futuro. Sopportiamo pertanto gli inconvenienti della vita presente e speriamo nei beni futuri" [Discorso 211/a; NBA XXXII/1, pag. 191]. Questi novanta giorni, i quaranta della Quaresima e i cinquanta della Pasqua, sono la parabola di tutta la nostra vita.

E’ necessario però che noi prestiamo la nostra attenzione ad un particolare della pagina evangelica: "poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il mio Figlio prediletto; ascoltatelo"". La nube nella S. Scrittura è il simbolo caratteristico della presenza misteriosa ed intima di Dio. Ci viene svelata l’identità di Gesù. Egli è il Figlio di Dio che è venuto in mezzo a noi per essere la via che ci porta alla salvezza: "ascoltatelo".

2. Carissimi artigiani, la luce del mistero della Trasfigurazione del Signore è particolarmente illuminante per voi, per il vostro lavoro; vi aiuta a ripensare il senso della vostra fatica e del vostro impegno nella società.

Nell’esperienza degli artigiani sono contenuti valori umani assai importanti che trasfigurano le difficoltà e le contraddizioni in cui spesso il vostro lavoro è costretto a svolgersi. La sua struttura specifica, l’impegno continuo che richiede alla persona, la sua capacità di creare oggetti, l’orizzonte familiare in cui esso di solito si svolge, testimonia come il lavoro dell’artigiano ha conservato forse più di ogni altro quella concezione del lavoro che è propria della dottrina sociale della Chiesa.

Il lavoro vostro, infatti, è in genere eseguito da una famiglia o da una piccola comunità d’impresa, che costituiscono veri e propri spazi di educazione, di tecniche nuove ed antiche, di stimolo all’impegno personale. Il vostro lavoro non è meno pesante del lavoro dipendente. Anzi molto spesso i suoi orari sono più lunghi ed i suoi ritmi più stressanti, ma esso non perde mai il carattere di essere un attributo della persona e di riaffermare la dignità. Non a caso la prima costruzione democratica della società europea, l’esperienza dei Comuni nel Medioevo, è nata in stretto rapporto con le vostre corporazioni.

Ma so molto bene che oggi più che mai il vostro lavoro incontra difficoltà di ogni genere, non ultima delle quali una fiscalità non sempre rispettosa dei legittimi interessi del vostro impegno. Una certa concezione del lavoro nella quale dominano la ripetitività, la produttività e il mercato ha portato spesso a guardare l’artigianato come un elemento dell’economia secondario e quasi da sopportare. E’ una concezione questa che sta mostrando tutti i suoi limiti.

Carissimi artigiani, con la vostra intraprendenza valorizzate i talenti che a voi sono stati donati, continuate a promuovere una imprenditoria familiare e create ricchezza ed occupazione anche per gli altri.

Il Signore trasfigurato è lo stesso che ha voluto essere chiamato "figlio del carpentiere" (Mt 13,55): questo fatto ha dato al vostro lavoro una dignità incomparabile. Siatene custodi inviolabili.