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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA PER LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA
2 febbraio 1996

1. “Li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore una oblazione secondo giustizia”. La profezia si è compiuta oggi: il Signore viene nel suo tempio a purificarci, perché possiamo offrire al Signore una oblazione secondo giustizia. Celebriamo il mistero della presentazione al tempio del Signore, settanta settimane dopo l’annuncio a Zaccaria: è il passaggio dalla promessa-attesa alla realizzazione-compimento. Come accade questo passaggio? nella obbedienza del Figlio fattosi uomo. E’ l’offerta che Cristo fa di sé stesso al Padre, che costituisce (che è) l’oblazione secondo giustizia di cui parla il profeta. Nell’offerta che Cristo fa di se stesso, ciascuna persona umana può ora offrire se stesso al Padre. “Non è che Dio esiga il sacrificio dell’uomo alla propria maestà: questa è la menzogna dell’uomo e di ogni perversione religiosa”. La gloria di Dio non si costruisce sulle ceneri dell’uomo. “Presentandosi a Lui, l’uomo è restituito a se stesso. Ogni primogenito è suo. Non nel senso che lui lo voglia per sé; nel senso che Lui lo dona”. E’ riconoscere che Lui è la sorgente della vita per attingervi con abbondanza.
 Quali sono le conseguenze di questa “oblazione secondo giustizia” compiuta oggi dal Figlio? Ascoltiamo ancora una volta la seconda lettura: “ Poiché i figli ...”. Ecco il primo effetto: la liberazione dalla paura della morte. Ed infatti, l’uomo ormai vicino alla morte, Simeone, può ritirarsi da questa vita senza timore: ha visto il Signore. Ora lo sciogliersi dalla vita può avvenire in pace. L’ineluttabile destino, sentito prima come l’ingresso in una notte eterna, si trasforma ora in una certezza di incontrare la vita. Davanti a lui sta la luce, una luce non riservata al solo Israele, ma preparata da Dio in faccia a tutti i popoli.
 Ma l’oblazione secondo giustizia che il Primogenito compie oggi di sé stesso, ha anche un altro effetto. Ascoltiamo ancora il Vangelo: “C’era anche una profetessa ... rimasta vedova”. Questa donna è il simbolo sia di Israele sia di ogni persona. Ha perso il suo sposo; non trova più colui che il cuore desidera; l’assenza è causa di dolore poiché è fatta per lui e rimane inquieta fino a quando non riposa in lui, per questo, ella continua ad attendere e cercare, con desiderio e preghiera, notte e giorno. Proprio in quel momento, come la sposa del cantico, trova colui che la sua anima desiderava.
La persona è liberata dalla paura della  morte, perché ha trovato il suo sposo: non è più vedova.

2. Questa sera noi possiamo offrire un’oblazione secondo giustizia: offriamo al Padre il Figlio stesso primogenito nei segni eucaristici. La Chiesa rivive ora il mistero narrato dal Vangelo. Ora si compie la profezia.
 Noi ringraziamo il Signore per il modo con cui la profezia si compie: dall’oblazione secondo giustizia del Primogenito nasce l’oblazione verginale di ciascuno/a di voi, figli prediletti della Chiesa. L’oblazione verginale è il frutto più prezioso del sacrificio di Cristo. Scrive infatti S. Ambrogio: “Vergine è colui che si sposa a Dio ... Quello che a noi è promesso voi lo possedete già, e voi praticate ciò che per noi è desiderio. Venite da questo mondo, ma non ha potuto possedervi” (De Virginibus I, 52).
Donandosi cioè con cuore indiviso a Cristo, il/la vergine realizza quell’unione con il Signore che anticipa già quella pienezza di comunione con Lui, che è la Vita eterna. Nel vostro cuore si compie quell’oblazione pura e santa, “secondo giustizia”, che Cristo ha reso oggi possibile colla sua Presentazione al Tempio. Ma perché questa oblazione possa essere piena, siate vergini non solo nel corpo, ma anche e soprattutto nella mente; non adulterate le aspirazioni intime del vostro cuore verginale con raggiri ingannevoli; siate umili nei sentimenti, discreti nella parola, prudenti nel coraggio, zelanti nel servizio ai poveri, ardenti nell’orazione.
 Gesù è presentato al tempio da Maria: ponete la vostra oblazione verginale nelle mani di Maria. Per voi la verginità, come se fosse raffigurata in una immagine, sia la vita di Maria da cui rifulge, come riflesso da uno specchio, il modello della castità verginale e la sua forma ideale.