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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


III DOMENICA DI QUARESIMA (A)
S.Bartolomeo – Chiusura Missione Vic. S.Giorgio
7 marzo 1999


1.
“Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”.
 Ciascuno di noi, che non sia ancora completamente devastato da una tale superficialità da vivere sempre fuori di se stesso, si riconosce nella richiesta della donna Samaritana: “dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete”. Gesù infatti aveva fatto un’incredibile promessa: l’acqua che Egli può donare è tale da estinguere per sempre la nostra sete ed introdurci nella vita eterna. Gesù cioè promette all’uomo che il suo desiderio illimitato di beatitudine, che lo costringe a continuare ad attingere acqua, può trovare da Lui compimento. E siamo così condotti dentro al cuore del dramma umano: del dramma quotidiano di ciascuno di noi. Esso consiste nel fatto che l’uomo sembra essere costretto o ad andare sempre alla ricerca della pienezza di beatitudine senza poterla mai raggiungere o a diminuire la misura del suo desiderio accontentandosi dei beni limitati rinunciando a speranze troppo lunghe.
E questa era precisamente la condizione della donna samaritana. Da una parte, essa ha ed esprime a Gesù il desiderio di raggiungere la sazietà: “dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete”, cessando così la faticosa ricerca del bene: “e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Dall’altra parte, ella ha cercato di trovare appagamento in un bene limitato, nell’esercizio disordinato della sua sessualità: la legge ebraica di fatto consentiva solo due divorzi e tre mariti.
 Ecco, questa è la nostra condizione: “per saziare la sua sete, egli [l’uomo] beve ai doni  che l’esistenza gli offre, ma non vi trova l’appagamento cercato. Ogni soddisfazione della brama e del desiderio eccita l’uomo, trascinato così alla deriva, nuova sete, come se egli avesse preso dell’acqua salata” (G.Friedrick, Chi è Gesù? Ed. Paideia, Brescia 1975, pag. 415). Dobbiamo allora concludere che l’uomo è «una passione inutile»? oppure più semplicemente non potendo avere ciò che desideriamo, dobbiamo limitarci a desiderare ciò che possiamo avere? Gesù oggi ci dice: “né l’uno né l’altro, dal momento che «chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete»”. Cioè: “il tuo desiderio illimitato non è una passione inutile, poichè Io posso saziarlo!” Avere sete di una felicità vera, piena e duratura non è segno di immaturità adolescenziale che poi la vita si incaricherà di correggere, dal momento che esiste un’acqua che è adeguata a saziarla; e quest’acqua la dona Gesù.
 Non possiamo allora non chiederci: e quale è quest’acqua? Essa è  la Rivelazione della persona di Gesù, fatta al credente ed interiorizzata in lui dal dono dello Spirito Santo. “L’acqua dunque è la salvezza, che Egli comunica nella sua parola e nella sua opera” (A.Wikenhauser, L’Evangelo secondo Giovanni, ed. Morcelliana, Brescia 1959, pag. 146). Nella parola di Gesù e nella sua opera: in una parola, nella sua Persona, l’uomo assetato di una infinita beatitudine trova l’acqua che lo sazia.
 Infatti, Gesù è risposta al nostro desiderio, perché Egli sa chi è l’uomo e che cosa vive nel cuore di questi: “mi ha detto tutto quello che ho fatto”, dice stupita la donna. Nessun altro può dare all’uomo l’acqua viva poiché nessun altro conosce l’intera verità dell’uomo. E’ stato questo l’inganno più tragico in cui l’uomo, bisognoso di salvezza, è caduto quando ha chiesto l’acqua viva sia alle ideologie totalitarie sia ora all’ideologia neo-liberista consumista. Queste non conoscono l’uomo; hanno tagliato l’uomo secondo i loro schemi prefabbricati ed entrando in essi, l’uomo si è perduto.
 Ma soprattutto, solo Gesù ci dona l’acqua viva perché ci dona la possibilità di adorare il Padre in Spirito e Verità. Infatti, come ci insegna S.Paolo nella seconda lettura, “giustificati per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Abbiamo il dono di essere ammessi alla presenza del Padre. E’ questo incontro che costituisce il fine ultimo della nostra vita, poiché è questo incontro che sazia il nostro desiderio di beatitudine.
 “La speranza non delude” dice l’Apostolo: la speranza che è nel cuore umano non è un’illusione che, come ogni illusione, o prima o poi la vita si incarica di trasformare in delusione. “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”: abbiamo cioè l’intima certezza che Dio ci ama.

2.
“Ecco, io vi dico: levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura… io vi ho mandato a mietere”. Carissimi fratelli e sorelle, carissimi missionari e missionarie: voi avete levato i vostri occhi, guardando il bisogno dei vostri fratelli e siete andati a portare un sorso d’acqua viva che è Cristo.
 “I campi già biondeggiano per la mietitura”: l’uomo, ogni uomo attende quell’acqua. Che la Missione oggi conclusa infonda nel cuore di ciascuno: nel mio cuore di Vescovo, nel cuore dei nostri sacerdoti, delle religiose, dei laici la passione per l’uomo, per la sua salvezza in Cristo.
 “Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo; donaci dell’acqua viva, perché non abbiamo più sete”. Amen.