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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXXIII DOMENICA PER ANNUM (C)
Apertura Visita Pastorale Sacra Famiglia
17 novembre 2001

1. "Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni non vi terrorizzate, devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Alla fine ormai dell’Anno liturgico la Chiesa ci fa leggere e meditare oggi sul discorso che Gesù tenne a riguardo della fine del mondo e dei traguardi finali di tutta la vicenda umana.

Nel Vangelo secondo Luca, Vangelo che durante tutto questo anno abbiamo letto, il discorso di Gesù viene ben distinto in tre fondamentali momenti o temi. Il primo riguarda il preannuncio della distruzione di Gerusalemme: distruzione che accadrà per opera dell’esercito romano nell’anno 70. Il secondo tema riguarda il periodo di tempo che va dalla distruzione di Gerusalemme fino alla fine del mondo e della storia umana. Il terzo riguarda la fine del mondo attuale.

La pagina del Vangelo di oggi riguarda precisamente questo che è il nostro tempo, il tempo della Chiesa, quello cioè che scorre fra l’Ascensione al cielo di Gesù e la fine del mondo e della storia. Voi capite quindi che questa pagina del Vangelo è stata scritta precisamente per noi: per noi che viviamo nel tempo che va dall’Ascensione al giorno ultimo.

La condizione della comunità cristiana e di ogni cristiano durante questo tempo viene caratterizzata dal Signore come una condizione di persecuzione. Anzi Gesù usa una espressine assai forte: "Sarete odiati da tutti per causa del mio nome".

Probabilmente di fronte a questa previsione di Gesù proviamo un senso di meraviglia più che di paura, forse. Il sentirsi infatti odiati da tutti per causa di Cristo non fa più parte normalmente della nostra condizione di cristiani, tesi come siamo tutti e quanti a cercare accordi con tutti su tutto, venendo anche a compromessi con la nostra identità. Del resto già nel suo primo discorso, il discorso della montagna, Gesù aveva chiaramente detto che dobbiamo seriamente preoccuparci quando nessuno più ci perseguita, perché facevano così anche coi falsi profeti. La parola evangelica oggi quindi suona in primo luogo come un richiamo ad essere coerenti e ad affermare con grande e umile forza la propria identità di cristiani. Il sentire queste parole evangeliche come parole intolleranti, significa avere già abbandonato la propria professione cristiana.

La condizione poi cristiana nel tempo presente è da Gesù qualificata come una condizione di testimonianza: "questo vi darà occasione di rendere testimonianza". L’idea di una fede cristiana da tenersi accuratamente nascosta nell’intimo della propria coscienza per false ragioni di rispetto verso gli altri, è totalmente contraria a chi ci ha insegnato che siamo come città poste sul monte. L’idea ancora che la propria fede cristiana debba essere lasciata fuori dai luoghi dove si prendono le decisioni attinenti alla vita sociale dell’uomo, in base ad una supposta idea di tolleranza democratica, è contraria a quanto Gesù oggi ci dice: "vi perseguiteranno trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome".

Come dunque deve essere vissuta questa condizione di aperta testimonianza a Cristo e conseguente sempre possibile persecuzione? La pagina del Vangelo ci risponde nel modo seguente.

Il cristiano possiede una certezza incrollabile: "nemmeno un capello del vostro capo morirà". E’ la certezza di chi sa che il credente è nelle mani del Padre e che nessun tormento lo potrà toccare. Più che sulla furbizia di compromessi umani tesi ad andar d’accordo con tutti, il discepolo di Gesù si fonda sull’amore che il Padre nutre nei confronti dei discepoli del suo Figlio.

La seconda fondamentale attitudine con cui il cristiano vive la sua condizione attuale è chiamata da Gesù "perseveranza". Questo termine significa fortezza d’animo, pazienza che sa attendere e sicurezza che ci viene dalla nostra appartenenza a Cristo. I primi cristiani per i quali Luca scriveva il suo Vangelo avevano davanti agli occhi esempi luminosi: il primo martire Stefano, l’incomparabile esempio dell’apostolo Paolo e tutti i loro fratelli martiri. Ma questa testimonianza, quella dei martiri dico, non manca a noi oggi. Decine di nostri fratelli e sorelle ogni mese vengono uccisi a causa della loro fede cristiana. La monumentale Enciclopedia del cristianesimo dello Oxford University Press calcola in settanta-ottanta milioni i cristiani uccisi in duemila anni, per la loro fede. Ebbene, quarantacinque di quei milioni sono stato uccisi nel secolo ventesimo.

2. Oggi celebrando questa Eucarestia di inizio alla Sacra Visita Pastorale., il Vangelo appena letto e commentato ci aiuta molto a capire il significato di questo avvenimento che coinvolgerà la vostra comunità parrocchiale durante tutta la settimana entrante.

La Visita pastorale infatti è una presenza straordinaria del Vescovo in una comunità parrocchiale. La presenza del Vescovo non ha altra ragione se non quella di annunciarvi il Vangelo di Cristo; di incoraggiarvi alla sua sequela, di rendervi sempre più consapevoli della situazione in cui oggi siete chiamati a vivere il vostro Battesimo ed è proprio precisamente su questa condizione che Gesù oggi ci ha invitato a meditare.

Durante questa settimana dovremo approfondire assieme la nostra identità cristiana per riprendere con forza il nostro cammino di fede. Sta per accadere il 50° anniversario della vostra Chiesa. È un altra occasione che lo Spirito vi dona.

Continuiamo la nostra celebrazione eucaristica facendo profondamente nostra la preghiera che fra poco reciteremo sulle offerte: "Questa offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente".