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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


GIORNATA PER LA VITA
Cattedrale: 3 febbraio 2002

1. "In quel tempo: vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, li ammaestrava". L’atteggiamento con cui ci viene oggi presentata la persona di Gesù è notevolmente diverso da quello di domenica scorsa.

Domenica scorsa l’Evangelico diceva: "Gesù percorreva tutta la Galilea": oggi: "messosi a sedere". Domenica scorsa Gesù "predicava"; oggi "ammaestra". Quindi, ciò che oggi noi ascoltiamo è un vero e proprio insegnamento rivolto solo ai suoi discepoli, più profondo e più specifico. Di conseguenza è una parola rivolta alla Chiesa di cui i discepoli erano la prefigurazione, ed indirettamente a tutti gli uomini che sono chiamati ad entrarvi.

Gesù ha annunciato che il Regno di Dio, l’intervento cioè di Dio a favore dell’uomo, ormai sta per avvenire. La pagina odierna dl Vangelo intende dirci a chi è destinato il Regno di Dio, a chi è rivolta l’azione salvifica del Signore. E la risposta a questa domanda è costruita nella modalità letteraria della beatitudine: genere letterario molto conosciuto nella S. Scrittura. Le beatitudini quindi che abbiamo appena ascoltate vanno dunque intese nel modo seguente: "sono veramente fortunati i poveri in spirito, perché il Regno di Dio è destinato a loro" e così via. Esse quindi non sono "una tavola di privilegi, ma un elenco di condizioni … per entrare nel regno dei cieli". E se uno non è in queste condizioni? "Lo deve diventare, il che significa che lo può diventare" [U. Neri, Il discorso della montagna, Ancora ed., Milano 1998, pag. 20].

Le condizioni indicate sono otto: la povertà in spirito, l’afflizione, la mitezza, la fame e la sete di giustizia, la misericordia, la purezza del cuore, l’essere operatori di pace, l’essere perseguitati a causa della giustizia.

Abbiamo una singolare conferma dell’insegnamento del Signore in quanto l’apostolo Paolo ci ha detto nella seconda lettura, parlando della comunità cristiana di Corinto.

Osservando la composizione di questa comunità, l’apostolo constata che non ci sono molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma come il Dio di Gesù Cristo ha rifiutato la potenza di questo mondo instaurando il suo Regno nella Croce di Gesù, così Egli continua sempre colla stessa logica, destinando il suo regno "chi nel mondo è stolto per confondere i sapienti, a chi nel mondo è debole per confondere i forti, a chi nel mondo è disprezzato". In questo modo si rivela al mondo che la Gloria di Dio consiste nel chinarsi misericordiosamente su chi nel mondo è nulla: la sua Gloria è lo splendore del suo amore per l’uomo più povero.

2. Carissimi fratelli e sorelle, quale luce viene a noi da questa Parola di Dio: a noi che celebriamo oggi la giornata della Vita.

Dalla parola e soprattutto dall’agire di Dio in Cristo la Chiesa ha imparato una profonda verità sull’uomo: le ragioni ultime della dignità di questo non sono quelle indicate dal mondo. Non è l’avere; non è il potere; non è il sapere che misura la dignità della persona umana. La preferenza del Padre per chi nel mondo è stolto, è debole, è povero ci indirizzano a cercare le ragioni della grandezza dell’uomo altrove. Dove? Nell’essere l’uomo, ogni uomo, sempre, dal concepimento alla morte, immagine di Dio. Nell’inviolabilità di ogni persona umana si rispecchia l’inviolabilità stessa del Creatore.

La difesa che la Chiesa fa senza tentennamenti della persona umana già concepita e non ancora nata acquista dunque un valore simbolico, nel senso più alto della parola. Nella comunità umana non esiste una persona che abbia meno, che possa meno, che sia meno del concepito nel grembo materno: la misura del rispetto con cui lo riconosciamo è il principale test per verificare la misura del rispetto con cui riconosciamo ogni persona umana. Il modo con cui ci poniamo di fronte al concepito rivela "i segreti del cuore" nei confronti di ogni uomo.

E’ quindi con profonda amarezza che constato come la nostra città nel 2000 abbia avuto il triste primato nel rapporto fra le interruzioni volontarie di gravidanza ed i nati vivi: 324,9. Cioè ogni mille neonati vivi, si eseguono circa 325 aborti. Questo dato deve farci seriamente riflettere. Il grado di civiltà non è in primo luogo testificato dal gattile e dal canile! Abbiamo una triste ulteriore conferma di questo degrado culturale: non esiste ancora un dormitorio pubblico, ma si deve ricorrere alla carità operosa di benemerite associazioni private per dare un alloggio durante queste nostre rigide notti.

Carissimi fratelli e sorelle: il Vangelo della preferenza di Dio per il debole, il Vangelo della dignità della persona umana e il Vangelo della vita sono un unico ed indivisibile Vangelo. Lo Spirito del Signore Risorto ci doni la forza e il coraggio di testimoniarlo integralmente.