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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


IX DOMENICA (Anno B)
5 marzo 2000

1. Nelle narrazioni evangeliche che stiamo leggendo in queste ultime tre domeniche, viene sempre narrata qualche contesa o discussione che Gesù dovette sostenere contro alcuni gruppi di persone, come i farisei per esempio. Ricordate: la controversia sul perdono dei nostri peccati, sul digiuno, ed oggi su cosa si poteva o non si poteva fare in giorno di sabato.

Può essere che la prima impressione vostra sia di ascoltare un racconto che non ha più nessun aggancio colla vostra vita di ogni giorno: questioni che non vi riguardano. In realtà non è così. Per almeno due ragioni.

Al sabato noi cristiani abbiamo sostituito la domenica come giorno del Signore e come giorno del riposo. Ed allora noi potremmo oggi, alla luce del Vangelo, verificare come viviamo le nostre domeniche. La pagina evangelica mette in risalto il significato umano del giorno festivo ["il sabato è stato fatto per l’uomo…]: questo significato umano del giorno festivo è oggi rispettato? Significato umano vuol dire che nel giorno festivo la persona umana è richiamata più profondamente alla sua verità. Perché per sei giorni noi viviamo dentro al nostro lavoro; nella domenica noi vogliamo già vivere quella vocazione all’eternità che ci costituisce. "Attraverso il riposo domenicale, le preoccupazioni e i compiti quotidiani possono ritrovare la loro giusta dimensione: le cose materiali per le quali ci agitiamo lasciano posto ai valori dello spirito; le persone con le quali viviamo riprendono, nell’incontro e nel dialogo più pacato, il loro vero volto" [Giovanni Paolo II, Lett. Ap. Dies Domini, 67].

Ma non è di questo che vi voglio parlare. C’è un’altra e più profonda ragione per cui questa pagina evangelica ha, come ogni pagina evangelica, una grande attualità. Avrete notato che Gesù dice: "il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato". Figlio dell’uomo è Gesù. Quindi, non è che Gesù proponga una nuova dottrina circa il sabato, da confrontare con quella seguita dai suoi contemporanei e migliore di questa. Egli si appella semplicemente alla sua persona. Dovete fare molta attenzione a questo punto, perché è importantissimo.

Bisogna tener conto che, per la fede ebraica, l’istituzione del sabato era di origine divina. Proclamandosi "signore del sabato", Gesù attribuiva a se stesso l’autorità di essere Colui nel quale Dio stesso di rivelava: nel quale il disegno di Dio sull’uomo si manifestava perfettamente.

Il confronto dunque non doveva più avvenire fra varie interpretazioni che si potevano dare della Legge di Dio: il confronto ormai era colla persona di Gesù nella quale Dio stesso si poneva dentro alla storia dell’uomo. E gli avversari di Gesù lo capirono subito: lo vogliono far morire. E’ la sua persona che deve essere eliminata. Egli si attribuisce un "ruolo" nei destini umani che compete solo a Dio.

2. Leggiamo ora l’inizio della seconda lettura. L’apostolo Paolo descrive il suo incontro decisivo con Cristo. Questo incontro è consistito nel fatto che egli ha riconosciuto che in Cristo, "nel volto di Cristo", splende la stessa Gloria di Dio: ha riconosciuto che Gesù è il Signore. Egli era come uno che camminava nelle tenebre: una grande luce ha illuminato la sua vita. Ha incontrato Cristo.

Ecco, carissimi fratelli e sorelle, il significato ultimo della parola evangelica ed apostolica di questa domenica. Non si tratta tanto di preferire una dottrina religiosa ad un’altra: si tratta di incontrare-riconoscere Gesù come il nostro unico Salvatore, Dio fatto uomo.