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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


VI Domenica per Annum (C)
Masi S. Giacomo 10 febbraio 2001
Conclusione Visita Pastorale a Malborghetto 11 febbraio 2001

1. "Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: beati voi poveri, perché vostro è il regno dei cieli". Carissimi fratelli e sorelle, inizia oggi la meditazione da parte delle comunità cristiane del c.d. discorso del monte: è una delle parole più ricche di significato che il Signore ci ha rivolto.

Come avete appena udito, il discorso inizia con quattro beatitudini alle quali poi seguono quattro imprecazioni. Per avere una profonda intelligenza di questo testo biblico, dobbiamo capire che scopo hanno le beatitudini, chi sono i poveri di cui si parla in esse, che cosa è il Regno di Dio.

La "beatitudine" è un modo di dire usato dai profeti ed anche da Gesù per proclamare solennemente che Dio sta per intervenire a favore di una particolare categoria di persone. Non sono dunque paragonabili alle parole di augurio che ci scambiamo fra noi: esse esprimono solo desideri umani. La "beatitudine" esprime invece la certezza che Dio agisce o agirà nella storia a favore di alcune persone, le quali a causa di questo sono proclamate beate. Gesù quindi inizia la sua predicazione allo stesso modo come avete già fatto a Nazareth. Dio sta per compiere la sua opera di salvezza in questo mondo; "beati" dunque coloro che stanno per beneficarne, "maledetti" coloro che non ne potranno beneficare.

Gesù indica la prima categoria di persone col termine "poveri". Chi sono? Il confronto della pagina evangelica con la prima lettura ci aiuta a rispondere. Il profeta contrappone due categorie di persone: "l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno" e "l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia". Il "povero" di cui parla Gesù è la persona che non può fare affidamento su niente e su nessuno se non su un intervento del Signore a suo favore, in ordine ad raggiungimento di una condizione umanamente degna. Il "ricco" di cui parla Gesù è la persona che pensa di poter fare affidamento su mezzi e persone e pertanto la speranza e il bisogno di un intervento del Signore nella sua vita sono completamente fuori dalla sua prospettiva.

Ora Gesù fa la grande rivelazione: Dio in Lui sta per compiere il suo intervento definitivo dentro alla storia degli uomini. Ed a favore di chi esso sarà? non certamente di chi non ne ha bisogno [crede di non averne bisogno!], ma di chi può solo attendere dal Signore giustizia e dignità, cioè i poveri nel senso suddetto. E’ per questo quindi che Gesù dice: "beati voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio". Beati quindi non a causa della loro particolare situazione sociale precaria, ma perché Dio entra ora nella storia umana secondo il suo stile proprio: difesa di chi è più debole, giustizia e dignità donate a chi ne è privo. Lo stile è quello di Gesù: va a mangiare coi peccatori, perché del medico hanno bisogno i malati e non i sani; accoglie i bambini e riconosce piena dignità alla donna, perché essi erano considerati persone di classe inferiore.

Ora, carissimi fratelli e sorelle, possiamo avere una qualche comprensione della pagina evangelica nel suo insieme. Essa certifica che in Gesù, nella sua vita e nella sua parola, Dio è entrato dentro alla nostra storia per ricostruire integralmente l’umanità di ogni "uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia". Resta fuori "l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore allontana il suo cuore". S. Paolo scriverà: "Ora … si è manifestata la giustizia di Dio … giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono" [Rom 3,21-22]. La fede è infatti l’attitudine di chi consapevole di non essere, di non avere, di non potere nulla di cui vantarsi, si consegna pienamente alla bontà misericordiosa del Padre.

2 [A Masi S. Giacomo]. Carissimi fratelli e sorelle, la nostra celebrazione ha una dimensione intensamente mariana. Questa dimensione, come sempre, non solo non ci disturba e non ci sottrae dall’ascolto di questa parola che ci è stata donata, ma ci aiuta a comprenderla più profondamente.

Nel Magnificat Maria ha detto: "ha guardato all’umiltà/povertà della sua serva". Le parole del profeta hanno trovato in lei una realizzazione perfetta: Maria ha confidato nel Signore ed ha posto in Lui la sua fiducia. Quando ella ha visitato sua cugina Elisabetta, questa la salutò con la seguente "beatitudine": "E beata colei che ha creduto". Maria si è abbandonata a Dio completamente, fondando la sua esistenza sulla piena obbedienza della fede. Lo stesso "filo" lega le tre grandi affermazioni: "benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia", "beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio", "beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore". Maria è la perfetta realizzazione della beatitudine del Vangelo: suo è stato il Regno perché è la donna che si è affidata al Signore. Ed il Magnificat è il commento perfetto al Vangelo che oggi abbiamo ascoltato. In esso Maria ci fa capire in che cosa consiste la vera diversità fra gli uomini. Da una parte ci sono "i superbi nei pensieri del loro cuore", dall’altra "gli umili e gli affamati". Ad una di queste due categorie di persone ciascuno di noi appartiene: o con la fede o con l’affermazione orgogliosa di se.

Ci affidiamo a Lei oggi perché ci introduca pienamente dentro alla vita vera: quella che il suo Figlio dona a chi crede in Lui.

2. [Conclusione Visita Pastorale a Malborghetto]. Carissimi fratelli e sorelle, concludiamo con questa solenne celebrazione la S. Visita Pastorale. Nella luce della pagina evangelica essa acquista tutto il suo significato e vi indica il cammino futuro.

La Visita pastorale è stata una grande esperienza di comunione fraterna, di Chiesa, perché ho cercato di aiutarvi a capire come l’azione redentiva di Cristo possa compiersi sempre più profondamente fra voi. Nel momento conclusivo il Signore ci dice ancora una volta quale sia la condizione fondamentale perché quell’avvenimento possa accadere: "beati voi poveri, perché vostro è il Regno dei cieli". La condizione fondamentale èche il vostro rapporto col Signore che fa venire il Regno di Dio in mezzo a noi, sia un rapporto vero: quello della fede confidente in Lui. Sono certamente necessari programmi pastorali. Ma niente e nessuno potrà sostituire il rapporto personale col Cristo vivente in mezzo a voi, istituito da quella povertà che si esprime nella fede nutrita di ascolto della parola di Dio e della preghiera.

Vi lascio con questo grande ricordo: beati i poveri perché è tra loro che accade il Regno; beato l’uomo che confida nel Signore, poiché così questa comunità non smetterà di produrre i suoi frutti.