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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


OMELIA SOLENNITA’ TUTTI I SANTI 1996
Cattedrale di Ferrara

Presso tutti i popoli è preziosa la memoria di coloro che hanno vissuto in modo eccellente. Certamente la risposta alla domanda in che cosa consista l’eccellenza, la grandezza di una vita, è diversa, ma la venerazione degli uomini grandi è comune. Di essi si custodiscono la memoria, conservando oralmente o per iscritto il ricordo di ciò che hanno fatto o detto in vita; l’arte ne raffigura volti o episodi; i luoghi in cui sono nati, vissuti o morti sono venerati e gelosamente custoditi.
 La venerazione che la Chiesa ha per i santi è l’espressione cristiana di questo bisogno umano? Non proprio: il culto dei santi si radica ben più profondamente nella coscienza cristiana.
 Per capirlo partiamo da un dato di fatto. Nei primi secoli, il culto cristiano dei santi era estremamente semplice: consisteva nel celebrare l’Eucarestia sulla tomba dei martiri (solo i martiri al principio erano venerati), facendo memoria del santo nella grande preghiera eucaristica (il canone). Ancora oggi, quando celebriamo l’Eucarestia diciamo: ricordiamo e veneriamo in primo luogo la gloriosa e sempre Vergine Maria ... i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri” (canone romano). Questo fatto è l’intera spiegazione del culto dei santi.
 Nel momento in cui noi celebriamo l’Eucarestia, noi partecipiamo realmente anche se sacramentalmente al sacrificio di Cristo, al dono cioè che Cristo ha fatto di sé stesso sulla Croce. E’ questo sacrificio, questo dono l’unica sorgente di tutta la santità di ogni santo: di Marta, degli Apostoli, dei Martiri, di tutti. Così quando noi celebriamo l’Eucarestia attorno all’altare è raccolta tutta la Chiesa. E’ presente la Chiesa in cammino ancora su questa terra, la Chiesa che siamo noi. E’ presente la Chiesa di cui ci parla la prima lettura di oggi: la Chiesa di coloro che sono già “passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello”. E’ presente la Chiesa di coloro che hanno già terminato il loro pellegrinaggio e vivono nella purificazione: la Chiesa dei nostri defunti.
Allora in Cristo ci è concesso di vivere un’incredibile esperienza: vivere in comunione reale con tutti i santi. Tutti sono con te; nessuno si separa da te, perché si separerebbe da Cristo (il che è impossibile); tutti sono tuoi, Maria, gli Apostoli, i Martiri, tutti. Ormai non possiamo più andare a Cristo e vivere con Cristo prescindendo dai Santi, poiché Cristo non è più separabile da essi. I Santi a loro volta non possono stare nella vita eterna senza essere in comunione con ciascuno di noi, poiché separandoci da noi, non sarebbero più in comunione con Cristo che è unito a tutti noi.
 Questa stupenda realtà ha un nome: è la comunione dei Santi. La distanza del tempo non conta più nulla: noi siamo in comunione con Maria, la Madre di Dio, e Maria  è in comunione  con noi, anche se ci sono duemila anni fra noi due. Il fatto che non abbiamo conosciuto personalmente il Santo non conta nulla: senza esserci conosciuti, ora ci conosciamo, perché siamo conosciuti da e in Cristo.
 Questo nostro essere, ritrovarci tutti in Cristo è la base, la ragione e la sorgente del nostro culto dei santi.  Ci aiuta a capirlo e a viverlo bene.
Il culto dei santi non è un “optional”: è un’esigenza scritta nel cuore stesso della nostra fede cristiana. Certo, ognuno nei confronti dei santi ha le sue preferenze per l’uno o per l’altro. Ma non si può essere in Cristo senza essere coi santi, poiché Cristo è coi santi.
Non tutti i santi ... sono allo stesso livello e quindi meritano la stessa venerazione. La misura della nostra venerazione dipende dal rapporto che il santo ha con la persona di Cristo. Ora esiste una persona che ha con Cristo un rapporto assolutamente singolare, unico: è Sua Madre, Maria. La venerazione che la Chiesa ha per Lei è quindi unica. Non è sullo stesso piano con nessun santo! Legato a Lei è il suo purissimo sposo S. Giuseppe.
 Dopo Maria, chi è più strettamente legato all’avvenimento-Cristo è Giovani Battista: di lui la Chiesa ha una venerazione particolare. Poi gli Apostoli. Seguono i martiri che hanno donato la vita a Cristo. C’è dunque un ordine nella venerazione: Maria, Giuseppe, Giovanni Battista, gli Apostoli, i martiri e poi tutti i santi.
 La venerazione dei santi, lo stare in comunione con loro, il parlare con loro, è una esperienza stupenda donataci da Cristo: non priviamocene.
 Questa  esperienza, che oggi la Chiesa pellegrina sulla terra vive con particolare intensità, ci fa anche scoprire la nostra vera dignità. “Vedete quale amore ...”. Ecco la nostra vera grandezza: essere amati dal Padre, essere chiamati a contemplarlo. Ed allora non c’è che una vera infelicità: quella di non essere santi.