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Comitato "Cardinale Carlo Caffarra"


MESSA PER LA PACE
Cattedrale, 1 gennaio 2000

Vogliamo iniziare il nuovo anno, l’anno giubilare, nell’ascolto e nella meditazione della parola di Dio: per essere istruiti da essa sulla PACE. Quando, secondo il Vangelo di Luca, gli angeli annunciarono ai pastori la nascita di Cristo, essi rivelarono che con questa nascita era stata donata all’uomo, amato da Dio, la pace. "Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini che ama". Cioè: nella nascita di Cristo si rivela pienamente la potenza salvifica di Dio e quindi accade in terra la salvezza per la persona umana.

"Vi lascio la pace, vi do la mia pace: Non come la dà il mondo, io la do a voi". Nel momento in cui Cristo sta per terminare la Sua presenza visibile in mezzo a noi, dona la sua pace ai discepoli. Essa è così presentata come il frutto maturo di tutta la sua opera. Ma nello stesso tempo, il Signore contrappone nettamente la "sua" pace alla pace "del mondo", e pertanto i rispettivi doni della medesima. Ed anche l’apostolo Paolo, nella seconda lettura, ha parlato di una pace "di Cristo" come della meta cui siamo orientati: "ad essa siete stati chiamati". Esiste dunque una pace cristiana ed una pace mondana; è solo la prima che compie l’umano desiderio di pace, poiché è alla pace di Cristo che l’uomo è chiamato.

Carissimi fratelli e sorelle, ci troviamo di fronte ad un insegnamento assai importante e sul quale è necessario che ci fermiamo brevemente.

Riascoltiamo quanto ci ha appena detto il profeta: "per l’iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato (con il mio popolo)… eppure egli, voltandosi, se ne è andato per le strade del suo cuore". La mancanza di pace è causata da due fatti: "l’iniquità dei suoi guadagni" e il fatto che l’uomo "voltandosi, se ne è andato per le strade del suo cuore". Due sono le minacce alla pace: l’ingiustizia nei rapporti dell’uomo con l’uomo; la disobbedienza del cuore al Signore. Notate bene dunque subito: la pace di cui parla la Scrittura non ha solo una dimensione esterna, attinente cioè al modo di realizzare, strutturare ed istituzionalizzare i rapporti sociali. Essa ha anche una dimensione interna, attinente cioè al modo con cui la persona umana ordina la sua propria vita umana.

Esiste un rapporto inscindibile fra questi due aspetti della pace. L’ingiustizia nel rapporto con l’altro consiste nel negargli ciò che gli è dovuto: negazione che nasce sempre da un cuore dominato dalla cupidigia di avere anche ciò che non è proprio. Intendete tutto questo non solo in senso economico.

Ma la parola del profeta ci invita ad una riflessione più profonda. Che cosa significa il dire che l’uomo, voltandosi, se ne è andato per le strade del suo cuore? Che l’uomo rompe l’alleanza colla Sapienza eterna, attribuendosi il potere di decidere egli stesso quale è il suo vero bene. Lascia le "vie della Sapienza divina", quella legge morale scritta nella struttura stessa della persona umana, per seguire le "vie del suo cuore". Questa decisione fa sì che ogni uomo persegua il suo proprio bene, il suo bene privato, rendendo impossibile una concordia profonda, cioè la pace vera. Al bene comune che è proprio dell’umanità di ciascuno si sostituisce il bene dell’individuo.

Dentro a questa condizione dell’uomo comprendiamo la promessa profetica, che si compie nella parola di Gesù.

L’unica pace che il mondo può assicurare si limita ad essere o la regolata convivenza di opposti egoismi, fondata sul fragile miracolo di casuali convergenze di interessi contrari oppure il dominio del più forte sul più debole.

La pace di Cristo è, al contrario, in primo luogo un dono che cambia il cuore dell’uomo e di conseguenza rende l’uomo capace di costruire un rapporto sociale giusto. In altre parole, la pace di Cristo è la pace che è frutto della carità, come ci ha appena insegnato l’apostolo. La pace importa infatti e la pacificazione interna all’uomo e la concordia esterna. La carità ci dona la pace del cuore perché facendoci amare Dio sopra ogni cosa, unifica in Lui ogni nostro desiderio; ci dona la pace esterna perché facendoci amare ogni uomo come se stessi, ci fa volere il bene dell’altro come il nostro proprio bene.

Carissimi fratelli e sorelle: abbiamo appena iniziato l’anno giubilare; oggi iniziamo il nuovo anno facendo memoria speciale della Madre di Dio.

Durante questo Anno giubilare, sentiamoci impegnati in modo speciale nella preghiera per la pace, alla Regina della pace in particolare perché Ella dispensi con larghezza i doni della sua materna benevolenza e ci sia pace nelle nostre famiglie, nella nostra città, nella nostra Chiesa, nella nostra nazione e l’umanità diventi sempre più una sola famiglia nella carità e nella pace di Cristo.