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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI
Concattedrale di Comacchio
2 novembre 2003

1. "E se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo". Carissimi fedeli, ringrazio il Signore di poter unirmi a voi quest’anno nel suffragio per i vostri defunti, coincidendo questa celebrazione colla conclusione della Visita pastorale.

La parola dell’Apostolo ascoltata nella seconda lettura ci fa una grande rivelazione: siamo eredi di Dio. Sappiamo bene che cosa significa nel nostro linguaggio umano la parola "erede". Essa indica la condizione sociale di chi, all’interno della famiglia, a pieno diritto può dirsi discendente del Padre. Nel nostro caso, Dio stesso è il nostro Padre e noi, suoi figli adottivi, condividiamo le sue ricchezze come appunto suoi eredi. Noi figli adottivi di Dio, non solo siamo ammessi alla sua famiglia, ma in forza dell’adozione ricevuta acquistiamo il diritto di diventare padroni dei beni del Padre. Vedete come è grande il nostro destino!

Quali sono i beni, le ricchezze del Padre nostro che è nei cieli? La S. Scrittura li indica in tanti modi. Sinteticamente possiamo dire: è la sua stessa vita eterna. Noi dunque non siamo destinati alla morte eterna, ma alla vita eterna.

La giornata attuale della Commemorazione dei fedeli defunti è la giornata della fede, della speranza e della carità cristiana. Della fede: oggi più che mai, di fronte alle tombe dei nostri cari, noi diciamo la nostra certezza che essendo figli siamo eredi Dio, della speranza: oggi più che mai ci rendiamo conto che "le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi"; della carità: compiamo la carità del suffragio cristiano, perché i nostri defunti siano ammessi all’eredità celeste.

2. La pagina evangelica ci aiuta a concludere nel modo dovuto la Visita pastorale.

Come avete sentito in essa si parla del giudizio che il Signore darà sulla nostra persona: giudizio decisivo per il nostro destino eterno. E, come avete sentito, il criterio messo in atto in questo giudizio divino è l’esercizio della carità.

Sono stato con voi durante questa settimana per aiutarvi ad essere sempre più comunità cristiana. La comunità cristiana, carissimi fedeli, poggia su tre fondamenti: l’ascolto della parola di Dio per essere istruiti nella nostra fede; la celebrazione dei santi misteri per partecipare alla redenzione di Cristo; l’esercizio della carità perché l’amore del Padre all’uomo accada nel mondo.

Sono queste le tre grandi direttive lungo le quali dovete continuare a camminare: catechesi, liturgia, carità.

L’apostolo nella seconda lettura ci ha detto: "tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio". La nostra vita è come un cammino; è lo Spirito di Gesù che ci guida: non contristiamolo mai, ma lasciamoci condurre da Lui.