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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


ANNIVERSARIO MONS. MAVERNA
Cattedrale Ferrara: 1 giugno 1999

La preghiera di suffragio che stiamo elevando al Padre di ogni grazia per la pace eterna dell’arcivescovo Luigi, è in primo luogo atto di gratitudine verso il Pastore sapiente e zelante, da parte di questa santa Chiesa di Ferrara-Comacchio, che più d’ogni altro ha goduto del suo ministero pastorale.

Ma la preghiera di suffragio per un vescovo ha anche un altro e più importante significato: custodire la memoria di chi avendo predicato il Vangelo da questa cattedra, costituisce un "anello" ormai impreteribile della Santa Tradizione di questa Chiesa. Ogni vescovo, infatti, entrando nel misterioso e mirabile evento della successione apostolica, da una parte riceve in eredità un tesoro dal quale, sapiente scriba, trarre cose nuove e vecchie e dall’altra, riconsegna ai suoi successori questo stesso tesoro arricchito dal suo ministero episcopale. Custodire la memoria di un vescovo ha il senso di dare alla propria vita un assetto sempre più consapevolmente ecclesiale.

La parola di Dio è particolarmente efficace oggi in ordine a renderci buoni e vigilanti custodi della memoria dell’arcivescovo Luigi.

1. "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi". La rivelazione dell’amore del Padre avviene nella morte di Cristo. La morte di Cristo è per noi peccatori la prova inequivocabile dell’amore libero, gratuito, incondizionato che dimora nel Padre. E’ in questa morte, attraverso questa morte che Cristo è entrato nella vita incorruttibile della risurrezione: con Lui ed in Lui anche ciascuno di noi. La pagina paolina ci introduce nella comprensione del mistero centrale della nostra fede: il mistero pasquale di Cristo.

Di questo mistero pasquale si è nutrita la vita dell’arcivescovo Luigi, che si è significativamente conclusa il giorno di Pentecoste, giorno in cui il mistero pasquale raggiunge la sua perfezione. Dal mistero della morte e resurrezione di Cristo la sua vita è stata segnata. Leggendo le molte pagine, o per meglio dire, appunti autobiografici che ci ha lasciato, Egli usa fondamentalmente una sola chiave interpretativa della sua esistenza: nei vari passaggi percorsi dal suo ministero episcopale, egli vede la richiesta rivoltagli dal Signore di un "distacco da sé" e da ogni legame cogli altri che non sia "in Cristo". Del resto, e soprattutto, il modo con cui ha vissuto le sue immani sofferenze mostra quanto fosse profonda la sua unione al "Christus patiens et resurgens".

Pertanto del mistero pasquale di cui ci parla Paolo nella prima lettura, l’arcivescovo Luigi è stato fedele predicatore. Risulta essere assai opportuna l’antologia delle sue lettere pastorali pasquali, che oggi vede la luce. Nel Sinodo diocesano egli ha scritto: "Cristo è la prima e fondamentale risposta che il Sinodo offre a tutti coloro che vivono nella nostra realtà locale. La riproposizione forte, in parole ed opere, della sua Persona è la fonte di ogni azione pastorale, finalizzato all’annuncio integrale del messaggio evangelico" (n° 11).

2. "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Il grano di frumento è caduto in terra e vi è morto: il Pane degli angeli si è fatto rivestito di carne perché potessero cibarsene anche gli uomini. La Sua morte ha causato la vita.

Il Signore ha deposto dentro a questa Chiesa l’arcivescovo Luigi come grano di cui potesse e possa nutrirsi. E’ stato depositato dentro a questa nostra terra: sia egli ancora fecondo di vita cristiana in questa Chiesa che ne custodisce la memoria.