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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


VI DOMENICA DI PASQUA
Cattedrale di Ferrara
17 maggio 1998

1. “… noi verremo a lui e prenderemo dimora presso lui”. Come già vi dissi varie volte, questi cinquanta giorni pasquali sono un momento unico, sono un’esperienza singolare di fede. Essi ci sono donati per prendere consapevolezza del fatto che Gesù, in quanto non più morto ma Signore risorto, è continuamente presente in mezzo a noi. Essi ci sono donati perché davvero possiamo non solo conoscere la verità di questa Presenza, ma averne in un qualche modo l’esperienza. L’incontro col Vivente, col Risorto è una possibilità offerta a tutti i credenti. La pagina del Vangelo di oggi parla precisamente ancora una volta di questo avvenimento.
 In primo luogo, notiamo che non solo Gesù sarà presente, “verrà” in mezzo ai suoi, ma con Lui anche il Padre: “noi verremo a lui” (cioè al discepolo). Non solo. Ma la venuta di Gesù Risorto col Padre farà sì che Essi “prenderanno dimora” presso ciascuno di noi. Fratelli, sorelle. Ho descritto la cosa più grande nella nostra fede. La “dimora di Dio” è un tema che percorre tutta la S. Scrittura. Che Dio prendesse dimora in mezzo al suo popolo, era il più grande desiderio del popolo di Israele; che Dio non fosse più presente in mezzo al suo popolo, era la più grande paura. Quando il re Salomone finì di costruire il tempio, che doveva essere la dimora di Dio, esclama: “Ma veramente Dio abita sulla terra? Ecco: i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere; quanto meno lo potrà questo Tempio che ho costruito” (1Re (8,27).
Ma il Signore Iddio aveva fatto attraverso i suoi profeti una straordinaria promessa: “La mia dimora sarà presso di loro” (Ez 37,26), ed ancora “vengo ad abitare in mezzo a te” (Zac 2,14). Ora questa promessa si compie nel modo più impensabile: è il credente stesso, il discepolo di Gesù, che diventa dimora di Dio. Tu sei il luogo santo ed inviolabile in cui Colui che i cieli dei cieli non possono contenere, viene a dimorare: “noi prenderemo dimora presso di lui”.
 Ma la parola che Gesù oggi, non ci svela solo il fatto che la sua Presenza in mezzo a noi prende la forma della sua Dimora dentro di noi. Egli ci istruisce anche sulle condizioni perché possa accadere nella nostra vita quest’avvenimento straordinario. Esso accade a condizione che nel nostro cuore ci sia un vero e proprio amore, una vera e propria affezione verso la persona di Gesù, un attaccamento affettivo a Lui. Amore, affezione che si manifestano in una sempre più profonda assimilazione ed appropriazione delle parole di Gesù. Infatti quando uno parla veramente, non comunica forse se stesso a chi lo ascolta attentamente? “se uno mi ama…presso di lui”.
 Ma perché questa fondamentale condizione si adempia, il Signore fa un’altra promessa: “ma… lo Spirito Santo… ciò che vi ho detto”. Gesù ha parlato all’uomo; queste parole sono state consegnate anche allo scritto: è il Vangelo scritto, è la Parola di Gesù scritta. Quel tempo, il tempo in cui il Verbo fatto carne era fra noi visibilmente, è definitivamente chiuso. Ma ora grazie al dono dello Spirito Santo, le parole dette allora da Gesù si chiariranno sempre di più, si sveleranno sempre di più nel loro significato più profondo. Grazie al dono dello Spirito Santo, Gesù cessa precisamente di essere uno che nel passato ha parlato, e diventa una Presenza attuale che ci rivolge oggi la sua parola: uno che dimora in mezzo a noi, che dimora in noi.
 Ed infatti, che “funzione” svolge in noi lo Spirito Santo? “egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”: l’insegnamento dello Spirito consiste nel ravvivare in noi il ricordo delle parole di Gesù. Si tratta cioè di un insegnamento che non risuona alle nostre orecchie: è una rivelazione che accade dentro al cuore. Lo Spirito Santo ci fa cogliere il significato delle parole dette da Gesù nel modo seguente. Gesù ha parlato e noi leggiamo il Vangelo scritto. Il Vescovo in questo momento cerca di spiegarvi quelle parole. Ma, proclamazione del Vangelo scritto e spiegazione dello stesso arrivano solo alle vostre orecchie: io sono un maestro che vi insegna dal di fuori. Dentro di voi, avete lo Spirito Santo che vi istruisce su ciò che vi sto dicendo. In questo modo (col suo magistero interiore), lo Spirito Santo fa della nostra comunità ed in essa di ciascuno di noi, il luogo in cui la parola di Gesù è sempre ricevuta di nuovo, e diviene luce per la vostra vita.
 Quale è la conclusione “logica” di questa rivelazione che Gesù ha fatto della Dimora sua e del Padre, che trasfigura la nostra vita, se ci lasciamo istruire dallo Spirito Santo? “vi do la mia pace… non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore”.
 Non avere più timore, se Dio dimora in te; non vivere più nel turbamento, ma resta con te stesso, per essere col Padre, col Figlio e collo Spirito. Anche nelle tribolazioni della vita, gusterai la pace di Dio.