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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


XXIV DOMENICA per annum (A)
Mandato ai catechisti
12 settembre 1999

1. "Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito". Queste parole riassumono stupendamente il Vangelo nella sua sostanza. Esso è l’annuncio della pietà e misericordia che il Padre prova per l’uomo, incapace di riportarsi in un giusto rapporto con Dio, perdonando tutto. Il Vangelo è la compassione di Dio verso l’uomo; è il perdono dell’uomo. Nel salmo responsoriale abbiamo esclamato, nello stupore del perdono ricevuto: "Egli perdona tutte le tue colpe; guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita; ti corona di grazia e di misericordia". Sapendo infatti "di che siamo plasmati" e, ricordando "che noi siamo polvere, non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe".

L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Colossi, dirà che Dio ci ha dato vita [ha salvato dalla fossa la nostra vita], "perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce" (Col 2,13b-14) di Cristo. Ciò che ci accusava, ciò che dimostrava il nostro debito verso Dio e ci condannava, è stato distrutto nella morte di Cristo. E pertanto l’apostolo Pietro raccomanderà ai suoi fedeli di non dimenticare mai di essere stati liberati dal proprio debito "non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, … ma con il sangue prezioso di Cristo" (cfr. 1Pt 1,18-19).

Carissimi catechisti e catechiste: lasciamoci commuovere da quest’opera di grazia e di misericordia che il Padre ha voluto compiere per ciascuno di noi, per mezzo di Cristo! Siamo coronati di grazia e di misericordia, dal momento che la nostra vita, la nostra persona è il regno della grazia e della misericordia.

  • "Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?".
  • La parola di Gesù oggi ci chiede di esaminare attentamente il modo con cui noi ci rapportiamo alle altre persone umane. Il "centro" anzi dell’insegnamento evangelico è precisamente questo, oggi: il rapporto che Dio ha istituito in Cristo con ciascuno di noi è la "misura" e la "regola" del rapporto che ciascuno di noi istituisce con gli altri. "Anche tu … così come io": l’agire di Dio in Cristo è il "modello" sul quale deve modellarsi il mio agire verso gli altri. Che cosa straordinaria è questa! E’ la "misura" di Dio che chiede di entrare dentro alla nostra vita associata: la misura della sua misericordia, e quindi la misura della sua gioia [la gioia del Padre che perdona!] dentro la nostra gioia di amare ["perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena": Gv 15,11].

    Che cosa porta il servo della parabola alla rovina definitiva? Egli non ha capito che il condono totale e gratuito lo obbligava ad essere "grande nell’amore". Ciò che lo ha distrutto è di avere spezzato dentro di sé il vincolo che unisce il proprio essere graziati al far-grazia da parte sua. Era la rigenerazione del rapporto sociale resa possibile dal perdono; entrare nella prospettiva del con-dono, essendo stato donato.

    Carissimi catechisti e catechiste: qui tocchiamo veramente il nucleo del nostro destino. Nella nostra società questa pagina del Vangelo è stata completamente dimenticata, in nome di un giustizialismo che ha spento alla sorgente l’identità cristiana del nostro popolo.

    "Per perdonare veramente uno dev’essere cristiano "ad ogni costo", dev’essere veramente cristiano. Un non cristiano non può perdonare: può lasciar correre, ma non perdonare. Perché perdonare vuol dire raggiungere la radice dell’essere che ha fatto il gesto sbagliato e purificarlo dalla radice, renderlo nuovo dalla radice … E’ per questo che l’errore dei nostri tempi, l’errore più grave dei nostri tempi è quello di identificare Cristo, il seguire Cristo, con l’imitazione di determinate norme etiche, di valori etici perché allora sei tu che ti salvi, non è Lui che ti salva, non è il suo perdono che ti salva" (L. Giussani, L’attrattiva Gesù, BUR Milano 1999, pag. 48). Non salvato dal suo perdono, non saprai mai perdonare: resterà solo la misura aritmetica della giustizia umana. E per salvaguardare i propri diritti al male, dirai: il perdono non è giusto!

    Carissimi catechisti e catechiste: oggi ricevete il mandato. E’ il mandato di trasmettere la fede della Chiesa durante il Grande Giubileo 2000.

    Quale è la fede della Chiesa? Questa: "impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito": Evento che cambia il nostro vivere quotidiano.

    Che cosa è il Grande Giubileo 2000? l’anno della misericordia e del perdono, perché sia rigenerato il nostro popolo.