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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


SECONDA DOMENICA DI AVVENTO (B-1999)
S. Messa degli ammalati
Addolorata, 5 dicembre 1999

1. "Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio". Sono queste le prime parole con cui inizia il Vangelo secondo Marco: inizia un libro, la narrazione consegnata ad uno scritto. Ma il vero significato di quelle parole non è questo. Non è l’inizio di un libro che viene indicato, ma di un avvenimento, di una storia accaduta dentro alla nostra storia. Quale avvenimento, quale storia? La storia di una persona chiamata "Gesù Cristo" che è "Figlio di Dio". Essa è assolutamente singolare. Se infatti è indicata con un nome umano "Gesù", se egli condivide pienamente la nostra umana, egli è anche denominato "Figlio di Dio", condivide la natura divina. Veramente uomo come noi e veramente Dio, Egli è il Verbo che si è fatto carne ed è venuto a dimorare in mezzo a noi.

Questa presenza, questa dimora è un "inizio". Dentro al trascorrere sempre uguale del tempo umano, nella noiosa ripetizione delle stesse cose con Lui si è finalmente posto ed è accaduto un vero e proprio "inizio". "Un imprevisto / è la sola speranza", ha scritto un poeta. "Ma mi dicono che è stoltezza dirselo" [Montale]. Ma è accaduto un imprevisto. Un imprevisto che ha il carattere di "vangelo", cioè di una notizia finalmente buona che nella sua novità assoluta cambia la storia. E la buona notizia, il vangelo non è niente altro se non Lui, Gesù Cristo il Figlio di Dio.

Per quale ragione Egli è l’imprevista, bella notizia che interrompe il trascorrere sempre uguale dei nostri giorni e ci pone in un nuovo "inizio"? ascoltate come parla di Lui Giovanni Battista: "viene uno che è più forte di me … egli vi battezzerà con lo Spirito Santo". Egli possiede una forza, un potere capace di vincere ogni forza contraria alla dignità della nostra persona, di liberarci da ogni potere che ci rende schiavi. E’ per questo che il profeta ci ha detto in nome di Dio: "Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù". Infatti, "Ecco, il Signore Dio viene con potenza". La nostra consegna al caso, alla fortuna, alla necessità insuperabile di un destino impostoci è finita: siamo liberati perché Lui è più forte. Egli compie la nostra liberazione attraverso, dice il Battista, il battesimo con lo Spirito Santo. Gesù rinnova il cuore dell’uomo, il centro stesso della sua persona, colla forza rigeneratrice del suo stesso Spirito. L’esperienza cristiana non consiste semplicemente nel compimento di riti che, al di là di una qualche efficacia psicologica non posseggono nulla. Essa è rinnovamento dell’uomo; è cambiamento vero e proprio della persona. Ecco perché il vangelo che è Gesù Cristo costituisce un vero e proprio inizio: perché in Gesù è l’uomo che è veramente rinnovato.

2. "Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore". Alla volontà del Padre di porre dentro alla nostra storia un "inizio", cioè una vera e propria novità, deve corrispondere una volontà dell’uomo: alla decisione del Padre di rinnovarti deve corrispondere la tua decisione di lasciarti rinnovare. Questo incontro si chiama "conversione". La Chiesa mantiene fedelmente la memoria di Giovanni Battista perché egli, colla sua predicazione, ci ricorda continuamente questa fondamentale esigenza, quella di convertirci.

E che cosa significa "convertirsi"? Giovanni ce lo dice attraverso un’immagine: preparare la strada del (al) Signore - raddrizzare i suoi sentieri. L’inizio di cui parla il Vangelo è paragonato ad una venuta del Signore dentro la nostra vita: Egli chiede di entrare dentro alla nostra esistenza. Convertirsi significa togliere dalla nostra intelligenza, dalla nostra volontà e dal nostro cuore tutto ciò che impedisce al Signore di entrarvi e rimanervi.

Dentro alla nostra intelligenza: si tratta di assimilare sempre più profondamente i "criteri di giudizio" che sono quelli di Cristo e pertanto di educarci ad avere una comprensione di tutto alla luce della sua Parola. Dentro alla nostra volontà: si tratta di esercitare la nostra libertà nel modo conforme alla nostra fede, di essere liberi nella verità di Cristo. Dentro al nostro cuore: si tratta di spostare la direzione del nostro amore dai beni apparenti ai beni veri nella loro obiettiva gerarchia.

Alla luce dell’invito del Battista comprendiamo il significato profondo della seconda lettura. L’apostolo Pietro ci svela il senso vero della scorrere del tempo: "il Signore non ritarda …". A cristiani che cominciavano a dubitare che il Vangelo fosse veramente un "inizio", che la novità promessa non accadesse mai, l’apostolo insegna il modo giusto di essere dentro alla storia, dentro al tempo: la pazienza che sa attendere, introducendo già fin da ora la novità del Vangelo nella vicenda umana, attraverso la propria conversione a Cristo.

3. Carissimi fratelli e sorelle, avete voluto celebrare oggi il sacramento dell’unzione degli ammalati. Quale luce ci dona il Signore colla sua parola! Quale luce e consolazione dona soprattutto a voi, carissimi ammalati.

La novità del Vangelo riguarda anche la vostra condizione: la sofferenza [di ogni genere] diventa la sofferenza di Cristo in voi. La malattia istituisce una particolare unione della vostra persona colla persona di Cristo: "ero ammalato e mi avete visitato". Quest’unione è posta anche e soprattutto dal sacramento che oggi riceverete: esso è aiuto ed è ingresso di Cristo dentro al vostro soffrire perché sia pieno di significato per voi e per tutta la Chiesa.